Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 14 - 16 luglio 1946

CRITICA SOCIAL"E 221 dosi contro il socialismo di Stato (e il socialismo della cattedra) delle primitive concezioni,, ed invece varie forme di socializzazione vanno sempre più nettamente disegnandosi. Accanto ai servizi pubblici, necessariamente orgauiz; zati· dagli enti pubblici (e pur si disegnano, fuori o sopra dello Stato Nazionale o Federale, orgainizzazioni internazfouali da sostituire ai privati trusts); a€canto ai servizi dello Stato, delle provincie, dei Comuni o dei consorzi di provincie, ComuTii o regioili, enti autouomi (ma veramente autonomi), quali sono già le fondazioni (Casse di Risparmio, ospedali e istituti pubblici e col– lettivi di assistenza, di assicurazione, di cooperazione, di mutualità), corporazioni e fondazioni di ben altro tipo dall'a11tlco dovranno ancora sorgere sulle rovine, forse 11011 lontane, delle società anonime o azionarie capitalistiche. Resta tuttavia il problema del transito dall'impresa privata e dalla speculazione individuale o associata al– l'impresa pubbEca, collettiva. _ Si pensa, si concepisce, e si attua persino (iu Russia, se non erri.amo) quella espropriazione rivoluziouaria senza indennità che era (e forse ancota è) nelle viste di molti .precursori. Ma, a prescindere dall'equità, che appare offesa nella riduzio11e di persoue incolpevoli alla miseria e alla fame (segnatamente se, per età o malattia o altra causa, inabili al lavoro) e dalla diffi– coltà di risolvere un problema di assistenza che si presenterebbe difficilme11te solubile, restano le resi– stenze che in· tal caso si opporrebbero alla socializza– zione, e che non è detto possano risolversi con un atto di forza o di violenza. Non è l1emme110 certo chle la forza stia dalla parte della ragione o del diritto o della giustizia: l'esperienza sta a dimostrare che spesso ac– cade il cootr<1rio, e che il ricorso alla forza può cou– durre alla sconfitta e al ribadirsi delle catene della servi_tù del s•alariato per un altro lungo periodo. L'Un– ghena del 1919-20sta a dimostrarlo; e si potrebbe anche parlare _della Spag~a, non diciamo della Repubblica Geri:namc~ o Austnaca, dove la reazione ha prevenuto la nvoluztone eco11omica. . N~il ~ dunque. fuo! di luogo studiare i modi per d quali gmngere pm sicuramente e più pacificamente al fine voluto. * * * 9ui è ~io~oforza parlare d'.1ndenuità. Soltanto, per– che no_n S! r_1ducaad una supma concessione all'im)?re– sa ~ap1taltsbca e uoil la facci.a risorgere, rendendo 11111, sonii e temporanea ed effimera la vittoria l'indennità ilon _dovr~ es_s<;reconcessa se 11011 come re 1 11dita 1in an– nualtt~ v1taltt.1e, che possano assicurare la continuità dell'esistenza e_ della posizione aoquisita a quelli che ora hanno la p~ena dispo_nibilità del patrimonio frutti– fero. I borghesi che respmgono con orrore questa pro– spe_ttiva debbono ricordare che lo stesso' metodo hanno, essi adot~t?·• e gli. stessi_ mezz_i posti in essere, all'atto della '.1boltzi_onedei feud1 e det fedecommessi, tolleran-· do?e 11 godtmento in prima e seconda generazione e privandone così. s~ltanto i nascituri che non potev;no v'.111t:ir.e alcun d!ntto acquisito, se non per la finzioùe grnnd1ca ))er cui nasciturus pro jam nato habetur quo– tiens de erus conimodo agitur. M'.1 vi è UD: a!t~o. mo.do pe; il quale anche titoli di ored1to. trasmiss1h1lt da mano a mano (l'istituto testa– men~no dovrà bene essere soppresso) non potranno sfu~?"tre a_lla socializzazione: ed è l'ammortamento P:u non dovrebbero concepirsi J.e rendite ~rpetu~ il deb1t? p_eq~etuo.o consoITaato e irredimibile dello S~to le az!om d!, società anonime il cui valore non ha altr~ ter~.me, pm o ,m<;no l?ntano, più o meno incerto, del fallimento; e 1ab.ile o-10co del passao-0-1·0dt' m · d Il 1 "' <><, ano 111 man? e ?. zo fanello acce,so, finchè alla fine resta nelle ~a111 d~ll 111genu? che si. brucia J.e dita. Tutti i titoli <lt credito pubb!tco o privato azioni od obbl' · · debbon . ' 1gaz10111 o essere sottoposti ad ammortamento• il d' ·- dendo che supe'.i l'annuo· cinque O quattro per ce~~ 1 0 de.ve audare a _d1ffalcodel capitale, in modo che al ter– _1 m~e nece~sano _per l'ammortamento, al massimo in i1ovantanoye anni, che rappresentane, tranne eccezioni teca Gino Bianco rarissime, il limite della vita umana, la privata p~r– sona non abbia più alcun diritto sulla cosa comune, che diveuta di dominio collettivo. · Quando poi lo Stato -vogl~ render pubblica l'impresa privata, il mezzo si presenta agevole nei segueuti due modi: o si fa una maggiore valutazione del capitale esistente, ragguagliandolo al suo vero valore e cosi raddoppiandolo, mentre si. Jascia nelle mani degli azio– nisti la disponibilità delle azioni da loro possedute, po– nendo nelle mani dell'ente collettivo la metà più uno delle azioni nuove fino al termine dell'ammortamento deHe antiche; oppure, se il patrimonio sociale non può essere ragguagliato al doppio del capitale che ·figura in bilancio, si fa un effettivo aumento del capitale e si fa versare il çorrispettivo, cedendo le nuove azioni, in ragione della metà più uno, allo Stato, che avrà versato, a beneficio dell'impresa, il contante equivalente: 11011 a titolo gratuito, come è avvenuto per il ·salvataggio di istituti di credito pericolanti, nè a credito con basso in– teresse, come è avvenuto già per il Banco di Napoli; ma in quel modo volgare che sarebbe stato adottato da qua– lunque Banca nel caso di aumento di capitale, previ.a svalutazione del capitale esistente, a proprio vantag::' gio. Chè se l'impresa non è degna di essere continuata, lo Stato avrà facoltà di ordinarne la liquidazione, ove pure 1JOU preferisca che il rischio resti a carico degli azionisti che vogliano e possa·uo continuare, a ·loro pericolo, l'esercizio dell'impresa stessa per il tempo che sarà fissato. Volta per volta, e non con una misura ge11erale to– ~le e cieca, si p~tr~ giu_dicare del mezzo migliore per gmngere alla. socialtzzaz10ne: mentre piccole imprese, o imprese in via di progressivo sviluppo, o tali da esser· lasciate all'arte del privato e .al suo industre lavoro, che pure non costituiscano iniquo sfruttamento del la_voro alt:ui, potranno essere coiiservate, rispet– tate, mcoragg1ate, anche con l'assistenza del credito. Segnatamente se, accanto alle imprese individuali, sor– ge~ni;io, be~ guidate e anim3:te da ,,ero spirito di soli– daneta,. le imprese cooperative : fattore cospicuo, se ho~ untco (e c~rto non infalli_bile), di trasformazione sociale, nello sviluppo del sentimento e della coscienza del lavoro comune e dello spirito di associazione cli collaborazione, di fratellanza. FABIO LuzzATTo Popolo e scuola !'er dare l'a-vvio ad una seria discussione del probl,e~1ascola– stlJCo,pubblichiamo b,em. -volontiieri questo arti.oolo dell'amico P?ggi, mm ilef compaf?"'i che wn, maggiore· amore e mag– gio~e preparazw_,ie s• suz occupat,o del probLem.:/JJ. Avvertiamo per:o che non siamo d'accordo con lui in tutto quanto egli scrive, per es. su al.cwie proposte che egli fa sull'ordina– meroto del~ scuola e sulla durata ~ei singoli corsi, oome "°:' ac?elJlllanw la propostJa di lasciaro allo Stato l,e scuo/,e p7:mar':', che? sott,o l'ammi,nristraziotn.e statale, sono in que– S/4 anni pe_ggzor":e, oerto ancTie per la funzion1e che ha ioro asse~ato. il fasclJsmo, m,z anche in puri.e perchè i111'1inCÒ ;,, "'?l~i cas~ q~lla curo_soNleoita e gelosa con cui mol!le am– nu1iistraz1on., comu111,a,/i ave·va,11>0 inteso di nobilitare l'ofJ'-.,,,.a loro e qar decoro al~ propria ov~tà. L' wnim/4n>istrazio,ie st.a– u,,U! puo essere provvida e necessaria in qnei · Com · · · le fi, l ,. l'' uni ui cui nan:z,e ooa-. e imerzia degli amministratori non co-n-- :,en~,w ""!' decor~so adempimento della /unzione scolast.'ica ;. iegl~ altri, "?· Ci se_m.brapoi draconiana l' esclusio,ie dalla scuol~, che. il Poggi propone, di co'fJoro che dimo,s,trano· '!na w.suf~cd!i'-e:"z~flc~ talora lo sviluppo corregge e convene_ in ca.pacit.a. ri essio,ie e len11LCi.a di sforzo. /u. questi e sugli alfri p_unti dicmw la wro pal'ola .i oom– P gn., che han,n'? s~to il problema e vissuto la vita della scuola, sull,e cu., esigenze abbiian.o meditati pe11sieri da espri– m,Ye. LA CRITICA SOCIALE ScuoJa e democrazia. Dire demo · ' d' . . crazia e . ire ~polo preparai-o· a comandarsi; ma,. qu~n_d,, ad obbedire: c10 che è la cosa più difficile er un .rn,div1duo come per una collettività. p ~1 e tam~ cal~nniato il principio della mago:i-0ranza cl1e è dato sempre ll ntetodo fondamentale delle ...d ' . · - emocra~1e;

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