Critica Sociale - XXXV - n. 20 - 16-31 ottobre 1925

riti Ca·. ,,.· ' - •• RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO Nel Regno: ·Anno L. 24 •- Semestre L. 12 - Ali' Estero :1 Anno L. lt. 30 - Semestre L. 15 DIREZIONE: Milan·o - Portici Galleria, 23. - AMMINISTRAZIONE: Via Omenoni, 4 .. Milano Anno XXXV - N. 20 Il Numero sépa.rato L. UNA IJ Milano, 16-31 Ottobre 1925 s·o MM ARI o POLITICA E ATTUALIT.\': 1.Al pace di [,ucanw (R.aban0 i\lauro). lJa. Erfurt ari Iieidelbery (L:i Critica !::iocialee ~fax (juarch). STUDI ECONOiIICI E SOCIOLOCICI: li ritorno ,li l"ultC1lrc (Arturo Labriola). li Jrazio11ame11to delle azic11de agrarir: (Dott. Olindo Garni). FILOSOFIA, LETTERATURA, FATTI SOCIALI: S1111ardl iJi giro: Gli spcrp~ri del ca.pita-lismo (f. p.). l'rillblioazioni -veri-e1rnte in dono. . LA PACEDI LOCARNO Il mondo civile ha veramente tirato un so– spiro cli sollievo e cli gioia quando ·arrivò l'a}l– nunzio che a Locarno si era firmato il pallo e.ligaranzia renano e cinque palli collaterali di arbitrato. Quel giorno J.,o~egnò fra i f ausli. Coloro che, tra le anguslic e le derisioni degli estremisli cli destra e di sinistra, dei naziona– listi e dei comunisti, si muovevano nella co– scienza <lella buona opera promossa dal so– cialismo internazionale, Ii.anno ben motivo cli ralligr<;1rsi c.lel loro fecondo ottimismo .. ~on è la pace. Sono alcune tra le più radi– cale e fondamentali cause di guerra che sono rimosse. - Non è lo stesso? ---: Cer-tamente non è lo stesso. Ma bisogna pur lasciarè qual– cosa ancora da fare per la pace·e per il socia– lismo ai nostri contemporanei ed ai posteri. L'Internazionale- procede a piccoli passi, per gr;:ldi; ha rinunziato alle apocalissi; agisce sul groviglio dei fat.Li che mutano essenza e si– g.rµficazione col mutar delle circostanze, e se– gna con modestia le sue vittorie·! Locarno - come Versailles - ha i suoi mi– steri, che noi dobbiamo per ora riconoscere impenetrabili. Locarno deriva dalla VI As– seniblea della Società delle Nazioni che l'Ila immediatamente preceduta a Ginevra, come la VI Assemblea di Ginevra è derivala in buo– na parte dal Congresso socialista cli Marsi– glia, dal quale ha· trallo principalmente le preoccupazioni per la pace che si radicano nell'anarchia capitalistica della cor!correnza · in Europa. In fatti Ginevra si è essenzial;– mente occupata delle cause economiche della guerra ed ha conchiuso con la proposta Lou– cheur per l'unità economica degli Stati. Lo– carno invece, come era naturale, fu investita essenzialmente delle cause politiche della guerra, ed ha risposto con il patto di sicu– rezza e con i trattali di arbitrato. Ma tra Ginevra e Locarno un profondo ri– volgimento è intervenuto - che è quasi una · Biblioteca Gino Bianco rivoluzione - e che contiene una parola di alto mistero. Il contrasto che si delineava era questo: la Francia, che dal Reno alla Vis Lola rincorreva una unità di soluzione del pro– blema poÌitioo della sicurezza' e la cercava così daJ Protocollo di Ginevra come da un patto di sicurezza a doppio fronte, che ga– rantisse la frontiera renana e la frontiera po– 'lacca; e l'Inghilterra, la quale aveva negàlo la ratifica al Protocollo ginevrino di Herriot ·e di Ramsay Mac Donald e si rifiutava ,ener~ gicame.nte a_d assumere qualunque garanzia fuorchè per il Reno, come Paese confina11te (che so.no , infatti, 50 ki11. dalla terraferni.a, , sotlo l'àmbito dei cannoni continentali?). Tra la,Francia e l'Inghilterra si incuneava la Ger– mania, ·1a quale, avendo nel febnraio propo-· sto alla Francia il patto di sicurezza senza fare alcun cenno· dei _suoi rapporti polacchi, sembrava volere guadagnare tanta libertà al– l'est quanta si disponeva a rimetterne all'o– ·west. Il perchè le Potenze nuove uscite dalle viscere della guerra, la Polonia ·e. la Czeco– slovacchia, si domandavano se il patto per la pace' di Occidente poteva diventare il patto per la guerra in Oriente e si stringevano alla Francia invocando la sua fede di amica e di alleala. Da Varsavia çome cla Praga si osser– vava che la politica tedesca anelava a~qui– stando una doppia f acda, diventava una spe– cie di testa di Giano: una faccia verso Occiden- te tutta. pacifica, tutta sorridente, ed un'altra verso Oriente tutta corruccio e tutta minac– da. Si ricordava l'enimmatico motto cli Stre– sema.nn che la revision~ del confine orfentale era da consegutrsi esclusivamente con <( mez- zi diplomatici». Quali, che non rompessero in altri di diversa natura (non è la guerra -– secondo lo Czernowitz - unn. poUtica che si continua con altri mezzi?) per il ricon– quis-lo dei lerritorii dovuti cedere a Versai l– lcs' '? E da Parigi a Varsavia ed a Praga si domandava se il riserbo brittannico, anzi l'in– differenza brittam1ica ana politica orientale non rispondesse al vecchio calcolo di tenere diviso il continente europeo, oppon'enclo l'una all'altra le due maggiori Potenze continen– tali per dettare dal Tamig~ la legge imperiale sull'Europa. In verità,· a{1che in Germania alcun.i fra i più caldi e sinceri fautori della riconcilia– zione franco-tédesca aveYano, dall'osserva– zione rigorosa dei fatti dell'ultima storia, ti– rato argomenti a sospettare degli incitamenti inglesi per un 1 assoluta intransigenza della Germania durante la guerra della Rhur acciò non fosse consegnato carbone alla Francia

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