Critica Sociale - anno XXXIX - n. 12 - 16 giugno 1947

CRITICA SOCIALE 213 ne .. So.no i principi che contano e non le dichia– ra:1:1001fat!e per OPJ?Ortunità, politica. La Chiesa cat– tolica P<?tra consentire che gli operai cattolici si uni– scarno sindacalmente a tutti "li altri se e fìnchè il sind::icalo si mant~rrà stretta;;en·te sul 'terreno eco– nomico, ma ~on r1nuhzierà mai a dare -la sua ass1- stenza materiale e religiosa ai lavoratori entro e fuo~i l'a!ienda di produzione. Per ciò che' concerne m ~spe~1e le. mutue, le c_ooperative, i patronati, gli ei:it1 assistenzia_ll, colturali, ricreativi, si riserverà ]a piena autonomia. · L'e:voluzione politica del 0 Paese ha fatto maturare un dissenso che ~ra, diremo così, nell'ordine logi– co d~lle cose. Il dissenso per se stesso non rivelereb– be mente d1 nuovo, perchè si sa che l'accordo efa più che altro il prodotto, in parte spontaneo in par– te. _artifici_os~, di una particolare situàzione 'politica. C10 _che_ ~ rimarchevole invece è che gli oppositori ~el1'md1nzzo confederale non erano nè i vescovi nè 1 giornalisti cattolici, ma i congressisti, gli operai or– ganizzati o, almeno, i loro condottieri, che occupa– no .posti elevati nel movimento sindacale. Costoro non si sono limitati a criticare l'operato del- Comi– tato Direttivo e ]'indiriz,:o generale impresso dai co– muni~ti alla Coi:ifederazione, ma hanno contrapposto dottrina a dottrina, con una spregiudicatezza ed una foga che hanno sorpreso e ·sconcertato i ma""iorita- ri socialcomunisti. '"' Il prim,o oratore che si è levato a difendere '.1acon– tezione solida rista e cattolica del sindacato fu il' de– mocristiano Sabatini, uno. dei segretari della FIOM, H. quale cominciò con l'affermare, a proposito della rincorsa fra prezzi e salari, che la situazione italiana pot'.à,. miglior::ire soltanto se l'iniziativa privata tro– vera mcoragg1amento e sostegno, compiacendosi del mutamento di rotta effettu(lto da Di Vittorio in me– rito alla rivalutazione dei salari reali, ritenendolo un successo democristiano. Ha proseguito riaffermando la teoria cristiana, secondo cui il lavoratore deve es– sere considerato un comproprietario delle aziende, concetto che si realizza mediante l'istituzione dell'a– zionari-ato operaio e della/ partecipazione agli utili, per passare poscia a combattere il principio dell'e– conomia controllata, dichiarandosi a favore dell'e– conomia di mercato, per arrivare alla conclusione che i democristiani sono c<mtrari al principio della Jpt– ta di classe e che vogliono invece la solidarietà cri– stiana e la fratellanza universale. Quando mai in un congresso cQnfederale si è udi– to un simile linguaggio? Eppure queste cose furono dette in faccia ai comunisti ed ai socialisti. suscitan– do naturalmente manifestazioni di vivace dissenso e di riprovazione. Si credette per un momento che l'u– scita dei democristiani dalla Confederazione non fos– se che questione di minuti. Ma così non fu. Dàlli e dàUi, la formula conciliativa fu trovata. Si addiven– ne ad una correzione del tanto discusso articolo 9. Secondo il nuovo testo, si potrà ricorrere allo scio-' pero -politico solo quando saranno in g'uoco J'e!J– stenza della Repubblica, Jç, svilµppo della democra– zia e della, libertà popolare, o anche solo i problemi relativi alla legislazione sociale, alla r!costruzione ed allo sviluppo economico del Paese. « Gli eventuali in– terventi delle organizzazioni sindacali nei problemi di cui sopra, essendo di carattere eccezionale. potran– no effettuarsi soltanto se deliberati dall'organo diri- ·_gente dell'organizzazione interessata, regolarmente convocata, a maggioranza dei tre quarti dei compo– nenti ·presenti »· Non staremo a domandarci quale delle due parti abbia concesso di più, perchè in sostanza non si è fatto altro che adottare una m'sura di precauzione. contro l'uso o l'abuso del:b ~ciopero pol:tico, al qua– le la Confederazione Unitaria non è· mai ricorsa. A noi basta sapere che l'unità strutturale del sindaca– lismo italiano non ha sofferto danno. E S!ccome nel– 'la Confederazione Unitaria vivono le più disparate correnti di pensiero, si può essere certi che anche que~ta procederà, coi piedi di piombo prima di lan– ciarsi in avventure troppo rischiose. Decisamente è l'ora per l'Italia del ]egalitarismo, ·della democrazia, perchè tutti sentono, di fronte alla gravità della si– tuazione, il peso della propria responsabilità. RINALDO RIGOLA Biblioteca no Un'occasione perduta per la Presidenza collegiale Ne} numero 10 di « Critica •Sociale»· Alessandro Levi scrive. con la sua chiarezza e competenza « del potere esecutivo nel progetto di costituzione;, A proposito dell'idea di una presidenza collegiale della Repubblica, mi accusa amichevolmente, mà er– roneamente, di averne abbandonato il progetto. Poi– chè si tratta di una questione teoricamente impor– t~mte, le cui conseguenze' politiche avranno un ri– llevq che vieppiù sarà evidente a misura che il tra– vaglio politico al quale assistiamo continuerà, la sua spmta verso destra. mi permetto di trn•cri·vere nuanto fu da me pubbl~cato sull'Avanili di Roma il 22 giu– g_no,1946 sotto 11 titolo « Un Presidente o un Con– sigllo? »: Il problema del Capo dello Stato io una Repubblica de– mocratica non ha sinora trovato soluzioni logiche e coerenti. Siamo ancora troppo vicjni ai tempi in cui l'autorità del re era incontestata, e troppo profondi sono i St'·gni lasci~li da una plurisecolare tradizjone monarchica p·erchè sia stato fi– nora possibqe esaminare il problema con occhio sceYro da pi;egiud:zi. Laddove uno Stato mon~rchico si è trasformato in Repubblica, non si è resistito quasi mai alla tendenza na .. turale di sostiituir~ al re un altro capo personale, il Pre_ siden~e . del.la Repubblica. Ma le conseguenze di ordine po– htico d1 una tale sostituzione sono assai gravi! La soluziope razionale coerente, consiste nella formazione di un Consiglio Supremo' della Repubblica. II Presidente della ReJ?ubl,lica sarà il delegato di questo organo, ove tutte le decisioni sono di natura collegiale e ove il Presidente agisce primus inler pa'res. Le ragipni di questa S'olu:llione sono ben note a tutti i teo_ rici del diritto costituzion~Ie; se tra i politici ciò è ancora oggetto di controversia, si deve vedere in questo uno dei tanti sfasamenti tra pensiero scientifico e attività politica. L'accentramento in una sola persona, anzichè in un or– gano collegiale, della suprema potestà dello Staio, trova una sua prima opposizione nel principio di libertà cui si ispira la teoria della separazione ct'ei poteri. Infatti l'idea c.he un Capo di Stato personale, elettivo e dotato' di vasti poteri possa essere, come un re, al disopra dei partiti e dei po-– teri, è un'illusione che la realtà si incarica di smentire fln troppo presto. Un Capo dello Stato personale tende fatalmente a diventarè l'espressione di una assemblea, di un partito 0 di determinate forze politiche e sociali! Uomini di sicura fede repubblicana, al di sopra dei par– titi e delle correnti di partito, capaci di' interpretare yera– mente l'animo popolare, non esistono in questo momento. Sa– rebbe da,rvero conveniente affidare i poteri di Capo dello . Stato a una sola persona? Non si dica che il Capo dello Stato– non ba nulla da fare: Se ciò fosse vero, potremmo senza paura adottare la repubblica presidenziale. li Capo dello Stato, in u1;1a repubblica parlamentare, ove perciò sia distinta la fun– z'one di Capo dello Staio da quella di Capo del Gov•rno non ha,. è vero, normalmente ;nulla da fare. l\la neJle crisi ·o quando si presentasse il problema di dichiarare lo stato' di assedio, o di sciogliere J'assemblea? Chi garantisce eh~ per un anno tutto sarà tranquillo, che non vi saranno eventi straordinari, che nessuno organizzerà movimenti armati che non vi saranno tu1·bamenti? Se la Suprema Corte di c'assa– zione, fosse stata costituita da un sol Membro, invece che da 18, non avrebbe forse potuto accogliere il ricorso Se vaggi-, L'esperienza storica do:vrebbe renderci guardinghi, Non con.. segniamo la nostra Repubblica a un uomo soi'o, anche se q11esto appare nella innocua figura di un grande giurista. Il Consiglio Supremo della Repubblica, nella sua forma provvisoria, dovrà· essere nominato· dalla Assemblea Costi- · tuente, nel proprio seno, ed essere formato compositamente da rappresentanti qualificati delle correnti politiche dominanti: In esso dovrebbero trovare posto tre o quattro grandi giu– risti, il Presidente del Consig:io e tre o quattro dei suoi col– laboratori più eminenti, i quattro o cinque presidenti dei gruppi parlamentari più significatirL Credo che oggi siamo già in grado di capire me– glio quanto un anno addietro era poco chiaro. ADRIANO OLIVETTI

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