Critica Sociale - anno XXXI - n. 13 - 1-15 luglio 1921

206 CRITICA SQOIALE gore, non più alla piena lùce del giorno, ma iù segreto, fra le tenebre. Non più l'ardore marziale, nop più l!!-bel– licosa Rttività; ma l'intrigo, la cabala, l.e m;i.uovre a.·ti– ficiose. Che umiliazione! Al tempo dell'Imperatore, dico. Beyle, GiL1iiauo 'sarebbe stato un onestissimo uomo; ogg.i è un mariu9lo. Ed è, anche, il prìmo' tipo de],,.dèclassé, prnnto alla rivolta ed al delitto. • , Dappert:1tto, anche nei più gran4i, egli •non vede che b menzogna, l'ignominia, il' ciarlata1tismo. Per lui, non c'è nè Dio, nè religione; per lui non' c'è nè diritto, . nè legge; non c'è che la , forza del legne • e il b~sogno dell'essere che ha fame e.freddo. Tale·"è ·1a. filosotia di Gi_uÌiaho, e, dice Stendhal, « poteva esser vera! •. · • Il grande valore di « Rosso e nero • . sta,' come ho detto, nell'essere u•na rappresentaz'ione della generazione venuta dopo .le glilene di Napoleone, e nell',i,vere com.e prototipo, spiega Emili.o Zola,' (1) e un figlio di quell'oi'a storica, un giovane di una intelli'geuza superiore, obbli: gato, per temperamento, ,a fare una grande fortuna, chl;l ,è venuto troppo tardi' per·essere uno ·dei 1narescialli di Napoleone, e. si decide a passare per le sacristi\l e ad ope-• rare come un servo }pocrita. • · E Filippo Rubè non è for,se uu poco un prototipo della nostra· generà)':ione, o ·di quella parte della bo.r– gllesìa itàlian11, che ha voluto la guArra, vi, ha parteci– pato, ed ora non riesce a raccogliere i frutti, che nella s,1a infatuazione di retorica latinità'pretèndeva ritrarne? Anch'egli era calatv a Roma dalla prov'incia por– tando di suo ·, segnatamente ur;a logica, da spaccare un eapello in quattr9, un fuoco oratouio che consu– mava l'ar~omentazibue fino all'ossa e u'na ·certa fiducia d'essere capace di grandi cose, portagli in cuore del padre; il qurtle era segreta,rio comunale a. Calinni, P 1 conoscendo bene l'EnPide in latino e ·la vita di Napo– leone in francèse, giudieava che tutti, a cominciar\! da ;,è medesimo, fossero intrusi in questo mondo, fuorchè i ,ge1ii e gli eroi ». . ~ E quando, in quel ·luglio 1P14, arr.ivò.la notizia della guerra,· egli sentì , che finalmente qualche cosa di·graude' . acc,1,deva, di molto più grande che non fos.>,o la morte del padre, e -Chfi era finito 1'o.stagnare dell'acque tra le basse rive,. · ' · E si arruola volontai;io; e. parte. per il fronte 'col grndo e lo stipendìo di ufficiai~ è , per la prima volta dopo l'infanzia egli era redento dalla servitù del bisogno». Pe,·chè, a trent'anni, fra il suo ,sogno argog\ioso e il tragico della realtà, nulla !Jra "ucor riuscito a co– struire. Perchè, mentre da un lato crede d'essere da più . degli altri e d'a-ver(l ·un de_5tino privilegiato, dall'aJ,tro si ricon0sce ,·un mediocre con un po' di· facondia, con_ una logica secca e ,con troppa immaginaz,iòne •. . Egli• s.pera "he , la guerra rinnovatrice ciel mondo sia la sua medicina• e gli ridia vigore al còrpo e all'anim'a. · ~ E perdette il posto e ,lo stipendio,· ma. rion .la spe• ranza della fortuna. . ·, Nelle dimostraziouì 'fra so·cialisti e fàscìsti, dopo che questi ebbero·• affumicato il covo del serp,ente, .incendiàto l'Aoantì • si ritroitò coi compagni di trinoeit:• e quell'as~ sassino di Uarlandi • e quel cherubir;10.nrnrnto della mazza di Ra!Jied, • tutti e ~Ll~ briachi di, s!1-'ugue•; e partecipò alla rmn10!'.!e dei fasc1st1 e • non po.beva nascondersi che · / ·· dal groviglio della discussione sorgeva ua \ vampa di s'fre-- nata gioventù che consumav_a le scohe,: · E « qu:egli spettacoli ,di violenza gli· ridavanb tono. e • aveva di nuovo. il presen~irnento, ta•n'te volte ing.anrie• vole, che. la Iarga miasmatica palude della sua vita fosse · vic:iua allo s-bocco, e che fra poco la 'corrente del suo de– stino avrebbe rumoreggiato .in una gola salubre e profonda. Fra poco gli sar,ebbe accaduto qualct>sa di s,ignificante e di bell'o; fra poco 'sarebbe valsà la pena di vivere,,· E_venne la fortuna al ta,volo v:erde, con q Llel e figtii:o \ .di Ga,rlandi • ~otto .la spec~e di quindici'bi1dietti da •mille; una corsa a Stres\L sul !ago, 'l'incontro «fatale• con Ce– lestina, ritrovata dopo. la conosçanza a Pa1·igi; quindici giorni di amori divini, 'l'aunegament,:i_ctella beljissima e squisitissima dama1· l'arre&to per sos~etto di assassinio, l'assoluiio'ne in istruttori'a, la fuga come un randagio per l'Italia e la ·fine in una piazza d·i Bologna 1 ~otto un!), cil.– rica di cavalleria, tenendo uno stracc'io ·rosso e uno µero rnessigli in mano' dai dimo.stranti (in mezzo' ai quali s'è trovato sbucando da gna strada laterale) ·all'Ùdirlo gr·i– <lare .~viv,i 'Lenin! • viva il bolscevismo!,, mentr'é, pe'n, sàva_: , sì, il bolscevismo, la prigipne univer'sale, la ca– se'r1na. Mi. t'.1tti av1:'anno un posto in quella· prigione, E saranno tutti ugna.li e senza nome•. ·' , Che cosa è stato Ùù.nque R.ubè?' Lo dice a se ~tesso in un tilomen to di delirio, éredendo di dibatte~e I con Pfl.· dre Mariani,·,. « Io ho creduto, solt!),nto nellafortuna."Un modocomd - . un altro di d'irmi avventuriero: Ha l'.agionè: i,o non ho ·· cerca..to che il piacere, il denaro,, il successo. Certo i,lmio modello non e1-apè San Francesco nè San Luigi Gonzàga. ],fa· i santi di tutti i :niei compagni di_scuola e di'trincea , e di P1tlazzo di Giusti~ia, non. sf chiamavano così. Ssi: chiamavaùo Don, Giovanni, che so'. i<i,? Napoleone. Pero bisogna convenir a 'che conie adoratore della Fortuntt io s'uno piuttosto e~cezion11lè. Così sfortunato da fare com– ·passione. Compassione a chi? Ma nemni1mo a me stesso, avventuriero sventurato• , · · ,Di "chi la 'colp,,? , Ma • uria parte cospicua cri ·eolpli,•ce l'ha pure la s·@· cietà, l'epoca• concludé Rubè. • La società è tu'tta infetta. " l · Altrimenti avì·èbbe trovato p:iodo dLutiiizzare le mie q:ua- . Jità, c11e c'eranq, e tlitti .me lò .dicèvano. '.e .mi predi•ce- vano un ·brLllantissimo avvenire. E invece ,eccomi .'qui,_ · vittjma dell'infetta sqcietà senzlj., Dio, un testjmotìe, ·un mart'ire, un.o che col sno éitci:ificio me annubzia ·la ré- denz~ue,; . . , Infatti,, all'ospedale. convalesèen,te da una ferita al polmone, non dubitò nè della ·fortuna pr'ofè,ssionale nè del successo politico. • Bastava aspettare la, fine della guerra e poi allungare la mano. Tutto gli veniva. dr di– ritto. In lui. non diversamente da ciò che accadeva a tanti 'lltri combattenti feriti, s'ern andft)t!\ jnsiuuando una disposizione d'animo pe-r c1t4 pareva· c:tie l'osperlàle fosse un punto ferm,o con spazio bianco tra il capitolo ,del dare ·e soffrire e quello del ricever~ e q;odere, Chi avrebbe pagato il debito?.: La p·atria, la s,ocietà, la na- .Ecco che risorge « .il d,iavolo dell'Ò;goglio è ~ella be- ' stemmia. Piglialo! afferràlo!' 'sitherri,. ·nel fo.oco "_tutti questi libri; diecimilit, centomila v9lumi .. Obbedite al I · /!:rande- Inquisitore 1 reve~end,issimo padr~' Mai;ia,ni, Tutti )enza ecceziotiè. 'Memoriale d,i ·Sant'El,en" ,1 StèÌJ7dhat Nietzsc_he', d'Annunzio, Tutti ~ul rog?, 'super~o~ini vivi., I ·e morti •. · 1 > • "' * *' * tura·, Dio? Non importa: qualcuno•. , . No; nessuno l'ha pagato U debitd. per,,'iè del)iti 'si– mili non si pagano, Sul- compimento di un dovere, au·che per chi lò considera come tale, non si 'può istituire un diritto alla fortuna personale. · , Vi è, sì, chi' l'ha fatta fortuna; e Rubè s"erve · uno di questi_, g_omeimpiegato, nia ~ente,, a ,un certo punto, tutta la rivolta per questo ser·v_aggio.; e noµ ·sa tratte_– nersi, da vanti al padrone, dall 'esaltarè un· cortP.O di • straccior:d •~.•c'era.una rel,igione. in quel flµsso d.'uma– nità; fosca. scura religione, qu,into; si voglia,· ma re!.i– gioue. Era detestabile, se si vuole, ma imponente; qual'- ' che cosa che pareva scatnrita dal lastrico, COIJleuna lavài, .e che guardava con ostili.tà la, luce. Si p11nsava, veden– d?lo scorrere, a un fiume ancora senz'arginj,' che può dtventare selvaggio e sradicare molti grossi tronchi, ma che finjrà. per ~ertilizz_are la terra», (1) Les roma,.ciers naturaliste,, pag. 9~ll5 (Paris, òharpeuti;r, ed. 1881). ·Bibliot.eca. Gino Bianco,- La generazione ehe pati ,Je nostalgie ·napoleonlc,he fini nell'ipocrisia delle saèristie, La gen~razioue ·che, J:/a . succhiato il Il'ietzschislh.o d'annunziano farà al!; 'rettnu.to? . ,' Libro di pessimismo, di scetticismo,' d;i egotismo à. _dungue? No, Ed è ànche questò ·che diffeFenzj.a il Pi·bi:o del J3orges~ dalla· co.ntefu~òranea letteratura I)ostrana, della quale è stato rettamente detto che è ineòn.ststehte è vana,, perchè· nessl,ino degli sèi;ittori che stampano romal'lzi , ha una concezione, ùna _gn,ida filosofica. H libro. de)< , · Bor~ese è,' attraverso. le dolorose, tragiche vicende ;di '' Rubè, e attra,w~rso la, disfa,tta della ·su:a v'ita,· un·'libro. .otltimis.ta e alimènhatore q_elle',sane ene_rgie per il 0ell'e,. '.J'nt_ta la- filosofia del libro 'e, foe 11ò:Ò.· erro, dell'aùtor.e' é nelle p-atole dell'amico di Filippo, ·Fedfl,ico, da lui,,mi: s~:nosciùto perchè: all'iniz_io .della guét·ra, all'a s:•~afr~tta : di mtervent1sta e vqlontano aveva opposto: , ma,11pririH>\ dovere è_di non çredersi· indispen·sabile e 'di non: forzare ' la 'sorte. Dobbiamo aspettare al nosho_,_postò per.fare poi. quello che ci ··comandeFaòno' di far~ .• ; nelle ,pa~ole-c0n le'·•.• '., . quali, alla an~iosa domanda: «· lìai trovato la cer€ezza? p · i,(:, . I

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