Critica Sociale - anno XXXV - n. 8 - 16-30 aprile 1925

CRITICA ·SO0IA•LE le merci, che sposterebbero tùtti i rapporti- interni diprodlÌ.zione, metterebbero in convulsione la scala dei prezzi, così delle cose come della mercc– lavoro, chiuderebbero le fabbriche e porterebbero al massimo la disoccupazione operaia; gli Stati debitori, i quali, per creare i mezzi del pagamen– to, dovrebbero ridurre i loro proletariati a con– dizioni di vera schiavitù: una schiavitù, anzi, à doppio grado: 1 °, imi:nediatamente Yerso i diret– ti imprenditori; 2°, mediatamente verso lo Stato ·estero creditore, che guadagna un'influenza che è già p_iù che una supremazia, .anzi un'egemonia, · minaccianle la stessa.indi.pendenza dello Stato de– bitore. Aes alien_um acerba servitus. Visibilmente . iQ. questo rapporto il fatto sociale ed it fatto poli– tico, il fatto interno ed il fatto europeo si richia– mano l'un l'altro. L'incremento della soggezione economica della classe segue di pari passo la di– minuizione della ìndipendenza della Nazione. E forse che alla regola che abbiamo ·posta sfug– ge lo stesso problema della sicurezza, che così tremenchmente angustia la vita degli Stati d'Eu– ropa, e pone oggi la Germania tanto vicina alla Frau-cia per la questione dei confini occidentali, quanto distante dalla Polonia per la questione dei confini orientali; ciò che non tranquilizza la Francia ed esaspera la Polonia ? Che cosa c'è, in fondo, nell'antàgonismo tra la _politica del Proto– collo di Ginevra (arbitrato, disarmo, pace) e la politica dei trattati particolari di garanzia? Ciò èhe tutti vedono è il pericolo politico di continua– re il sistema delle alleanze opposte e di div~dere ancora l'Europa in due campi; ciò che vedono i più accorti •è che nel suo substrato econiomico ia politica del Protocollo tendé alla europeiz_za– iione della produzione,· alla più grande libertà economica in una Europa politicamente una; la seconda, la politica degli aggruppamenti fissi, svia . o rompe a scopo politico il flusso normale della circo] azione. economica dei prodotti;· sottomette l'economia· al vassalaggio degli ~ggruppamenti politici; subordina tutto il ciclo capìtalistico del– la produzione e del consumo alle esigenz~ dei suoi 'antagonismi nazionalistici. Allora tutte le posi:: :doni di privilegio politico - Danzica, la Sarre, l'Alla· Slesia, i territori renani, ecc. - manten-· gono e rafforzano il loro potere perturbato11é del sano e spontaneo flusso feco.qdo della circola– zione. Con quali contraccol_pi nella lotta di classe interna dei diversi stati? Chi si arrischia a pre– vederli .e a definirli tutti? Certo la vita operaia ne soffrirà terribilmente in tutta Europa, specié per la profonda incertezza delle sorti degli in– vestimenti capitalistici. Qui pletora, là anemia. Qui capitale senza lavoro, là lavoro senza· capi-· tale. L'ammassamento dell'oro devasta come la sua rarefazione; abissi e ipogèi delle. valute. Ecco le condizioni in cui sul capitalismo fisiologicO' della fabbrica si erige i I patologico capitalismo' della Borsa. La speculazione è la regina che non ha . altra legge fuor che il suo capriccio folle: un tornaconto fantastico come quello che infosca lo sguardo dei giuocatori ossessionati intorno alla danza della· :roulette. Tutti i procedimenti della produzione, ne sono turbatl nel profondò. Ecco il ballo di San Vito delle valute, gli eccessi verti– ginosi dei prezzi, il distacco del salariò reale dal nominale, le agitazioni dei disoccupati e degli scioperanti, esasperazioni rivoluzionarie ·e ricon– venzionali fascistico-dittatorie. BibliotecaGino Bianco Il socialismo non esita. Mac Donald e Herriot sono per il Protocollo. Chamberlain e i conser– vatori e i nazionalisti sono per i trattati parti– colari. Il socialismo si ricorda di essere interna– zionalista, non soltanto .per il riflesso della sua lotta contro. gli interni sfruttatori, ma per atti– vare il superamento del capitalismo che è iµ– ter'nazionale. I fratelli-nemici, i comunisti, invece . sono contro il protocollo di Ginev-ra, centro la Società d·elle Nazioni, contro l'unificazioµe euro– pea considerata come preventiva imificàziò1~e del processo capitalistico. Essi, che sperano nella conquista dall'esterno, per le armi della Terza Internazionale,. sono i soli che disintegrano an– cora la questione di classe, fa qùestione interna degli Stati, dalla questione politica internazionale. Perciò essi possono ;allearsi contro l'Europa ca– pitalistica con tutti .i nazionalisnii asiatici preca– pitalistici e schiavisti; e a questo obbiettivo. sono costrelÙ a sàcrificare l'autonomia delle lotte di classe inlerne, dirigendole la Terza Internazionale secondo norme che sono spesso estranee ai fini immediati e prossimi ·deUe, lotte stesse di classe. Perciò fungono una funzione di reazione. spiri- tuale e storica. · Concludiamo questi appunti con la parola, ~che ci sembra li riassuma, di un diplomatico saggio e acuto, il D.r Rafael Nieto, ministro del Mes– sico a Roma; il quale' la mette in tesla ad un suo bel volume di saggi, denso di idee e di verità, Mas alla- de la patria (Mexico,· Andrea Bote e Hijo, 1925), ' « La civiltà è malata a morte. La conflagra– zione bellica che ha devastato testè il mondo e le guerre di èlasse che di annQ in anno si fanno più intense, sono i sintomi-del grave soffrire della civiltà umana. La genesi di questi mali si deYc cercare nei nazionalismi folli, nei razzismi stupidi e nelle ingordigie imperialiste; più specialmente, nello sfruttamento economico delle classi e dei popoli deboli da parte· delle classi e dei popgli forti ... Due problemi sembrano decisivi per la salvezza della civiltà inferma: il pr.oblema della · proprietà e il problema delle relazioni interna– zionali. Se questi due problemi non si :risolvono convenientemente, non resta che .da disperare della civiltà contemporanea ». , Noi non diciamo altro nè di più: se non che i due problemi l'le formano omaL evidentissima- mente, uno solo ! • Ct,AUDIO TR.EV~ S. Le richie.ste che si vanno facendo di mi~ sure · .draconiane, feroci, 9on~ro le Opposi– zioni, per · farne tacere il pensiero, dopo che si è fatto tacerne la parolà., sono 1,l segno caratteristico dell'ora. . Non potendo parlar_ne come vor,remmo, preferiamo tacere, per adesso. Ma prendiamo atto_ che nepp_ure il silen– . zio. imposto con appli(?azioni arbitrarie di · arbitrari decreti può .dar sicurezza ai 1:eg_imi che non si fon<Jano sul consenso. ·

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