Critica Sociale - anno XXXIX - n. 5 - 1 marzo 1947

CRITICt SOCIALE 83 LA RIFORMA AGRARIA I I I. l, A B O N I'F I C A AGRARIA. Sulle colonne di questa Riv;sta sono apparsi studi ,pre-· gèvoli su alcuni settori speciali, in cui dovrebbe attuarsi la · riforma agraria, come quello della mezzadria. La forma ·di produzione a mezzadria è conven,ertte •e raccomandabile sotto molti 'ispetti, pur non essendo priva di lacun.e, per– chè aderisce ai bisogni inderogaBtli di un'industria .all'aper– to, e perchè applica i principi di collaborazione e di inte– grai!' compartec·pazione alle vicende dell'impresa, tenendo. conto de:J'interesse individua'.e dç; lavoratori ai quali offre una pos·zione duratura se non proprio stabile e la speranza di migliorare u.n giorno la loro situazione. Questi studi hanno generalmente concluso che, per otte– nere dalla mezzadrìa un aumento di produzione, occorrono: a)l'imm issione nell'impresa di una tecnica· più perfetta o di u.na tecnica tout court laddove 'questa non esiste.; b) d i un'ulteriore immiss:one di capitaii (bestiame sele- zienato, macchine e atttezzi' più moderni ecc.) ; • c) gi contratti agrari che conferiscano maggiore stabi– lità aile famiglie coloniche per interessarle al miglioramento del suolo agrario: un più equo compensb al lavoro· per le co ture industriali che di so.itq esigono maggiore quan– tità di ma:--o d'opera; la perequazion~ del co,sto -der lavoro e del com_penso dei capitali fra le d verse· mezzadrie; d) di organizzare queste imprese mezzadrili fra di loro per permettere di utilizzare, come in ,1lcune fattorie, i van– taggi della grande impresa industriatzzata associati ai van– taggi del e piccole imprese familiari che dispongono di so– lito di abb:mdante lavoro . Qu,sti provvedimenti sono, dove più dove meno, gli stessi che si potrebbero domandare per la grandissima maggioranza delle imprese agrarie, nei loro diversi ordina~ menti colturali, per sanare le deficienze di gran parte del– l'agricoltura 'ita:iana, senza disconoscere i progressi' che vi sono stati compiuti nell'ultimo quinquennio. Si può dunque .ricondurre ad un comun denominatore il prnblema agrario in senso ristretto? La grande proprietà in Italia, varia anch'essa nei suoi or– dinamenti agrari e sociali, si può molto approssimativa– mente d:vide re in due categorie: · r"' - Grande pro1>rietà a coltura estensiva, làt'fondista. z' - Grande proprietà capitalista a coltura intensiva, La distanza fra di esse è enorme.· Si tratta, nel primo ca– so, di terre mantagnose e generalmente· steri!i o quasi ste– rili per condizioni naturali; .nel secondo caso di pianure fertili fra cui la fertilissima pianura padana nella quale il mondo ammira uno dei più perfetti sist(mi di irrigaz:one. Ora il progetto di legge, del ministro de!J'agrico'.tura on. Segni mira al latifondo e alle terre abbapdonate o incolte per la formaz· one della piccola proprietà, che fa parte del programma del'a democrazia cristiana, /uniformantesi alla dottrina d~lla Chiesa di Roma che co.nsidera la proprietà come attributo della persona umana. J! problema del lati– . fondo è un problema insolubile da parte della iniziativa pr;- vata l;i qua'.e ricaverebbe, dopo la sua bonifica, un réddito netto minore dalle terre bonificate. Quando il latifondo sia suscettibile di utile coltivazione lo Stato non deve bonifi– carlo soltanto a metà, come qualche volta è capitato, la– sciando da fare ai proprietari privati, che no.n sempre la fecero, la bonifica agraria; dopo i.a bonifica fondiaria occor– rono tutti i lav0ri per r~ndere abitabili, le terre bgnificate, come la viabilità, la costruzione dei fabbricati rurali, la si– stemazione delle imprese per renderle pronte alla coltiva– zione e, se si vuol dare la terra ai cantadini nullatenenti, si devono, come in parte prev~de il progetto Segni, fornire questi nuovi pr-oprietari dei capitali per l'esercizio razion,:lle del podere !oro attr-ibuito. Le grandi imprt'se cap·ta•jstich~ hanno in buona _parte risolto il problema dell'industrializzazione dell'agrico'tura, · adottando in parecchi luoghi una tecnica migl' ore. Questa industrializzazione fu operata da- quei grandi fittabili che portarnmi nelle imprese agrarie gli stessi criteri i.ndustriali che erano stati app'ica'H c0n successo nelle grandi industri.;. Parlando di queste imprese agrarie del mjlanese e del cre– ·monese, Stefano Jacini fin.dal 1878 scriveva, nella prefazio– ne alla grande inc hiesta a graria: « Ep1>ure accan to a que– sto ordinamento agrico.lo che rappresenta u.na delle più grandi vittorie dell'uomo sulla natura e nel quale si sono accumulati i capitali e le industri fatiche di tante genera_– :tio}ili,sta una popolaziane ru,rale che versa nell~ più tristi condizioni economiche, mietuta dalla pellagra ~ dal' e feb- cu . , bri, nella quotidiana angoscia della fame, tormentata dal pensiero che una terra produttiva· di tante ricchezze non procuri a chi· lav.ora nemmeno di che provvedere ai- più stretti bisogni della vita». La pellagra e le febbri s0no scomparse da que!le plaghe, .ma la condizione dei salariati è rimasta quella di servi de;:-. la gleba. I contrasti che queste imprese determinano fra proprietà, conduzione e lavoro mantengono in lotta perma- ·,,. nenie questi fattori essenziali della· produzipne per ottenere ciascuno il massimo reddito. Il grande affitta capitai sta ha avuto il suo periodO' d'oro, ma come tutte le istituzioni u:.. mane ha tralignato. I grandi f;ttabili così come i medi e i · piccoli ·non coltivatori tendono a· depauperare la fertilità deJa terra per ottepere a spese ài •essa il massimo profitto, che non sempre si concilia col massimd di produzione, spe– cia!inente nell'ultima fase dei loro contratti di locazione per al:o.ntanare i concorrenti che potrebbero aumentare oltre misura i canoni di affitto. .· · La copduzione in forma cooperativa porterèbbe ad una con6liaz1one dei due redditi che maggiormente influiscono sulla produzione: il profitto capitalistico ed il salario, riu· nendoli nelle stesse mani. La rendita ·papassitaria po trà essere lasciata a'le cù·re dello Stato. Per d'.mostrare in/ i.ne come il lavoro deì grandi fittabiH, che mira al profitto, ri– duce le imprese agrarie, sarebbe utile un inchiesta sulla ·-condizione dei beni terrieri delle Opere Pie, per a,oertare le ·distruziani del capitale fond'ado da ·esse operate. Cionono– stante alcuni dei maggiori agronomi ritengono insostituibili questi fittabi!i anche se il lo•o posto dovesse essere occupa– to da tecpici agrari! Le Picco~e ,i,m,prese Parlando della mezzadria abbiamo implicitamente sfior,i.– to il problema dell'organizzazione di tutte le piccole impre– se che' il partito socialista ha pe.r così lungo tempo ignorate. Queste piccole imprese, che inteFessano oltre s milioni ,di lavoratori, quando restano nel loro is0lament0 misoneista e idiota, ignorando che al di là -della loro siepe gelosa vi è un mercato da alimentare còl quale potrebbero contrar– re utili e vantaggiosi rapporti di scambio e limitandosi ;n– vece a produrre per i bisogni della famiglia colonica o per quella ç!el proprietario no.n coltivatore, costituiscono un pe– so morto per l'economia della nazione. La cooperazione e– sercitò -su di esse un'influenza decisiva .. Non solo liberò i piccoli °Coltivatori da ùsurai e intermediari ·che èsercitava– no su di essi e su:.Ia loro povera agricoltura una specula– zione esosa; ma intervenne coi suoi tecnici nei loro vieti processi çlj pr oduzione p rocurando ad e.ssi tutto c ò ·di cui difettavano: d-irezio.ne tecnica, veterinari specializzati, ca– pitali, macchine, fab bricqe collettive per la lavorazione dei loro prodotti, magazz~ni per la foro conservazioHe, tutti coefficienti èhe érano tin tempo il privilegio delle grandi im– prese. capitalistiche. Org~nizzando _in_ ta! modo qu 7 ste.pic– co·e imprese la cooperaz10ne ne m1ghoro la produzione, ot– tenendola a prezzi minimi, e consentì loro di portare diret– tamente sul' mercato i prodotti a prezzi .di concorrtnza. Col tramite della ·cooperaziqne molti, piccoli· coltivatori arricchi- rono, arricchendo la nazione. • Non, vi è bisogno di socializzare la terra di questi piccoli , proprietatj come è avvenuto nel K.olnkoz russo, è sufficien– te iniziare l'organ;_zzazione de!la !ora agricoltura trasfor– mando i !ora sistemi _colturali pe.r indirizzare la loro produ, zione. ] nuovi indirizzi che si prospettano nella nostr~ agr;– coltura, come conseguenza della guerra e dell'app;·cazione de]· trattato . di pace, faranno maggiorme1ite sent' re -la necessità dell'uni0ne di !iJUestepicco'.e ilTl;preseper superare le diffiaoltà di una prevedibile crisi' dalla quale dovrà usci– re u.n nuovo orientamento della nostra agricoltura. ' tC 011-efusion,i ., ~ Il problema di una rifon11a dell'agrico'.tura i.taliana, che abbiamo cercato di esaminare nei suoi aspetti sociali, fon– diari e agrari, non è. se non in minima parte, un problema .. di redistribuzione della terra dalla grande alla piccola pro– pr;età. I socialisti ,d,eyoqo dare una _linea direttiva ·11e:_un programma di lavoro. che t,nga conto del fattore politico che ne può determinare la portata. Nel suo programma massimo il nostro partito ha sem_– pre posto « la socializzazvo111e dçlla terra»· Essa inte:essa 11 latifondo e la frammentazione delle imprese agrane fra– z·onate dal diritto succes,sorio, problèma urgente, quest'ul-

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