Critica Sociale - anno XXXVI - n. 5 - 1-15 marzo 1926

I . 74 CRITICA SOCIALE La cosi.detta << prima Mostra del Novecento Italiano ». Impressioni di un provinciale ...cli un proviqciale che è venut,o a _Milanoper la l\fn– slra d'Arte e pet·uno speltaco!o scal_1gero:_che è_vcnu– to eia una cittadina padana, piena di nebbi~ o d1 sole, dove si ha dell'Arte un culto profondo e si crede an– cora che essa piaccia « perchè alliet~ gl! oc~hi, p_er– chè dà il senso clell'nrmonia, perche vive 111 1101e noi ci sentiamo vivi in essa attraverso il brivido che dà la comunione e la conquista della Bellezza »: e ~ove, nelle Scuole d'Arte si insegna tuttora la prospettiva e, nelle pinacoteche, 'si ricercano l_e .mirabili o-p~r~ de\ nostri primitivi o dei hostri class~.c1.Però lo srm~o d1 noi -· provinciali - è sereno,, 111 quant? _noL sramo oome spettatori «lontani», cosi che arriviamo sem- . pre tardi, quando le fiamme effimere sono_ già SJ?ente e non rim:mgoHo che le stelle alte nel <;1elo. Siamo– un po' i ,, posteri » della nostra generaz10ne. Con tale animo io mi sono presentato alla Mostra dei Novecento Italiano· e con la speranza di trovare una reale promessa di splendore italico. . Sono - al contrario - tornalo alle mie bu,:rne terre, che sapranno di fieni e di frumenti e. di canape? co~ una delusicne grande e con una voglia pazza d1 gri– dare la mia insoddisfazione e i miei dubbì. ì\la come! Sono davvero Italiani questi diffamatori del paesaggio italico? o sono venduti ai Tirolesi-ala– manhi? Ma 'non hanno mai visto il sorriso dei nostri laghi e lo splendore del nostro sole? Ma non_ senton~ la delicatezza -delle aurore e le dolcezze diei vesperi nostri? Ma la nostria Umbria può essere vista con J~li occhi del Francalancia? ' ~la come! Ripullulano le - nature morte» di tutte le più ,;iete accademie? Ma esse devono sensibilmente avvicinarsi alla Bellezza per aver diritto d'entrare in una ì\lostra d'Arte! Altri111en ti devono essere lasciate alle « lotterie di beneficenza » o ai salotti dei villan rifatti, in sostituzione delle oleografie che ora non so- no più camme il faul! • Ma come·! Arte itali;rna questa, che risente di fran– ciosismo per una buona metà! (1). Arte italiana que– sta, che presenta solo i lavori di pochi e astrae da molti fra i migliori viventi! Ar:e italiana .quella che, in– vece della belle:zza latina. ritrae i grotteschi russo– austriaco-tedeschi? Arte degna, in gran parte, della civiltà degli squali nella quale viviamo! degli squali che acquistano senza senso, senza testa e senza pudore. . E la critica, perduta t1ell'erudizione o nel compa– timento. ricerca le tendenze e sofistica sulle ,, scuole». invece di dire se l'opera è bella o non è bella: cosi che un orribile paesaggio non lo" definisce 'brutto, ma lo classifica della scuola del Cézanne o del Mathys; così che una ancor più orribile figura di donna, in– vece di essere considerata al)tiestetica, la si confina neUa- sfera d'influenza del Picasso o del Casorati. E i giovani, che vengono citati per le loro deformazioni, perseverano nelle loro qualità 11egative, manierando$i e fossilizzandosi. Così la critica perde la propria fun– zione di stimolatrice -del bello. E, a poco a poc.9, di male in peggio, siamo arrivati alla, Mostra milanese, nella quare la sciatteria e la deficenza predominano. :Ma è possibile ammettere che siano anche solo lon– tanamente imp:1rentate con .l'Arte (che è Bellezza e Armonia) le attuali tet.e dello Zanini, del De Chirico del Salietti? Sanno fare? e facciano! ~la non abbian~ la pretesa di vec;ler sopportate le loro op.ere pel fatto che « si dice » che siano « artisti ». Lo d',moslr: no; e · sempre; e abbiano della loro Arle un senso più reli- (~) A ·proposito: .è -lecito chiedere se è arte ilalia11a la pro– duz10ne del Cappiello che fa i cartelloni a serie, i quali pos– sono servire (e servono in realtà) così per un lucido cli scarpe come per i biscotti, così per un liquore come per un denl i– fricio - con le sue ·donne e i suoi cavalli sformali -: pro– duzione dell'ultima ullraprovinciale Parigi che batte la rtclame con l'arte selvaggia qei colori urtanti, delle luci abbaglianl i e dei segni colossali? È lecito chiedere anche se il cartellone del Cappiello è arle,· pure ammettendo che il cartellone possa essere arte se esso sa superare quel limile indefinibile che lo divide dalla produzione commerciai~? Ed è lecito chiedere - in subordine - perchè solo il Cappiello fra i carlellonisti' è stato invitato? ' · ' BibliotecaGino Bianco gioso, in modo che mai non pensino di l_)Otermostra~ re lavori artistièamenti difettosi e v0lgar1 come quelli ora .esposti. · Anche i vecchi amici (e il rammarioo è p·ù pr?fo~1.clo~ si presentano male: il Carrà diventa spe!lto, 11 \ iarn e il Sinopico sono parduti nella monotoma delle loro manierate e stereotipate illustrazioni. . . . Gli ultimi futuristi ormai non fanno neppur Pili n– dere: destano solo compassione.E alcuni, i quaH 11011 ricordano che l'Arte è la ricerca della Bellezza, anche se nello sforzo e nel dolo1'e, ritraggono le !1-ostre clo_n: ne (donne latine!) come legnosi bambolom mecca111c1 e denigrano - di fronte al mondo - le loro madri,. le loro mogli e le loro sorelle! . P.ochi si salvano nella desolazione delle sale: quelli che hanno qualità emotive tali da allietare lo spirito ,o con il colore o con il segno o col pensiero: e sonb (pur con gravi deficenze, in alcuni)' il Bacci con la sua « Donna maremmana», il Bertoletti, il Bucci, il Ca– dorin, il Carosi col « Ritratto », il Dudreville solo col . suo « Martin pescatore», il Livi col·suo « Autoritr.atto ,,. il Montanari con « Il pomo», l'Oppi, il Santagata col « Ritratto della madre», il Trombadori con la « Don– na nuda», il ~attaini- con « il duo Dolly ». ••• La Scultura -al contrario della Pittura ~ è rappre– sentata bene, benchè tropp:> incompletamente. Troppi, troppi, troppi mancanò ! Ma dal povero Medardo Rosso (alcuni suoi lavori assomigliano a « calchi spiritici » se non sono posti in favorevole luce, e qui sono esposti malamente) al- 1'Adolfo Wildt-, vi sono pregevoli lavori che dimo– strano tempre di studiosi e qualità notevoli. · Quasi tutte le o:pere esposte sono buone, o dicono qualcosa di · promettente. Auguriamoci che certi voluti torcicollii guariscano, e alcµne noncuranze della linea spariscano! La Scultura non può essere opera incompiuta o im– provvisazione: può essere cerebrale nell'espressione del misticismo o del simbolismo; può essere realistica nel segno della carne accarezzata o martoriata; ma non mai può 1esseJ1e « abbozzo »: è Arte che r,Jchlede un paziente amore e che pretende un occhio incontenta– bile e una volontà ferma ... Ma io già divago e vo dicen– do della Scultura quello che si deve dire dell'Arte in genere: che essa esige studio e pa!-Rione e inconten– tabilità per raggiungere un:1 bellezza sempre più. alta, quella che deve essere sentita dal pubblico o che deve, per sua virtù, ,imporsi al pubblico, unico giudic~ ·nel tempo. · L'onera d'arte non devé essere sentila solo dal crea– tore o dai poçhi amici (li chiamano « gli iniziati»!), ma deve essere giudicata dagli altri: 11nche dagli altri, è anche-dai prouinçiali che conoscono l'eterna e multi– forme bellezz~ delle nostre terre e della nostra atte. *** I quali provinciali potrebbero anche ritenere che la definizione di Novecento italiano, applicata alla po– vera Mostra milanese, sia ~!quanto ridicola è ingiusta; e offensiva per i molti artisLi non invitati, e special-· mente dannosa per il nostro buon nome di fronte al- l'estero. · O. G. TRA LE RIVISTE Popoli bianchi e popoli ., colorati",,. Secondo ron. FiÌippo Snowde11, ex-Cancelliere dello Scacchiere nef pas;s:1to Gabinetto laborista, il pi'oblema più impqnente die sta oggi dinanzi ;,11mondo e ·special– mente ai popoli dell'Occidente è il i·isveglio dei popoli «sottomessi». Per quanto importante e vitale sia la pa,ificaziJonc dell'Europa, tale questione sembra impal– lidire di fronte al grande prob~ema delle razze. La guerra mondiale ha ridestato ovunque l'assopito istinto della coscienza di razza. Dall.e spiagge del Mediter– raneo, sino alle costiere occidentali del Pacifico, cen– tinaia di milioni di Asiatici si infiammano a nuovi · idea.li e a nuove aspirazioni. Molte cause economiche hanno acceso una. coscienza di razza che minaccia di provocare un conflitto tra bianchi e colorati. I progressi della conquista bèanca dovevano, presto o tardi, condurre a una simile sollevazione. Fimo,a tanto che i p9poli ·soggetti rimasero senza direttive e co– . noscenze, essi si sottomisero facilmente alla più· forte inlelligenza e ai maggiori mezzi di domiinio delle Po-

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