Critica Sociale - anno XXXIII - n. 5 - 1-15 marzo 1923

:&• ._. .C:RlTICA soqAi.K. &1 eran venute salendo ad un grado ·di retribuiio:p.e e- · conomica e di influsso polltico supehore al suo. Se la·lunga tradizione la rendeva, anzi, acquiescente alla propria inferiorità rispe.tto. ai primi, mal s'adattava invece alla inferiorità rispetto ai secondi: si sentiva offesa nel 'prestigio e nella dignità sua; sentiva peg– giorata, per _questo salire degli altri, anche le sue condizioni c/;i Vita. materiale : perchè l'accresciuta capacità d'acquisto degli -altri, massime dai ceti o– peraì, che i:.ono i più numerosi, peggiorava grave– i;nente le condizioni del mercato per lei, la cui ca– pacità d~acquisto s'era invece ristretta. E 1:m po' alla volta,, anche per l'abile· e perfida campagna deÙa stampa asservita al capitalismo, i suoi rancori si ve.nn, ero facendo sempre più àspri ed esclusivi. contro i ceti la cui posizione a suo riguardo ,s'.era andata invertendo. Da questo nuovo spirito della e.lasse media e da questo infiacchirsi dello ·slancio rivoluzionario· del– le masse operaie .ebbe certo la sua nascita ed il suo primo incremento il moto fascista. (l- fascisti e i . loro simpatizzanti sostengono il confrario, ma si tratta di mera vendita di fumo).· Ma, non basta. Dopo tutte le grand~ guerre, tra– scorso quel tanto di tempo strettamente necdssario per far svaporare la stanchezza ed il disgusto per' le rovine, i disagi, iLsangue v'ersato, sorge negli ani– mi un irreprimibile sentimento dì :ammirazione e di religioso rispetto per le grandi gesta compiute. Ti– pico (forse anche in quanto è .storia a noi più vicina in ordine di tempo) è il caso della .Francia; la guale, dal 1820 al 1830 e ancQe più in là,. fu tutta piena degli. echi della• epopea napoleçmica. (Chi non ricorda la patetica grandiosità della celebre poesia di Heine: « I due granatieri »?). _ Questo è un fatto c_osì profondamente umang, · ed in µn certo senso cosi giustificato e giustificabile, •che, a pensarci; si deve ammettere che non è possi– bile accada diversamente. '/ _ - I Ora se, politicamente parlando, l'immediato dopo- • guerra, con quel suo rovente disgusto . universal- - mente diffuso per i fiumi di sangue sparso· e per tutti gli altri lati penosi ed irritanti della_ im~ane tra– gedia, fu tanta acqua al molino di coloro che alla guerra erano stati coraggiosamente avversi,· e fu invece a sfavorevole a, quegli altri paftiti che alla guerra avevano elevati i loro osanna, è logico an– che ch(l le parti dovessero invertirsi quando, guarite le piaghe più acerbe per opera del tem.po, rapido ar– recatore di oblìo, risorgeva ogni giorno più vivace negli animi Io spirito ammirativo e commemorativo . per le grnndi leggendarje gesta compiute e per. la fine coronata di vittoria. · I partiti s@noun po' come quelli che in Borsa gio– cano al rialzo ed al ribasso. ·Certo, nessuno vorrà pretende,re di guadagnare sì in un caso che nell'al– tro. Quando si vince, va bene; quando si perde, ci vuol filosofia. Tra i-due fatti indicati c'è un'intima corr!llazione; ed è precisamente il ristagno· della marea rivoluzio– n~ria che p.re· cede e condiziona il risveglio dei senti– menti patriottici, e ciò per l'ovvio motivo che ·questa specie di « religiosità » e di « culto della patria » t~nto più vivamente doveva e poteva manifestarsi, quanto più s'accasciava lo spirito ribelle delle masse proletarie e s'affermavano le condizioni c·he stimo– lavano .o ac~rescevano le forze di resistenza degli altri ceti. E anche_qui i portàvoce del fascismo sono nel ·falso, facendo· apparire il ristagnò della _rivolu- zione prol,etariQ.. come causato dal risveglio patrjot– tico. Vero è invece l'opposto. Ma vi è ancora delraltro. In ogni occasione, tempo è luogo; l'umana mali• zia, sempre in agguato, ha saputo mettere a pro, fitto del privato tornaconto il momento in cui, o per grandi calamità o per altri motivi, premendo msomma eventi maggiori, la pubblica attenzione ri– maneva· distolta- dalle còse di importanza mediocre e minima. Perciò la guerra e l'immediato dopoguer– ra furono il vero regno di Bengodi per tutta la gente scaltra e fortunata. Durante 1a guerra, ·era il pen– siero assorbente ed ossessionante dell'invasione ne• . . · ,mica e della necessità di vincere; durante l'imme– diato doIJoguerra, era lo spettro della vindice. rivo• luzione proletaria che assorliivano il pensiero di tutti, distraendolo da altri obbietti. In quèsta generale distrazione e disattenzione, il « bene pubblico'» era andato soggiacendo ad infinite•· offese e soperchierie da parte del « tornaconto pri– vato», reso impudente e sfacciato dall'esempio di tutti e dà una facilità del malfare quale non s'era vista mai. Ma.il bene pubblico, tradotto dall'astratto · nel concréto ,non è altro che lo « Stato », la cui flo– ridezza si misura. sulle condizioni, in cui versa la sua, « Autorità » ed il suo « Bilancio », ossia la capacità di far piegare il collo all'egoismo pr;ivato, si moral– mente che finanziariamente. Ora, se risponde al èarattere generale dell'animo umano, che, ·venuto meno l'urto delle classi -e lo spo– starsi delle loro. rispettive condizioni, abbia preso vigore il « culto delle e·roiche memorie », non meno di questo risponde anche il fatto del risveglio di una « coscienza statale », ossia della preoccupazione di tutelare il « bene pubblico » contro l'egoismo e la.delinquenza dei singoli. Così anche nelfa natura; se tramonta il sole, comincia a risplendere la luna e il chiarore ancora più fievole delle stelle. Se· le prime due cause da noi elencate spiegano il sorgere ed il rafforzarsi del fascismo, la terza, ora da noi esposta, ne spiega l'improvvisa ed in;yérosimHe asce• sa al potere. 1 Gonviene però aggiungere, che ciò non sa.rebbe accaduto senza il. fiuto da· consumato demagogo di Benito Mussolini, il quale ad un certo punto comin– ciò a renders( un chiaro conto del desiderio ancor,i inconsapevole, ma già fortissimo, diffuso in tutti gli stmti sociali; !le anche con non eguale intensità, di venir e in aiuto allo è< Stato », cioè al « bene pubbli– co », insidia.to e soffocato in infinite guise, e sotto ogni 'lpecie di. trave5timenti, dal tornaconto privato. Capopartito e statista di non comune abiÌità, Mus– solini seppe trarre da questa sua opportuna e tem– pestiva scoperta il massimo vantaggio, rivendicando a sè ed ai suoi a gran voce il merito di essere i soli abbastanza forti ed energici per difendere e restau- rare lo Stato. · L'astuzia· di Mussolini sta sopratutto, oltrechè in una innegabile capacità organizzativa, con cui seppe preparare una pod~rosa forza disciplinata ed ar– mata, per il conseguimento di un fine per cui ogni - altro mezzo s'era rivel~to insufficiente,. anche nel– l'avere rinunziato a indagare o, piuttosto, a denun– ciare la verità sulle cause e sui modi per .cui e in cui il bene pubblico era stato sacrificato al bene privato;- e nell'avet anzi accettato e accreditato la spiegazione comune, messa in giro, con astuzia ma– ligna, dai maggiori interessati e colpevoli, accolta per superficialità spirituale dagli altri, che· cioè solo · àlla causa più visibile (irrequietezza degli operai, diminuita loro volontà e produttività di lavoro,. loro continua aspirazione a ·paghe più elevate; ecc.) fosse dovuto il disagio de.Ila Società e dello Stato. La furberia e la. capacità di calcolo di Mussolini rifulsero, del ·rest~, anche in altri due oraini di fatti.

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