Critica Sociale - XXXVI - n.8-9 - 16 apr.-15 mag. 1926

CRITICA·SOCIALE 133 contrastanti coi principii di una razionale divisione d'el lavoro, il tutto aggravato da tarilffe doganali salilCi dopo la guerra ad altezze iperboliche (in qualche hw– go fino al decuplo dell'anteguerra), e ciò a prescin" dere dai fenomeni contingenti dei debiti e dei camhii sono fattori essenziali dell'insicurezza che oggi rean~ e dei perturbamenti che ne cons~guono. 0 Chi non si fermi ad una considerazione !meramente esteriore dei fenomeni storici non ignora, del resto,· che la Germania fu spinta alla guerra dalla sovrabbon– danza della sua popolazione e dalla conseguente ne– cessità di espandersi, alla quale erano d'ostacolo i pro– tezionismi degli altri Paesi. Per l'Austria ancora re– centemente il dotto rapporto dei periti Layton e Rist trovava le uniche possibilità di vita in sbocchi l)iù lar– ghi, da procurarsi mediante addolcimento delle tarif- • fe da parte degli Stati vicini. · Che il liberismo doganale sia .una necessità della ricostruzione pacifica della vita internazionale è stato autorevolmente affermato, e potrei dire dimo• strato, già da lungo tempo: e giustamente Angelo Tre– ves su queste colonne definiva testè il protezionismo una guerra incruenta. t questione. _per un pacifista s.erio, di vedere per· qual via possa essere attuato, poi– chè è impossibile pensar di giungervi se non per gradi; e su questa porsi risolutamente. In proposito il Nitti pensa che l'Unione Doganale dei setle Stati successori dell'Austria-Ungheria do– vrebbe creare il primo nucleo della ricostruzione: Sviz– zera, Olanda, Danii;narca, Svezia, Norvegia avrehbr– ro il più grande interesse ad aderirvi subito. Keynes scriveva fin dal 1919 che una Libera Unione Commer– ciale fra tulti i Paesi impegnantisi a non imporsi reci– procamente una qualsiasi tariffa protezionista (con ta– lune riserve ch'egli stesso eléncava) farà tamto per la pace e la prosperità del mondo quanto la Lega delle Nazioni, e proponeva cli costituirne il nocciol9 iniziale con Germania, Polonia, Austria, Ungheria, Cecoslovac– chia, Jugoslavia, Roma·nia e Stali sottoposti a mandato, pen;;nndo che buona parte degli Stati d'Europa e fjJ' A– sia avrebbero in pari lempo sentita l'opportunitìt di aderirvi. Girelli, pur professandosi favorevole ad Unioni Do– ganali che rispondano a determinate condizioni 1 pensa luftavia che all'attuazione del libero scambio in Eu– ropa debba arrivarsi' non tanto ·attraverso Unioni par– ziali, bensì mediante una riforma contemporanea o pro– gressiva delle principali legislazioni protezioniste oggi in vigor~, e sopratùtto stipulando trattati di ·oomh1ercio per una lunga durata. con riduzione progressiva dei dazii di carattere protezionista fissati nelle ri~pettive tariffe. Altra via preferisce l'industriale belga Lambert, che allo studio delle condizioni di una pace economica ha dedicato con spirito di apost(o)lo molti anni e parecchi volumi. Egli propone la messa in comune delle Co-· Ionie - uguaglianza cli trattamento economico per tutti nelle Colonie cli tutti, e libertà di lulte le comunicazioni marittinie - come _passo essenziale e decisivo verso la pace economicà, verso un'Associazione Cooperativa delle Nazioni Europee • che prep~rerebbe l'unità in– tellettuale e socialé d'Europa». A sua volta, l'Einaudi si limita a domandare, come primo pa~so, il princi– pio della porta aperta, rigorosamente applicato per la Cina ed i territorii soggetti a mandato. Basti questo per rendersi conto delle molteplici pos– sibilità di azione fattiva che si presentano al pacifista nel campo economico. Si tratta, in tesi generale, di ri– cercare i principii della collaborazione economica m– ternazionale e studiarsi cli giungervi con i mnzi che parranno più acconci, per dar vita ad un'econo– mia mondiale basata sull'interdipendenza delle par– ticolari economie nazionali. Quindi oondann'a di ogni privilegio, esclusione, isolamento, mono.polio, e simili. Una parola nuova è stata detta a questo proposito dalla VI Assemblea della Società delle Nazioni: se sia stata B 'bl' detta se~ment~è q!].ello che si vedrà. È dubbio però 1 1oteca ~ino 01anco che nelle condizioni presenti l_a-prossima Conf ~renza Economica abbia il coraggio di· compiere il lavoro vasto, complesso e profondo, che ogni sincero fau– tore della pace dovrebbe auspicare. *** Altro problema essenziale p~r la pace economi.ca è quello sollevato dalla II Commissione della VI As– semblea dal delegato opelìaio fr.ancese Jouhaux, se– __ gretario della Conf édération Générale du Travail, il quale insistette; phr senza fortuna, sulla necessità che, nella preordinata Conferenza Economica, si trattasse anche dell'emigrazione e dei rapporti fra· capitale e lavoro, « poicb.è è proprio la classe dei salariati che ha maggior bisogno di sicurezza». I divieti di immi– .graziane. emamati eia taluni Stati non sono, del resto, che un'altra faccia ciel protezionismo: il protezionismo, demograficò. In relazione al ·quale come possibile fomite di guerra è tr;:i.gìcamente significativo il caso del Giappone, che, mentre già novera una popolazione di 60 milioni di anime su 382.532 Kmq., di cui ·solo 5.500.000 ettari , coltivabili, ed aumenta con tma propor,zione di oltre 7so.ooo individui all'anno, si è visto proibire l'immi~ graziane in A~stralia e negli Stati Uniti, cioè· nei duJ. Stali verso cui .sopratutto poteva agevolmente avviar~ una corrente continua di emigrali. I?. fatale che que– sto popolo, nell'impossibilità di collocare pacificamente il suo _eccesso di mano d'opera (al present~ si sta sper\mentando una ridotta immigraz.ione in ·Brasile e nella Provincia Maritti~a S.iberiàna), sia indotto, non àppena la ,situazione sembri consigliarglielo, a tentare la sor.te delle armi. E sarà una guerra di giganti, le cui conseguenze non possono calcolarsi. Ama1'oghi,sep– pure meno gravi, i fenomeni demografici del'l'Italia e– della Germania. *** Accanto alle intese universali ,in matevia economica, e opera di pace lavorar~ alla stipulazione cli intes~ nazionali, come le Unioni Doganali 1 che non abbiano però inai il carattere di coalizioni d'interessi in con– ti'asto con altri interessi. Anche le Federazioni e le Unioni politiche di cui ho tenuto parola, avranno im– portanza a quest'uopo, poichè ad esse dovrà accom– pagnarsi sempre (quando non le abbia precedute) l'U– ni0~e :Ooganale, e poichè le nazioni che entreranno 'a farne parte avranno modo di vicendevolmente inte– grare i rispettivi bisogni economici. Infi.ne Federazioni èli questa natura ~isolveranno pure il problema degli sbocchi al mare libero, ohe tau– ti appetiti hanno suscitato, per la loro enorme im– portanza nella presente società, in occasione delle as– segnazioni territ·oriah post-belliche. Cosi Salonicco po– trebbe divenire il porto comune a Greci, Jugoslavi, Bulgari e Romerii; Batum il porto dell'Unione Cauca– sica, verso cui affluirebbero Georgiani, Armeni, Tar– tari, Circassi; Mem:el potrebbe essere il porto di :una eventuale Unione Orientale fra Lituania, Polonia e U– craina; di Beyruth potrebbero valersi, grazie ad op– portune intese, Siria, Libano, Gobel Druso, Trasg1or– dania, Irak; e ·così di seguito. Per ciò che si riferisce poi alle Coloni-e, il principio, se veramente si potesse giungere a vederlo adottato -,– .e non sarà d'uo_po certo di pòco tempo - della liber– tà economica, togliendo lo sfruttamento cui attualmente per solito soggiacciono ad opera della metropoli, com– Qleterebbe il loro processo di trasformazione, in unione a quanlo abbiarri detto dal punto di vista politico: e, permettendo il loro progressivo sviluppo, torrebbe di mezzo un'altra grave cagione di guerre, la rivoluzione delle Colonie contro lo Stato che le possi,ede. Un ultimo essenziale fattore della pace internazio– nale è da ricercarsi nel regime interno dei singo1i Stati. Auzilulto_ per una r~gione prègiudiziale. I nazionalisti di lutti i Paesi, ed in genere i partiti di destra, sonQ dichiaratamente antipacifisti; essi, esprimendo la vo-. lonlà di potenza del proprio Paese, o per lo meno della I

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