Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 14 - 16 luglio 1946

220 CRITICA SOCIALE patì. Gli Europei a quell'epoca avevano già foudata l'Associazione 1nteruaz10nale per la lotta contro la d1- soccup?zione, alla quale ader_ivano tanto i sin_dacati_pa: dronali quanto gli operai, 111s1_eme con le 1stituz10n1 aventi scopi tilantrop1c1; ma gli Amencam uon .ne fa- cevano parte. . . . . Del resto, la prova imghore della fiducia degli Ame– ricani nell'iuvulnerabilità del. progresso economico de-I loro paese l'abbiamo ~ vuta .nel I929: N_el n~vembre di quell'anno, quando 1 segni premomton del! appros– simarsi del ciclone che doveva travolgere tante fortune private furono manifesti, i grandi industriali e _gli uer mini d'affari si adunarono a congresso per avvisare ai mezzi di fronteggiare la disoccupazione, e decisero di aumentar-e i salar.i. Rimedio eroico, senza dubb10, ma che avrebbe forse potuto bastare per una _crisetta _disei mesi. La crisi si trascinò iuvece per anm ed anm e fu cosi disastrosa da costringere gli operai americani ad organizzare le « miarce della fame». Anche_allora _ilGo– verno federale finchè nmase al potere 11 presidente Hoover, tenne' duro nella politica _del lasciar f1;1re,ma nel 1933 il nuovo presidente !Franklm Roosevelt ma11;gu– rò la politica del new deal, compiendo una vera rivo– luzione. Dovremmo -noi inferirne che la crisi del '29 fu un fenomeflÒ. eccezionale, ui10 di quei cataclismi che si ve– rificano• a distanza di secoli? I dati più recenti direb– bero di no. Non più tardi dell'8 giugno u. s., infatti, C. Bresciani-Turroni scriveva sul Corriere della Sera che neo-li Stati Uniti il problema dell'impiego totale della 1~ano d'opera desta serie apprensioni, tanto che l'America d'accordo con l'Ingliilterra, ha preso l'iui– ziativa di' un'azione collettiva per il commercio e l'oc– cupazione. Segno evidente che l'interdipendenza delle economie nazionali si fa sempre più stretta e che per combattere con efficacia la disoccupazione bisogna ope- rare sul piano internazional~. La Carta di S.- Francisco e l'opera de-i Grandi. Cade qui opportuno f_ar menzi<;>ne d~~ ca_pit?lo no.ve della Carta di .s. Francisco, ·che 1stitu1sce 11Consiglio Economico e sociale dell'O.N.U. Ivi è detto: « Allo sco– " po di creare le condizioni di stabilità e di benessere « che sono necessarie a rapporti pacifici ed .amichevoli « fra le Nazioni basati sui princiJ?ii dell'uo-uaglianza « dei diritti e dell'autodecisione dei popoli, le Nazioni « Unite promuoveranno un tenore di vita pilÌ alto, pos– " sibilità di lavoro per tutti e condizioni di progresso « e di sviluppo sociale ed ecoi.Jomico ». Dunque lo statuto della O.N.U. dichiara che tra gli scopi dell'Assoeiazione -vi è anche l'occupazione dei la– voratori, la' quale è necessiaria per'assicurare la libertà, la pace ed il benessere del genere umano. Una disposi- 7-ione consimile figurava anche nel Patto della defunta Società delle Nazioni. . Qualche mese dopo la chiusura della conferenza di S. Francisco il Governo degli Stati Uniti, come sopra si è detto, preudeva l'iniziativa di una Convenzione in– ternazionale p:er il commercio e la disoccupazione. Gli Stati che aderiranno alla convenzione si considereranno impegnati « a mante!lere la piena ~cc~tpa~io1~em~d!an– " te misure appropriate _alle loro _1stltuzi_<;>m poli.beh': " ed economiche e armomzzerairno i proprn programmi « di occupazione interna con a~cordi internaziona~i lj– « berali e col benessere economico delle altre Nazioni, « astenendosi da provvedimenti che possano creare di– « socctipazione in altri Paesi o siano incompatibili con " impegni internazionali rivolti a promuovere il com– " mercio tra i popoli». La procedura è press'a poco la stessa che si seguiva al tempo della Società dellé Nazioni. Per varie :ragioni la Conferenza a questo scopo non ha ancora potuto ·es– sere convocata, ma intanto sono intervenuti dei fatti che ci fanno domandare se valga la pena di convocarla. Come è a tutti noto, orinai la Conferenza dei « Quat– tro », che prepara i trattati di pace, ha preso delle deliberazioni, nei confronti dell'Italia, che stridono maledettamente coi propositi manifestati dagli auglo– sassoni circa l'azione da svolger-e sul piano internazio– nale per promuqvere l'occupazione piena. :è; doloroso il dirlo, ma i quattro ministri non fanno corrispondere i fatti alle parole. Ad un paese come l'Italia, che non possiede combustibili nè solidi i1è li– quidi per produrre la forza motrice, vengono sottratte alcùne importanti cèntrali elettriche; ad un paese, co– me l'Italia, che non ha terra sufficiente per occupare BibliotecaGino Bfanco · tutta la sua popolazione e che ha sempre dovuto fare assegnamento sull'emigrazione per tenere in bilico la proprja bilancia ~ei pagamenti, ve1!goi10 tolte le poche colome che era nuscita a procurarsi e a render produt– tive a prezzo di tanti sacrifici. E ciò avviene proprio nel momento in cui gli sbocchi all'emi0Tazio11e sono chiusi ed i disoccupati si contano a milio'::ii. A noi non piace -piagnucolare sulle condizioni della pace. Se au– che si volesse, per assurda ipotesi, ritenere giusto o lecito che· ci si imponga cli riparare col nostro lavoro i danni di guerra cagionati ai nostri ex nemici anche in questo caso, anzi soprattutto in questo caso, ~arebbe nel loro interesse metterci al più presto possibile iu condizioni cli poter lavorare e, quindi, pagare il nostro debito; invece si fa tutto il contrario, ci si portano via anche i mezzi del lavoro. Perchè ~ Forse c~e queste cose sfuggono all 'intelli– genza dei « Gmndi? » Oh, tutt'altro! La o-iustifica– zioile che si dà è che le misure adottate nei n~stri coi1- fronti sono imposte da necessità ·strategiche. Cosi si c0nfessa che i primi a non avere fiducia .bella sicurezza coll~ttiv1;1 sono l?ropr!o• coloro che più la esaltano. I,e Società rnternazionah stanno bene· m.a le precauzioni e le posizioni strategiche e la for~ stanno anche me– glio. Sapevaµwelo. (Ma a.nche ,questa, in tempo di bomba atomica, è una stragrande iassurdità). · Ciò malgrado, l'Italia non defletterà dalla suia ·poli– tica pacifista ed antimperialista. Noi ilon rimproveriamo neanche i Grandi di fare il gioco dei nazionalisti e dei militaristi che indubbiamente ci sono all'interno, per– chè costoro potranno tutt'al J?iù fare delle schermao-lie per uso interno coi partiti d1 sinistra (r). Le elezh>ui del 2 giugno hanno dimostrato iii modo inequivocabile quale è la volontà del popolo italiano: volontà sincera di ricostruzione, di pace con tutti, di collaborazione iutern,azionale nell'interesse cli tutti e di ciascuno. Cer– tamente la Repubblica agirà nel ,senso indicato dalla Carta di ·s, Frai1cisco, farà cioè del suo meglio per re– stringere la disoccupazione all'interno ,e. pe·r sviluppare la sicurezza sociale, senza trascumre la lotta per l'oc– cupazione piena nel dominio internaz;ionale. Ma poichè l'Italia è una nazione povera in confronto di tante altre che sono largamei1te provviste di tutto, non mancherà di rivendicare, i'n confroiito di esse, il suo diritto al lavoro, e cioè all'esistenza, nei modi e nelle forme do– vute, quando sarà ammessa a far parte del sinedrio internazionale. RINALDO RIGOT,A (1) Auguriamocelo pure; ma, è certo che 1 signo rf' C1·andi hanno fatto e stanno facendo butto il possibile per crea.re in lt!'.lia un foco– laio di nazionalismo da cui potrebbe levarsi, no n ostante tutte le nostre resistenze e cautele, qtlalche favilla che rontrlbulsca a :msci– tare un incendio eu1·opeo o mondiale. Poca /a1,illa U1'C(nfiamma seiionda (Nota della C. S.). Le modalità della socializzazione Ora che, co1npiutesi le elezioni dei delegati al!'A s– semblea Costituente, dovrawno essere sottoposti all'esa– me di questa i problemi non- solo dell'assetto ,po/.itico da dare all'Italia, 1na anche della sua fondamentale struttura ec onomica, occ orre che la soluzione di q,uesti problemi sia prospetta.t u a-lla luce, sì, d..iprincipi gene rali,che ne assicurino L'armonia e la razion,alità, ma, al tempo stesso,, con la determinazione anche dei modi e mezzi coi quali essa può essere attuata. Se anche non rientra nei compifi della Costituente fissare questi modi e mezzi, è bene che essa ne abbia chiara visione pp.r sentirsi incoraggiata e autorizzata a quelLa enunciazio– ne di fini da attuare, alla quale dovrà restringersi, nel campo delle riforme economiche-sociali, il c.ò1npito deL l'Asse-niblea nel formulare la Costitumone. Con questo intento pubblichiamo questo breve 1na so– stanzioso articolo del nostro mnico prof. Fabio Luzzatto. LA C. S. Che oramai, dopo il cammino fatto, per dritto e per traverso, dalle società anonime, siàmo giunti al punto che l'iniziativa individuale trovi un campo sempre più ristretto e l'impresa sociale vada 6empre più esten– dendo la propria sfera, crediamo che solo i ciechi pos– sano negare. È oltrepassata l'antitetica concezione spenceriana dell'individuo contro lo Stato, mentre tut– tavia il socialismo democratico va sempie più moven-

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