Critica Sociale - XXXVI - n.8-9 - 16 apr.-15 mag. 1926

134 CRITICA SOC1ALE plutocrazia del proprio Paese, ~e~1dono ~d allargare indefinìtamente i confini del dom1mo colomale a c:lanno di nitri Stati. Ne deriva che, là dove essi siano al po– tere• il Governo non potrà mai svolgere opera cli pace; pol!:ù firmare trattati cli pace, non di paciricazione, o, se li firmerà non sarà sincero. Poco cli m~glio potranno far~ i va~·ii Governi, a ten: denza più o meno con~ervatrice, d1__De_slra _c~me cl~ Sinistra, i Governi cli clientela propr11 d1 lutti 1 Paesi a scarsa educazione politica, liberaloidì e clemocra– ticoidi che se non hanno alcnna simpatia per la gner– ra 110;1 po~sono- però avere la volontà cli modificare ra~licalmente la presente situazione agendo sui feno– meni che la clelerminano; tutt'al più, se allri nf pren– derà l'iniziativa, essi la seguiranno passivamente. . *** :\[a anche a prescindere da quesla incapacità, pre- giucli~iale alla preparazione cli una situazione cli p::ice ad oj:iera cli. partili e di umnini che non si propongano nn larao rinnovamento democratico, anche volendo per assurclo ammellere in essi una reale volo11là di _pace, si scorge facilmente come questa non potrebbe tra– dursi in realtà. Le· ..,ecchie classi dirigenti sono in:ibevute della vec– chia menlalità ed hanno fatto in genere, sotto questo rispello, cattiva prqva: 1.1 guerra avendo resa neces– saria una completa revisione-delle forme elci rapporll f.ra le Nazioni) questa revisione non può attuarsi se non allnwerso una prol'oncla rinnovaziione dell'am– hienle. Tale rinnovazione dev'essere cli carattere net– tamente, .seriamente e largamente democratico. ·Le clillature, non avendo il modo cli Laslare il polso dell'opinione pubblica, possono indursi di leggieri a clrcisioni irreparabili; possono indurvisi per ispt.rilo cl'avvcnlm'.a o per aviclilù cli lucro o per bramosia di potenza della rislrella casta che detiene il potere; pos– sono inclur'visi, in determinali momenti. per stornare l'allc.nzione pubblica. dalle cose interne. Ben divcrs::i è la cosa allorchè la decisione spell,a, più o meno direttamente, al popolo, che clel1a gnerr:.1 è chiamalo a subire i danni ·e gli errori; cl'all1;a par– te, la l~rga partecipazione cle}tc masse all'esercizio ef– frll iYo, traverso il voto liberamente e ooscienlcmenlc espresso, del potere, ne aumenta l'educazione politica, ne accresce il senso di res.,ponsabililù., contribuisce a diffondere la conoscenza apche dei problemi cli or– dine inlernazional'e, imprime un ritmo più celere allo sviluppo 'sociale. Infine, l'esistenza di Governi oligarchici dittatorial.i assolutisti significa una rivoluzione in potenza: man– cando del consenso popolare, essi, debbono mantenersi al potere con la violeriza, comprimendo. il popolo, che a sua volla è necessariamente portato a far ricorso allr armi: ccl un cotal regime è .la vivente antitesi dello spirito cli pace; esso prepara la guerra civile; che 11011' t meno guerr.1 dell'altra. Spencer diceva: « Per il solo fallo clclla sua ·esistenza, un sovrano assoluto (Governo assoluto è ancora la stessa cosa) è un aggressore per i cittadini perchè provoca la ribellione e la _g\1erra in– lPrna ». Allro elemento fondamentale cli una situazione cli pace è lo sviluppo della educazione ,p1·esso i varii po– poli; educazione morale, politica, intellettuale. Le follie nazionaliste, le incomprensioni fra nazione e nazione i fanatismi cJ·ogni sorta scompariranno con l'elevarsi del livello di educazione degli uomini, crescendo al tem– po_ stesso lo coscienza dei beneficii cl2I regime cli pace e la volontà e la possibilità cli opporsi ad un suo per- lurhamenlo. ' E, per concludere, lo sforzo di autoelevazione ciel proletariato, la classe per sua natura più clecis::imentc pacifista, verso un~1 p::tlingencsi che dev'essere sopra– lullo morale, non e clessa una grande affermazione clt pace, un faltore imporlanli·ssimo della pace i.nternn-. zionale? · Se una situazione coni'e quella che ho delinealo non è raggiungibile nè in dieci nè in vent'anni ciò non Lo- Bibiioteca Gino Bianco ' glie che ogni serio propugnatore della pace internazio– nale debba lavorare in questa direzione; e che fuori cli questi princ\pii direttivi non sia politica di pace degna di Lai nome. Il giorno poi in cui simile siluazi-onc cli pa– ce si fosse stabilila,.grazie all'applicazione clcl principio cli auloclecisione dei popoli, al trionfo ciel liberismo eco– nomico, all'adozio11e di un largo Hberalismo nei rap– porti fra popolo e popolo e fra ma_ggioranze e minoran– ze nazionali, ad una vittoria delle democrazie nelJ'i:n– lerno degli Stati e all'affermarsi di una nuova educa– zione, le aspirazioni che costituuscono il bagaglio vec– chio r nuovo dei pacifisti - disarmo progressivo, pro- . ceclura arbitrale, palli di garanzia, Federazioni paci– fiche cli' nazioni - verrebbero cli natural conseguen– za realizzale. Prima, esse non potramio che poggiare su terreno infido. ' ANTONIO BASSO. L'"agonia" del Cristianesimo Chi, interpretando il titolo 'del libro più recent'l' cli don Miguel dc Unamuno - L'agonia del Cri– stianesimo - rìnenesse che esso significhi per l'autore una ìine più o meno prossima della reli– gione cristiana, un imminente tramonlo più o meno p'Jacido, si ingannerebbe a partito. La pa– rola « agonia » è tolta dallo scrittore spàgnuoto nel suo senso elmologico, di « lotla, combatlimen- 'fo >> ; e fl nbro che· cosi ·s1 fotitoìa. _s'i propone d'i rappresentare fa baUagtra c11c Ja iedc ùi Cristo sosli.ene oggi nell'animo di singoli individui e di folle inlierc, per mantenersi e durare di fronle a.Ila nuova mentalità, frutto dei nuovi tempi; -ùat– LagJìa rude e vioienta 1 talora vittoriosa, laiora In– felice. Sono presenti alla memoria di tutti le proteste che sollovò presso gli spiriti liberi di ogni P~rse la condanna di Unamuno al bando, pronunciala due anni or sono da Primo de Rivera. Gli stessi avversar1 dell'esule nel campo l 1 elterario, come D'Annunzio e Romain Rolland, giudicarono quel– la condanna con parole non dimenticabili. Alla forzata lontananza dàlla patria non sepp,e ancora rassegnarsi l'Unamuno, che adora il suo Paese, ed alla grandezza di questo ha consacrata l'intiera sua vita. Egli appartiene a quella « ge– nerazione• del 1898 » che, dopo i disastri militari di çuba, pose tutta la sua energia nel provo.care .la rinascila della Spagna, ne-1rifarla de_gna del suo prodigi-oso passato. Fin dai primi suoi Saggi, ,egli prese la testa del movimento dei suoi coeta– nei: soggetlo principale dei Saggi è la tradizione nazionale spagnuola, che egli si studiò di definirl' con la parola intraducibile, e diventata storica. di « casticismo » da «· caslizo », ciò che è di razza Pt.1ra. E dopo d'allora non ci fu scritto, non ci fu discorso dell'Unamuno che non. mirasse a scuo– tere la patria dal sonno secola,re, a infonderle co– scienza cli sè, del suo passato, a mostrarle le vie della resurrezione. ?\fa la· sua personalità 'risalta sopratutto come annunziatrice del « chisciottismo » e dell' « eter– nismo ». Il suo capolavoro filosofico è il libro sul Se,nlimento tragico della vita, in cui espone le sue vedute essenziali sulla vita e sul mondo: ve– dute di un perfelto spagnuolo, cioè mezzo ironiche e mezzo pessimiste. Come avviene sovente, anzi, quasi sempre, ai precursori, agli incitatori, l'Unamuno incontrò nel suo Paese molte avversioni, subì molli insuccessi: il suo pa"ssaggi·o allraverso il rµondo spagnuolo della generazione altualic, è pieno di avventure, di prorncazioni, di sconfitte, - che non riuscirono a scoraggiarlo. È questa l'essenza e l'onore del « chisciottismo » da lui tanto celebrato.

RkJQdWJsaXNoZXIy