Critica Sociale - anno XXXV - n. 8 - 16-30 aprile 1925

·. O'RiTiOA ,SOC.1At:M i03 tri,monì e le restrizioni della procreazione determinano una ~iminuzione dell'offerta di mano d'opera, e le pa– ghe risalgono. Così salariati e salari oscillano intorno al limite estremo di quanto è indispensabile ~Ila vita, e cw non cambià giammai. . U~ioo modo di lib~rare i lavoratori da quella leg– ge d1 bronzo è attribuire loro, in luogo- di salario, il prodotto del lavoro: provvisoriamente, questo scopo potrà essere raggiunto con la creazione non di pic– cole ma di grandi Associazioni cooperative, estese alla grande industria, le quali non potranno sorgere e fio– rire se lo Stato non 'fornisce il cap~tale, o il credito nece~sario. Questo non è certo comunismo; ma occorre tener presente che Lassalle insegnava agli operai: « Lo Stato non deve essere, e non è allro, che la gr'ande as– sociazione delle cla~si p~11povere»; le quali, ottenut,o il suffragio universale, potranno fare fae~lmente che d<'r che è in fatto si reaij'zzi in diritto. Certe illusioni, spiegabili nel 1862, sulla y~rtù taumaturgica del suf– fragio universale, non sarebbero più lecite ai •giorni nostri. Anche bisogna teper conto, se si vuole equa– ment~ apprezzare l'opera di àgitatore e di propagandi;-· sta svolta dal Lassalle, che per lui « l'arte dei succes– si pratici consiste nel eone.entrare tutta la propria for– za, in un dato momento, sopra un salo punto». Per Lassalle, l'apparente libeftà recata ai lavoratori dalla Rivoluzione francese non ha fatto altro ohe ag– grav·are la loro servitù. Più, che il fatto di guadagnare soltanto l'indispensabile alla vi.ta , avvilisce e opprime l'operaio l'altro· fatto, che la sua esistenza è diventata as~olutamente malsicura, dipendei1do dalle vicende del mercato mondiale, dalle c-ontinue rivoluzioni dell'indu– stria e dalle condizioni dei mercati; ogni glorno più· si fa stridente il conlrasto fra il ·carattere della pro– duzione, sempre maggiormente sociale, e la sua. di- • slribuzione anarchica ed arbitraria, onde la crescente impossibilità per i lavoratori isolati di liberarsi dalla doppia dipendenza del padronato e delle vicis_$iLuclini del ciclo industriale. La misura dei salarr, la possibilità per l'operaio di trovar l_avoro, il tasso capifalisttco di sfruttamento dipendoi;i9 d·a fattori molto variabili: solo è costante la tendenza del capitale ad aumentare il proprio profitto, a sfruttare maggi,ormente il lavoro dell'operaio. Mentre predicava questa dottrina, il La.ssalle proce– deva all'atto più importante della sua vita di agita– tore, alla fondazione della· « Associazione generale de– gli _operai tedeschi )) . Creata a Lipsia il 23 maggio 1863, il Lassalle ne dettò gli Statuti, e ne .fu iI primo presidef!te. . _ ·Pochi mesi più_ lardi - e pochi mesi prima di mo-. r~re - il Lassa-Ile diede alla stampa quella che molti considerano la sua opera politica capitale, il Ba- 6tiat-Schulze, ossia Capitale e Lavoro. È la confu'– tazione di una serie di scritti pubblicata· dal già ci– tato capo della scuola liberale, Schulze-Delitzsch, e in~ titolata: « Catechismo. dell'operaio tedesco »; è lo svi– luppo del sisterfla econoll'!ioo-sociale che s'era venu– to formando nella mente del L'assalle; è il canto del cigno d'm;i uomo giunto alla maturità _del -suo pen– siero. Nell'agosto del medesimo anno, la pistola <li un .Junker prussiano poneva fine, in duello, a·lla car– riera e alla vita del gran4e agitatore di uomini e- cli idee. Non morir.ano con lui nè la sua influenza· nè !a sua opera. Se la sooialdemocrazi_a tedesca ha saputo ap– prezzare il valore di una possente organizzazione, es– sa lo deve in gran parte a.Ua propaganda di Ferdi– nando Lassalle. Il Bernstein ha scritto che « il Pro– gramma- operaio. la Lettera aperta, il ~lanuale del la– voratore, conquistarono al socialismo milioni di reclu– te»; e ,vanno ancor oggi conquistandone. Cettamente l'jnfluenza di Lassalle si esercitò ·specialq1ente nella ,sua patria;· egli non fu, come il .Marx, un. novat<;>re di portata mondiale: poichè,, oome scrisse il Bran- Biblioteca Gino Bianco dès, « .Marx, il quale è personalmeqte così lontano dal Lassalle, come uno spirito selvaggio e grave può essere lontano da uno Spirito brillante ed eloquente; sta al Lassalle nel rapporto in cui il generale sta al p,articolare .. Marx aveva dinanzi agli occhi il mondo intero, Lassalle soltanto la Gerrr,c:1.nia o, piuttosto, sol– tanto la Prussia. Marx p~nsava che l'egùaglianza so~ ciale dei dir;i.tti si possa realizzare unicamente _con una repubàlì'ca socialdeIJ1ocralica, senza religione, e il suo ideale era una federazione di repubbliche euro– pee; Lassalle, mettendosi da un punto di vista reali– stico e pr.atico, -si rese conto della potenza che ancora possedevano in Europa le idee nazionali, di quella che ancora restava alla 1'eligione, e .ritenne possibil'e dare un primo impulso alla trasformazione della so– cielà anche nelle circostanze polilid1e esistenti. Egli voleva, come proclamò ripetutamente, che lo Stat() gli accordasse soltanto «il.dito mignolo », tenendosi certo di potergli in. seguito strappare l'intera mano e il braccio. Ma, per ~onòludere con parole dello stesso Brandès, questo eroe che apparve armato dell'arco e della lira,· insegnando e agitando, che dalla Natùra aveva ricevuto i più prezjosi doni, ia forza di volonl~ di uno spartano, l'eloque·nza e· la. vivacità d'ingegno di un ateniese, ha_ ed avrà un culto nel cuore del prolelariato tedesco, in attesa che la sua statua 'adorni le piazze della Ge_rmania liberata. · ANGELO TREVES. LASSALLE E NOI « Marx ha ragione per i secoli, ma .per i decennii, nei quali viviamo, in tutti questi punti, Làssalle ha avuto ragione •· . (K. Renner: Lassa/le gpschichfliche Stellung, in Gesellscha/t, 1aprile). .Per noi, che yiviamo fuori del ci.rcolo·delle preoc– cupazioni e .degli interessi strettamente tedeschi, la commemorazione di Lassalle. ha un carattere puramente storico: ricordiamo uno dei pensa– tori e degli agitatori che ha più contribuito· a formare e consolidare quel movimento di pen·– sieri e di fatti che è il socialismo. Il movimento socialistico dei tempi n0stri non ha, fuori della ·Germania, molto appreso o derivato dallo inse– gnall}.ento e dall'esempio di Ferdinando Lassalle. Dove esso non crebbe, come in Francia ed in lhghilterra, sul suolo delle proprie tradizioni e dei proprio pensievo, esso promanò dalla vasta spinta ctell' Internazionale e, per la suggestione di questo esempio, risalendo alle fonti, venne in con– tatto del marxismo vero e proprio, col quale, dal più al meno, con una maggiore o minore ade– sione alla dottrina genuina, esso fece le s\1eespe– rienze politiche, professionali• e culturali. Per i socfalisci non di iingua tedesca, LassaUe è. uno scrittore e pensatore, che "ha grandemente ono– rato il pensiero e l'azione socia Lista; non un Mae– stro, a't cui insegnamento si sia attinto, ed il cui esempio si sia seguito, per l'efficacia persuasiYa e-I.ella dòllrina e della sua pratica. ùnora la nazione tedesca il fallo ·che da essa siano usci ti uomini come Marx, Engels "e·La~salle. Tanlo idealismo, tanta virtù di rinunzia, tanto distacco dagli interessi mondani del ceto colto del loro tempo, che, come tutti i ceti colti, non -po– teva fare la sua strada se non al sèguito o al servizio delle classi dominanti, che_sono anche le sole che possano pagare in onori ed· agi_ la fe– deltà e le. prestaz1om della cultura; è ia prova che la Gèrmania della prjma metà _del s~colo scorso, non sol.o fu un prodigio nel campo del pensiero e della cultura, ma anche in quel10 delle virtù superiori della speçie. Oggi la cultura e la ·scienza non osano contradire agii interessi domi– nanti. L'uomo dì pensiero, artista o scienziato,

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