Critica Sociale - XXXIII - n. 15 - 1-15 agosto 1923

I O ritica· :Sociale ' RIVISTA .QUINDICINALE DEL SOCIALISMO Nel Regno: Anno L. 24: ~ Semestre L. 12 - All'Estero: Anno It. L. 28 - Semestre L. 14: DIREZIONE: Milano - Portici Galleria, Z3 ~ AMMINISTRAZIONE: Via Omenoni, 4 - Milano Anno XXXIII - N'. 15 Numero separato Lire UNA MIiano, 1-15 Agosto 1923 SOMMARIO Politica ed Attualità La morale '.11,ediadella vita inter1UJ,2ionale (CLAUDIO TREVES). Auu,,.to OIWmo (FILIPPO TURATI). . • Intorno ai due ultimi event>i ,{GIOVANNI ZIBORDI). Dinamismo •tatico {ODSERVER). , Ubi spiritus, ib,i libertas (ADELCHI BARATONO). Studii economici e sociologici Moven~i 11,a,//_erial,i e BP_i,_-ituali neD social-ismo: I . . La. ui-ust·izia deul• utopwt,; la c1·1t·1ca di Marx (ALESSANDRO SCHIAVI). Stato e S.indacat,i (ALFREDO POGGI). • • Lette:-satu ra, Filosofia,_ Fatti socia I i DalDe Riviste (ANGELO TnEvES). Spigolature (STIOUB). Ciò che ti stampa,: Eutanasia ed Eugenetica {A. B.). r.,a C,ritica. Sociale non dedicherà oggi il suo primo ar~icolo ala questione dei raipporti fra il Partito socialista e le Organizzazioni operaie. Il tema fu troppe volte trattato. E, se ess-o è pres– sochè inesaaribile, la sua attualità, come scrisse , ~a Giustizia, non è che artificiale. 1 connubi di cui si son pasciute in questa quindicina le fan– tasi-e, tra il Governo e la Confederazione del La– voro, si sono, quasi per concorde ammissione delle parti autorizzate, quella fascista e quella confederale, dimostrati nulli od evanescenti. Co– me, alla fine ,conolu-se una sua intervista il· com– mendalor Rossoni, capo delle Corporazioni, data la -inconciliabilità assoluta. dei principi esislenti tra la Confederazione e le Corporazioni sulla questio~e della lotta di classe e della Interna– zionale, alla Confederazione non spetterebbe che di sciogliersi e di portare alle Corporazioni ciò che di vivo le resta, di direzione e di seguaci. Noi pure posi pensiamo, salvo, natuMll.mente, la conclusione, che, secondo noi. è per ta necessità della Confederazione del Lavoro di restare se stessa e difendere, come può, la propria aufono– mia, attendendo fiduciosamente che i tempi e le circostanze volgano favorevoli ad una· ripresa del concetto dell'unità sindacale sulla base de'lla fodipendenza delle Organizzazioni da ogni par– tito politico, ma non da ciò che ne deve esser l'anima, lo spirito classista. e ·la visione sicura · che ogni movimento ,operaio tende all'abolizione delle classi, attraverso all'aJb(j}izionedel -:regime del salariato, cioè, tende, filosoficamente e pra– ticamente, a-1socialismo. Ma, se profondamente inattuale è stata l'orgia ibliotecà Gino Sianco dei commenti sugli accostamenti tra il Governo fascista e la Confederazione del Lavoro, con re– lativo e èontradittorio pronunziamento della stampa ministeriale a favore di un ipotetico Par– tito del Lavoro - il quale, se potesse ora costi– tuirsi, non sarebbe che un ricostrutl-0 pentolone di tutte le tendenze e di tutti i partiti socialisti e comunisti, ossia un pélissoa· ritroso di tutto ciò che volle il · mO'Vimento o.peraio itaJliano ·più vivo e più educato - la causale non tanto re– condita. di tanta stura di articolesse è rimasta attualissima, e di essa -e delle sue conseguenze non è forse inoppo.rtuno liberamente dìscorrere; involgendo essa probi-emi essenziali di vita per i~ popolo italiano. Il fatto che ha cLeterminato l'apparenza di un nuovo atteggiamento della politica ,governativa verso i capi delle organizzazioni operaie è che, per una somma di delicatissimi motivi, tutti at– tinenti al credito del nos.t-ro Paese presso l'E– stero, il Governo ,fascista non può più lasciar cr:eidere al cli là dei confini nazionali Che esso rappresenta uno Stato antiopera'i-0, antiproleta– rio. iR,ipetiamo anche una volta ciò che avemmo molte volte da osservare: ·esiste nel mondo un clima di civiltà democratico-borghese, in cui en– tra come coefficiente di valutazione ,anche il mo– do di comportarsi dei singoli Governi verso le classi operaie; dal qual èlima ambientale nessun GO'Vernopuò a lungo prescindere nei suoi rap– porti con gJi altri Governi, per un doppio ordine di ragioni astratte e positive. Il primo ordine ri– guarda quella che s-i potrebbe chiamare la mo– rale media delle rela zioni, la quale fa conside· rare come singola.re e -sospetto e,hiunque se no scosti oltre una certa linea. I costumi diventano abitucl!ini, le abitudini diventano ,natura n'eg1i individui e sto.ria neLle collettività. E' qui che si radica fa diffidenza di tutte le società costituite contro tutte le novità brusche, siano rivoluzi,o– narie o siano reazionarie, negli Stati ad esse vi– cini. Ognuno vuole che il suo vicino viva come vive lui. Ciò è una garanzia per conoscerlo, per sorvegliarlo (occorrendo) meglio. La democrazia - ce ne disipiace per chri crede di averla sop~ pressa per l'Italia mentre vive n·cl resto del mon– do che può ·e comanda - dalla Francia all 'In– ghilterra; dagli Stati Uniti ai, Paesi Scandinavi, alla Svizzera, ai nuovi Stati usciti dalla confla– grazione di guerra - la democrazia chiede de· mocrazia e si insospettisce dell'antidemocrazia, o sia fascistica, o sia b()lscevica, o sia restaura– zione dell'ancien regime, o sia instaurazione .di un regime troppo avvenirista; sempre la demo- ,.

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