Critica Sociale - anno XXXIX - n. 7 - 1 aprile 1947

124 CIUTI~A SOCIALE=---~---------- A~1unti !llmarxi~mu ~~ ~i~t!miali~mo Dopo che tanti libri, libroni, J.i?retti e sagg~ ed ar– ticoli sono stati scritti _a propos1l0 del ~arx1_smo, a taluno può capitare d1 pensare che 01amai tutto . elio che si poteva dire dovrebbe ,esse•!'stato. d~tt<?, ::'1che quindi< l'accettal'e o _il rifiutare, e m q~al,i hm1- ti, questo pensiero, sia. divent~ta una quest10ne pu: ramente personale," da risolversi ~o~o ave~ p_res.o~a zientemente conoscenza della mighore bibhografia: Ma ciò rivelerebbe un cattivo intendimento· ~1 que] che è 1-a~losofia. ,Essa ha co~e sua caratteri– stica prima l'esigenza d esser non ~o:ament~ pensata, ma intimamente vissuta; ,se si puo 1mmag111are uno scienziato a cui, fuori della passio?•e ~he lo _muove alfa ,ri,cerca, restino in certo modo 1nd1!fer~nh, nella sua vita di uomo, i risultati del,la med1t~z10ne, que– sto non è pensabile per chi si assume l'iml!•egno to– tale dell'indagine filosofica. Eléggere per se una fi– losofia non può dunque voler dire trovarsi un si· stim1à sl)eculativo che soddisfi _le nostr~ e~igenze, e ,poi· tenerlo ,in serbo c?me _verità _ormai dimostrata ed indiscussa, ma imphca riconquistarsela momento per mome,nto, riconòscersi in e·ssa se~p':e n~vamen– te, poichè, con l'andare delle ore e dei g1orm, la ,n<!– stra persona diventa sempl'e un poc_o n!1ova 1 e bi– sogna che se il sapere ha da essere vivo m lei, com– ponente della sua str_uttura, di continuo essa se ,ne riproponga i probl'emi e 1o renda attuale. Questa norma vale per il singolo e vale per 'i molti: se una filosofia d•eve, nello scorrer del tempo, con• tinuare ad insegnare agli uomini il senso e )a mèt_a della loro quotidiana fatica, bisogna_ che_ ~ss1 ne ri– trovino originalmente il contenuto d1 verita alla luce delJe nuove esperienze di vita e di pensiero, facen° idolo rinascere per sè ,nell'ambiente èambiato e nel– le mutate prosp.ettive, appropriandoselo. i~ una <';i~ tica perenne diretta a scernere quel, ,che e mvecchia· lo da quei! che •è ancor giovevole e operante. . Ecco allora che, per evitare che il marxis~o si per– da per noi, ci divenga lontano. con tutto quel che vi può ,essere di vero e di men vero, oppure ci, par:i ~()– me dogma e mito, non ,come filosofia, è .necessar.10, ed è\fecondo, che si conti-nui ,a discuterne, provan– dolo sulla nostra coscienza di uomini di questi anni, sospesi tra l'una e l'altra guerra dell'umanità, va– riamente stanchi e timorosi e scettici e accesi di ,ideaJ.i e di speranze. Si fa chiara allora la conve– nienza di un raffronto tra iJi pensiero di Marx e quel– l'atteggiamento spirituale che,• appunto, sembra es– sere il frutto e lo specchio di questo tempo, ricco più ancora di fascino poetico che di fprza di convinci~ mento in senso tecnico, noto· nel mondo col nome d'. esistenzialismo; convenienza da più d'uno ormai av– vertita, c,ome dimostrano inlense polemiche d'oltr' Al– pe, dove i dibattiti filosofici appassionano più vasto pubblico, e come di.chiarano i titoli di alcune rela– zion-i fatte all'ultimo <::ongr-esso filosofico di Roma. Chi, avendo sentito quel, fascino di cui dicevo, do– vesse proprio di qui giungere al marxismo, potrebbe lodarsi per essersi dato una filosofia vera, perchè ri· spondente •alla sua realtà umana coraggiosamente scrutata fino in fondo. La: lontananza appare·nte · tra i due termini del nostro accostamento è grandissima: classe, società, storia da una parte; esaltazione della singolarità, o– dio della. folla dall'altra; e pure si avverte, nel pro– fondo, una vibrazione comune, si coglie una stessa umanità, più che· non accada, spesso, ·cercando il nocciolo di sistemi simili nei risultati. Intanto, le, due filosofie hanno comunanza nella derivazione sto– rica, poichè sorgono entrambe in· opposizione ·all'a· 'strattismo speculativo •de'l,l'idealismo hegeliano, che, nel suo. r.espiro universale, finiva per scordare il par· ticolare e la sua concreta esistenza. Appunto in no– me di questa dimenticata· •categoria Kirkegaard va alla ricerca della vera realtà dell'uomo, e la trova dn un'esperienza d1 peccato e di redenzione, di col– pa e di espiazione, in una, solitudine infinita avanti a Dio. Quando poi, tra le rovine ancora dolenti della prima guerra ·mondiale_ J.a sua voce viene ascolt àtà e ,la sua parola ripetuta, Dio non c'è piii; e nas.ce co- BibliotecaGinoBianco si quell'esistenzialismo che, nell'apparente •chirurgi– ca · freddezza di un'analisi filoso.fic~ della struttura deJl'esistenza è in realtà il canto disperato de,lla so– litudine sul ~uor deHa ter,ra, dell'uomo che ha perso Dio e non ha saputo sostituirlo. Filosofia della crisi, è stato detto (1); per viandanti che nella selva sel– vaggia hanno smarrito l,a diritta via. Ecco un altro motivo comune col ivarxisnio: che è ritorno, aache questo, con Feuerbach e contro Feue,rbach, a'.la real– tà dell'uomo, ed è pur esso una filosofia ,della crisi, un'attenta indagine filosofica e scientifica dei fattori storici che 1'hanno determinata. Come a,ccade allo– ra, poichè qui' ci s'impone la differenza, che nel mar– xismo ni"anchi affatto l'angosciata contemplazione del– l'uomo prigioniero nel sòffoco di una torre che non si spezza, •che è invece il leit-motiv dell'esistenziali– smo? Intenderlo può voler, dire trovare il ponte tra le due rive, dare anche a noi stessi un mezzo per lot– tare contro quelJa disperazione e quel senso di so– litudine che sono in agguato, da ehe la guerra ha no– vamente corso iJ,. mondo, segnandolo di rurle·ri ad in- sulto del çielo. , Rileggiamo le glosse al Feuerbach. quei brevi ap– punti in cui è condensato il senso deUa filosofia mar– xista, che poi può essere ricono sçi,uta come impli.– cito .fondamento a·1e altre' ope.re, anche se talvo·ta ap– parentemente tradita nel )ta acce ntuazione polemica delle proposizioni. Se ne potrebbe tentare una in– terpretazione, avvalendoci di una term'inologia cara agli esistenzialisti, quella dell'uomo e della persona, . dove persona sta a significare l'uomo che afferma se .stesso, che attua la sua potenza, che realizza la sua .umanità. E' nelL'azfone che ciò avviene: « è nell'at- . tività pratica, che l'uomo deve dimostrare la verità, cioè la ,realtà e il potere dtl suo pensiero »; e così ,il filosofo. -cioè l'uomo che più compiutamente si attua, esce da!J'atteggiarilento meramehte contemp>Jativo per dare anch'egli opera a rnmbiare il mondo. ' II rnotiv;, .1eli'azione è frequente e importante nel– la fllosoJ, ~ moderna, che affonda profondamente le sue radici nel 0 omanticismo che, come una gran ven– tata, venne a scrollare,. anche' se non a spezzar·e, i cristallini rastelld deila ragione, opponendo a questa l'impeto della vita. E lo ritroviamo anche neil'esi– stenzialismo: ne!J,a formulazione di Heidegger,, è la cura soltanto, l'assil'.o dell'opera, che può sottrarre l'uomo all'angoscia del, nulla, salvandolo dal. pensie– ro inatti,vo_ che non basta a inserirlo nel cuore del– l'essere. Ma la fuga non riesce, se non a patto di una degradazione, di ·un avvilimento nell'anonimia, neli– l'eguagliamento di ogni cosa: e allora nasce la noia, pesante fardello delJ.'uno qualsiasd, mentre altri sa scendere neUa sua intimità e 'ritrovarvi l'angoscià. Invece, nell'uomo di Marx l'azione vale a risolvere l,e ansie e gli sconforti: . « tutti i misteri trovano la lo-· ro solm!lone' nella attività pratica ». Gli è che' l'a– _z!one, qui, non è uno scampo, un inganno di se stes– si, bensì la verità dell'ulomo; mentre l'inganno è nel restare immoti•, permettendo così ai fantasmi di na– scere per turbarci. E poi, è azione vera: vale a dire non un fare che ha so'.tanÌ:~ 'in se stesso la sua giu– stifiçaziort'é, un muoversi per il muoversi, ma un'o– pera che va verso un fine, ·che è l'oggettivazione del– la dignità umana che in essa si rivela (cioè la tradi– zione nel mondo del principio della « società uma– na», quello espresso in fine "del secondo paragrafo del Manifesto dei Comunisti). Questo è il senso pro– f©ndo e liberatore di quel clie, con espressiome· che segna incisivamente il distacco dall'interpretazione ' posìtivistfra e nàturalistica d·el marxismo vorrei - chiamare 1'attivismo marxista: che non consiste nel– l'imp_orre al mondo la propria potenza, o prepoten– za. ma nell'imprimergli la sua forma ideale con una cosciente fl!,tìca, serena appunto per la luèida con– sapevolezza d'avere la sua ragione. E in essa viene rival~tato il pensiero; inutile e quasi remora nei pro– rompimento sfrenato degli impulsi_ vitali, è essenzia- !e all'agire che si proponga un risultato, e quindi ha_ mnanzi tutto bisogno che esso :venga chiarito nel suo I (1) NORIBBRTO Bonero: La filosofia del, d°"adentl•amo,. To– rino, 1944 0

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