Critica Sociale - anno XXXV - n. 15 - 1-15 agosto 1925

ritica • oc1a e RIVISTA QUINDICINALE DEL soçtALISMO Nel ~egno: Anno L. 24 •- Semestre L. 12 - Al 'Estero: Anno L. lt. 30 - Semestre L. 15 · Dl~EZIONE: Milano - Portici Galleria, 23 -..· AMMINISTRAZIONE: Via Omenoni, 4 - Milano Anno XXXV - N. 15 Numero separatQ L. UNA Milano, 1-15 Agosto 1925 SOMMARIO POLITICA E ATTUALlTA': À. Marsiglia,: Per i) Congresso internazionale socialista; 22-2i agosto 1925 (La Critica Sociale). Le questioni de~ lavoro al Congresso Socialista 11~ternazionale (Rinaldo Rigola). Le condizioni della vita operaia e la disocc·uvazfone ,-· Per il Con- gresso di Marsiglia (G. Canepa). · L'et? d·i àmare (Rabano Mauro). STUDI ECONOMICI E SOCIOLOGICI: La Convenzione di Washington e la giornata di otto ore: in vista del Congresso opetaio-socialista internazionale (Avv. Raffaele Petti). Quali sono le presenH condizioni di vita delle classi lavoratrici r (Prof. .Angelo Pugliese•).· . FILOSOFIA, LETTERATURA, FATTI SOCIALI: Dalle. Riviste: Il tramonto del fascismo {e. m.). · Pubblicazioni pervenute in dono. A MARSIGLIA Pe'I' il · Congresso Internazionale Socialista ( 22- 27 Agosto 1925) Che cosa ·sarà il Congresso dell'Interna– zionale Socialista Operaia che terrà le sue as– sise a Marsiglia in questo mese di agostO''! · Noi tendiamo' con fervido anelito l'anima npstra nel saluto e nell'augurio. Vogliiamo che il nostro saluto dica tutta la nostra spe– ranza. Più che mai, più che mai, tuttò .ciò che noi aspettiamo per-U proletariato e per la patria nostra si confonde col movimento socialista. Non che di cotesta Organizzazione noi ci nascondiamo la fragilità davanti agli ostacoli tremendi con cui deve cozzare. Non che noi col desiderio ingigantiamo la pos– sanza di :un mito, quasi di una parola! Il tempo e le sperienze ci hanno gu:;trito di' ogni specie di fanatismo come ci hanno mar– tellata e brunita la fede serena e chiaroveg– gente. Il mondo vuole la pace. Questo è il retaggio unico della guerra. Anche i Governi vogliono la pace, ma Governi e partiti µan:no · perduto la fiducia della pace,· avendo smar– rito, nella guerra e nei trattati che la conti- nuano, la tecnica della pace. ; Il socialismo soltanto ha lo spirito e il ·me– todo della pace. Governi e partiti, dopo avere abbominato il socialismo, per dare la pace alle genti non possono. che rimettersi al so– cialismo. Di qui l'importanza di questo Con- . gresso, che si potrebbe chiamare della pace, se tale appellativo nop. evocasse il ricordo delle più baggiane pastorellerie ·arcadiche, in cui si divertì la borghesia internazionale fino al fatale anno del Signore e della di– sgrazia: 1914. Il primQ e .fondamentale argomento del Congresso è la politica di pace del proletarid– Bi biioteca Gino Bianco lo Ì.nternazionale. Riferiranno' compagni in– glesi, francesi, tedeschi, tra L più saggi ed esperti. L'impegno vuole essere per una trat– tazione severa, obbiettiva, positiva, quasi di uomini che abbiano non solo cura di anime, ma responsabilità di Governo. La pace non può più essere· un'aspirazione rampollata dal sentimento solidale di ,tutte le plebi sfruttate, . che la guerra ha tirato ai cimenti più dispe– rati e che il dopo-guerra ha compens~to con la rapina capitalistica e con la perdita della libertà. Neppure la pace può pm prospettarsi in via assoluta ed eterna, a complemento di tutta la rivoluzione che si c<lmprende nella parola «socialismo». La pace, in questo tem– po nostro, è anche premessa politica necessa– ria di socialismo, condizione preventiva di , tutte le garanzie lavoratrici; sindacali e po-, litiche. E' obbiettivo prossimo, immediato, contingente, relativistico, mentre è pure il peg11-o di un obbiettivo più lontàno ed assolu– to, di una realizzazione piena dell'ideale che mai non muore. Pertanto la .pace è anche una tecnica, che costringe i rivoluzionarii a trat– tare corr Governi, partiti e diplomatici, a pe– netrare in ambienti di classe diversa ed av– versa, a seguire· e reggere il timone di ogni navicella che volonterosamente navighi il no– _stro mare. · Transazioni? S1.,da ogni parte. Contraddi– zioni? Sì, quante ne volete. I. « trattati » fu– Tono già maledetti~ E sf accettano nel Cove– nant della Società delle Nazioni. La Società delle Nazioni è già stata vitupe– rata come « il Sindac-ato dei vincitori per te– nere il piede sul collo dei vinti e per dare applicazione ai trattati » ? E noi accogliamo la Società delle Nazioni come la ministra pre– conizzata del sistema .arbitrale con la san– zione solidale delle decisioni da parte di tut– te le Potenze associate, che è la sostanz·a del Protocollo di Ginevra. I trattati sòno per noi ad un tempo in– tangibili e detestabili. Intangibili, se si vo– gliono .rovesciare per l'impeto belligero de– gli offesi e degli oppressi; intangibili, se il toccarli significa lo scatenamento armato di tutti gli irredentismi che i trattati hanno o creato o esasperato nel centro cli Europa, nei Balcani, ,nel vicino Oriente; intangibi– li, se il toccarli vuol dire ripresa violen– ta dei lerritorii coloniali, necessarii egual– mente a tutti per lo sviluppo della attività economica di ·ciascuno Stato. Detestabili e, meglio, insostenibili,· _appunto perchè ogni lo– ro pagina nasconde una· ragione di guerra,

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