Critica Sociale - XXXV - n. 20 - 16-31 ottobre 1925

CRITICA SOCIALE .271 teriale raccolto - dice il rapporto - _risulta mani– festo che, anzichè netle cause superficiali addotte da– gli industrialr - scioperi e serrale,· disoccupazione e crisi -, la causa principale della pe_nuria dei beni eoo– nomid di cui la popolazione ha bisogno sta nei difetti fondamentali, nella inefficienza e disarmonia della pre– sente organizzazione dell'industria: In una serie di distinti capitoli, il rapporto sluuia analitièamente le varie cause che influiscono sulla bas– sa produttività nel regime economico presente: penuria e alto oosto delle materie prime; deliberata restri.': zione della produzione per sostenere prezzi e profitti~ inadeguata, difettosa e retriva organizzazione tecnica; scioperi, serrate, disoccupazione, lunghi orari e im– propria distribuzione delle ore di lavoro; condizioni éli lavovo insalubri; opposizione alla introduzione di nuove macchine e limitazione della produzione dqvuta alla insicurezza degli operai; mancanza di responsabi– lità degli operai come fattore di bassa 'prodtittività; influenza dei cicli economici e della limitatezza del mercato. Non è possibile rfasswnere l'ampia doéumen– tazione raccolta nei singoli cap:toli .sugli effetti deri– vati dalle diverse cause, che sono sostanzialmente di tre ordini: cause imputabili all',organizzazione técnica dell'industria; cause impu!abili agli operai e all'orga– nizzazione operaia; cause più generali, connesse col presente ordinamento economico. L'organizzazione tecnica presente di molte _industrie,, siugolarment~ esaminate nel rapporto, è gravemente difettosa dal punto di vista della efficienza-produttiva, costa più di quanto sarebbe necessario ed è senza ade– guata intelligente direzione. La impropria distribuzione · delle ore di lavoro e le cattive condizioni nelle quali spesso si compie il la.voro sono anch'esse coelficjenti che contribuiscono a. diminuire la produzione. Di scarsa importanza relativa, invece, in confronto a qu~ste di ordine tecnico e alle cause di ordine gen~– rale, son~ le perdite dovute ai conflitti industriali: e la disoccupazi·one, escluso il « short-time », implica da sola una perdita cli prod'uzione più di otto volte mag– giore di quella dovuta agli scioperi. Nè risponde al Yero che una parte importante nella limitazione della produttività possibile sia da attribuirsi alle norm~ e limitazioni delle organiz.zazione operaie: Infondata l'ac– cusa di una loro deliberata limitazione della produzio– ne, coll'opposizione ai perfezionamenti tecnici. Le nor– me tradunioniste non sono che una necessaria salva– guardia del tenor di vita degli operai contro metodi che tendono a peggiorare quel1e condizioni di lavoro chè l'esperienza ha dimostrate indispensabili e, in so~ stanza, limitano· la produzione,. nello stesso modo che la limilano le leggi che fissano dei minimi ig1enici, degli orari massimi ecc. Sicurezza d'impiego e conser– vazione della condizione normale già conseguita, sono condizioni essenziali, senza delle quali nessun altro cambiam~nlo basterà a rimuovere il sospetto e i tiinori ora· presenti nella mente degli oper~i. Quesli fattori psicologici hanno, infatti, una nolc– vole importanza nell'esame delle cause generali di l'i– dolla produttività; connesse ool sistema attuale di pro– duzione. L'operaio si sente doppiamente vittima del presente « stato servile» industria.le ; vittima della mo– notonia, dell'assenza di responsabilità e d'ogni neces– sità dì iniziativa, implicila nel sistema della produ– zione meccanica; contro cui, se non si voglia rinunci aro all'ausilio della tecnica moderna, non v'è. altra via che la riduzione delle ore di 'lavoro, una maggiore opportu– nità & maggiori mezzi pei~ l'uso delle ore libere e una maggiore giustizia distributiva; ma vittima anche della disciplina militare meccanica, intensificata semp:i;e più dalla crescente specializzazione e suddivi~ione del la· varo e dal costante sviluppo dei trusts e delle imprese gigantesche, nello stesso tempo che ·cresce il livello culturale degli operai e con esso l'esigenza di un più al– lo tenor di vita e la coscienza del valore· della· perso· nalità e libertà umana. Per chiunque creda nei valori umani, la maggiore ac- B i biioteca Gino Bianco , cusa al presente sistema economico è appunto que– sta: che esso frustra i desider:ì e gli istinti fondamen– tali di auto-espressione e auto-determinazione, insiti nell'uomo. E. perciò il malcontento operaio e la richie– sta cli« contvoHo operaio», doè una maggiore influenza nella determinazione delle oondizi:oni nelle quali opera il meccanismo industriale, maggior responsabilità, • maggior. riconoscimento, maggior potere dell'operaio come fattore indispensabile della produzione .. L'auto• crazia ha fatto il suo tempo, così nell'industria, come nel Governo civile. « Si dirà, osserva il rapporto, che questé idee portano alla completa distruzione del pfe· sente sistema industriale. Lo ammettiamo e, secondo noi, è aozi questa l'unica alternativa ai presenti mali e sperperi. Il sistema presente è condannato anche se giu– dicato secondo i suoi stessi criterii, e ancor- più se è giudicato secondo una misura più alta di umanità ed efficienza». Ed invero, l'attuale sistema di pvoduzione, nel qua-. le iI fattore determinaJ;1te è la pr,ospettiva del profitto,. è in se stesso· un grave ostacoloo alla massima efficien-ba produttiva, come si rileva dallo studio dei problemi delle materie prime, dei monopoli industr;ali e oommer-– ci.ali e dei cicli economici. La produzione delle materie prim~ è fatta in modo caotico, ,senza nessuna coordi– nazione della produzione al fabbisogno e colla conse• guente flutluazione dei prezzi. Occorre un metodo più ·scientifico di adeguare offerte e prezzi e, a tal riguardo, il rapporto ritiene che gli esperimenti riusciti durante la guerra, coi quali il controllo inte~·nazionale fu in gra– do .di assicurare i rifornimenti e stabilizzare i prezzi di certe materie prime,, offrono validi insegnamenti per la normale organizzazione dell'industria e del commer- . cio. Ma, nel sistema presente d'industria, nel suo com– plesso, la produz:one è necesfariamenle limi'.ata almeno a quel livello al quale il prezz,o ottenuto copre i costi d'ogni produttore e.gli dà una_« adeguala» rimunera– zione in profitti per i suoi servizì. Questa limitazione è insita nel sistema ed è conseguita, parte coll'adat– tamento della produzione di ogni singola azienda allo stato del mercato e parte cogli accordi deliberati tra produtt<:>ri per prevenire una ~ disastrosa concorren– za». Perciò: lo la produzione massima normale, ·nel pres_ente sistema di produzione, è sempre e inevitabil– m~nte ristretta ad un livello inferiore a quello che sa– rebbe normale in uo sistema d'industria organizzata per la produzione anzichè per il profitto; 2o il massimo di produzione possibile nella pres-ente organizzazione della industria è, in linea di, fatto, r:=tramente raggiunto e, col crescere delle condizioni per il oontrollo dei prez– zi e per regolare la produzione, questo massimo è sempre meno possibile sia raggiunto; 3o data la stretta relazione tra p1,oduzi~11e,·prezzi e pròfitti, la defini– zione della massima produzione che può ·raggiungersi coll'iudusli'ia capitalistica è essa stessa dipendeute dal– la definizione delhequo» proi'itto e ciel «ragionevole,, reddito del prodduttore. Ma, collo sviluppo delle for– me monopolistiche e delle intese industriali, alla limi– tazione generale della produzione ,insita nel sistema capitalistico si acconipagna sempre più una deliberata restrizione della produzione al fine di tener alti prezzi e profitti. Delle varie forme di monopolio e dei loro effetti il rapporto si occupa lungamente; ma su ciò ci riserviamo cli soffermarci più particolarmente in un successivo articolo. · Per quanto il processo cli concentrazione 'iuclustriale e le inlese tra produttori, mentre si propongono di regolare la produzione nelrinleresse ciel profitto, limi· tano anche la concorrenza, l'attuale sistema industriale è pur sempre caratterizzato dall'alternarsi cli cicli di eccezi<;male espansione e di profonda depressione, en– trambi causa di grandi sperperi e strettamente asso– ciati alle presenti limitazioni del mercato dei prodotti, cioè alla ·deficiente domanda di prodotti, a. sua volta dovuta, non già ad una mancanza di bisogni, ma ad • una deficienza del potere d'acquisto dei oonsumatori. È la povertà della massa, dei oonsumatori all'interno

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