Critica Sociale - XXXII - n. 22 - 16-30 novembre 1922

.338 . ,CRITICA SOCIALE ---'----_..:..;:..._ ____ -'-------- • il proletariato .all'azione reazionaria, di ,smantel– lamen,to della libertà e ai dèm-oliziòne del vi– ver1:1 dem'~oratioo: d~ò, ohe poteva essere Ùn orud·ele spediè'nte necessario di un'ora àbb>'ianio teorizzato quasi come_ verità universale. Se.con– sentivamo, ammirando, al quintuplice voto degli operai russi e bolscevichi contro il voto unico e !ìemplioe dei oontadiµi, ci spuntavano le armi per oppugnare iI voto plurimo e per• cfifendere il Suffragio univèrsale. e la Proporzionale in Occidente. Ogni cosa ridotta a un giuoco mec– canico di forza, la Reazi'one si chiarì più forté' e ci intimò •il ~ilenzio, meno ancora c0l bava– glio, che con la approvazione preventiva che avevamo dato ai gesti deHa forza vittoriosa, Ora· è stupefacente come l'apologia, ohe la stampa quotidiana fa per mille modi dell'evento di tta~orio, è la stessa ohe si faceva dall'evento rivoluzionario. I,; molti. in buonissima fede, ci scuotono, .gridando: Non vedete· che è una· rivoluzione? E se la Rivoluzione, come la gen– ts si ,è abituata a concepire, è soltanto una presa violenta del Governo e la soppressione delle guaren\igie individuali e la col).centrazione di tutti ì poteri .in 'una mano, questa è una Rivoluzione. E l'apologia si intesse di. tutte le variazioni possibili sul tema: il fine assolve pei· i mezzi, in cui si incontrarono San Paolo e Machiavelli, i Gèsuiti e Giuseppe Mazzini. E' quasi nèn è· alcuno che si accorga della insidia dialettica !3· morale che si nasconde sotto il velame delli versi strani. Ohe qui non si assol– vono i mezzi per un fine; ma si giustificano per un successo. per una « vittoria personale > che è fine a !Je stessa, cioè non offre. prospettive di rinnovamento e di elevazione, ma. soltanto di ri ~orno a forme arretrate e condannate di vita e di oppressione degli. umili. L'adorazione del successo non. ha nulla di . comune col senso augnsto · della congruenza dei mezzi al fine, ·'che è,· anche noi lo crediamo, tutta· la concreta sag- . giezza umana. Fronteggiare la dittatnra; difen– dere per tutti la libertà, è più oppoi·tunQ, ai fini del socialismo e del ·proletariato, che l'utilita- 1·ismo .9-ei Gruppi sindacali, i quali la ditta1ur/l può .blandire. e puç, se~urre contro la l'oro piu vera e maggiore utilità che è riposta nella co- n;iune libertà. . • · . Una libertà di protezione è libertà-? ci non è anzi un favoi·e che si concede e si toglie se– condi i calcoli di un _esper;mentato dispotismo, che si applica a- divide1·e per impe1·are ?- ' La li– bertà è una; si nutre, di uguaglianza e ·si. ap– pella alla solidariet~ di tutti. Lo si ripeta fino alla sazieM. L'origine· dei fatti presenti, la de– cadenza parlamentare fino alla ultima abbiezio– ne oonclamat.a nell'assero blea eletta d'al suffra– gio universale, l'attuale. perdizione del ceto dirigente, riposano nella sciocqa opi'nione .che· si potesse distruggere la libertà solo per la classe lavoratrice e che il flagello scatenato si arrestasse alla soglia della gra.n massa dei ceti medii e rispettasse i modi proprii della .vita politic,i liberale, democratica. L'organo maggiore della borghesia, il CoiTiere della Sem, fu il maggior colpevole di tanta aberrazione e ne fu ·già puni~o ~ mortificato. Oggi, con }'.imba– razzo e la t1m1dezzza. 0 1 he gli derivano dal suo -BibliotecaGino Bianco trascorso, ricerca trabalÌando la_ str9:ria sm~r– rita. Oggi, contro le forme chmse_ d~lla dit– tatura e dei pieni poteri, si appe'lla· all'uomo della sti-ada, che sa quanto basta, e forse 'più di tutti-. della sua· cosa, e che non può parlare che attraverso la voce del Parlamento e, quando questa è• muta, egli è' muto. Quell'uomo della sh·ada era ieri un leghista, un coope1·ato1·e che accresceva la sua competenza in quella cosa che · . era su·a con la co.mpùtenza qei suoi compagni della Lega e della Cooperati va, che il Go1·rie1·e della Sem trovava naturalissimo ~ legittimissimo fossero date all'incendi1J e i soci passassero per i rigori· della bastonatum. Il richiamo non è una rampogna; è uua dimostrazione,. Il più. potente contrafforte delle istituzioni liberali borghesi era nel proletariato; comecchè questo tendesse a superarle progres– sivamente; quando fu demolita la potenza, poli– tica del pro1etaria to con la distruzione in suo danno delle guarentigie comuni, franò imme– diate,1n_ente' il sistema delle stesse istituzioni li– berali borghes_i. E quello che piil monta e che più dona a1la efficacia del! a dimostrazione,, àl– l'ora di difender➔ a viso· aperto nell'assemblea .insultata e percossa il Parlamento, se se ne eccettui la .voce solitaria di un sardo valoroso· , che parlò soprattutto per la pietà della sua isola natia, il solo che si elevo· tra i vecchi parla– mentari al cimento e stato ancora. un socialis'ta. Battaglia di pµra fede e pi ideale. T lettori della G1·i'tic'a ne hanno più, oltre l' intero docu– mento, che non dice tutto lo sforzo er01.co della battaglia sostenuta su la massa dei vili spro- - fond!l,ti nell'à.cqui,escenza.' e il furore 0eluin<;>dei « manipoli • che bivaccavano, insultando e minaccianrlo l'uomo libero, e che parlava, senza, neppuré che lo sospettassero, .::.nche per quelli che lo insultavano e lo minacciavano. Perchè la dittatura ·e l!!, liber'tà .non sono nomi vani senza contenuto. Questa dittatura . non è rivoluzionaria, appunto; perchè, retro, al suo carro, non reca o~e il corteo funebre dei vecchi ceti pa,rassitari, animati al ~accheggio dello Stato. "& la libertà non A uu'asttazione, perohè dietro quesfa pa11ola è la falange· serrata degli uomini,. dei cittadini che. non· vogliono cadere sotto ld sfruttinnente plutocratièo, sottò il' manganello dei monopo'lizz·atori privati çlei pubblici servi _zii. La lo tt<i. pe~ la libertà assorbe quella stessa sindaca.le per la -tutela dei con– iiratti di lavoro e l a porta al massimo della sua efficacia. · ·Ecco p~rchè non sentimmo la nE!cessità che il segr~tario .della Confederazione del Lavoro, 'il compagno cl' Aragona, sorgesse a inyocare una libertà ohe S'embrasse singolarÌ'zzarsi per i Sin– dacati operai, e desse fa falsa idea di u,na pro.– clività a patteggiare col cl:sarismo. Non al}d:ra · molto che Io stesso « sindacalismo nazionale • ..:._ · per l'intrinsécat' reougnanza delle cose - dovrà sollevarsi - noi ne siamo convinti '– contro i:I favore di Cesare e i'l feudalismo capi~ talistico che regge Oes~re e là sua fortuna. Noi non st,rologhiamo quanto q.uesta durerà, se due giorni ·o djle anni: come la Oamer:à che morrà nel disonore della •sua funzio11e di caria– tidi; al potere person~le, Quello che ·è imma-

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