Critica Sociale - anno XXXI - n. 6 - 16-31 marzo 1921

82 CRITICA SOCCALE cialisti potrebbero non ardire neppure di pre– sentarsi alle urne ed essi potrebbero passare a pieni voti. Qnale vittoria!.. Appunto, il Governo deve avere la vaga sensazione che s11rebbe troppo grande. Se davvero, come si buccina, i lavora– tori disertassero le urne per schivare la guerra civile e per lasciare al Governo la responsabilità di avere finalmente una Camera degna del par– lamentarismo turco, senza opposizione e senza socialisti, l'on. Giolitti non potrebbe pi.il dire: « con questa Camera non si governa », ma do– vrebbe correggere: « con questo Paese non si governa ». Un Paese, infatti, dove oltre un terzo degli elettori facesse sciopero, non per indiffe– renza, ma per sdegno, e di ·tal forza fosse ac– cresciuto il sovversivismo antiparlamentare, nou sarebbe più un Paese secondo gli ideali dell'on. Giolitti, se anche lo fosse la Camera. Allora l'o,n. Giolitti, che è pur stato cosi sereno davanti allo ostruzionismo parlamentare, dovrebbe riflettere. Ohi non vuole dispiaceri, non faccia il Pre sidente del Consiglio; chi è insofferente di op– posizione, cambi professione. Ma non esageri le difficoltà, proprio quando la Camera, sbolliti certi impeti e furori di giovinezza, è pervenuta ad adattarsi meglio all'ufficio suo di legislazione e di controllo. La stessa opposizione socialista,..se resta rivoluzionaria nei fini suoi, abbandona le irruenze proprie di un tempo in cui si c'redeva immirnmte lo scoppio della rivoluzione e l'as– sunzione violenta del potere. Noi, che abbiamo sempre assegnato al Gruppo socialista una funzione ricostruttiva accanto a quella di demolizione, che abbiamo, sia pure non sempre con graad.s fortuna, predicata la neces– sità di un programma fattivo dì realizzazioni so– cialiste, senza pregiadiziali sulla capacità della cornice parlamentare a reggere lo sforzo rifor– matore, siamo qui per attestare una volontà di azione, conforme alle circostanze ed alle condi– zioni della lotta di· classe che ingigantisce ogni giorno, e che si p•uò imporre alla Camera. La quale non ha terminato ancora neppure quella. piena trasformazione del suo organismo, che è nella fatalità evolutiva e progressi va del regime rappresentativo, e che ess_1l, deve lasciare com– piuta in eredità alla Camera futura. Basti ac– cennare all'opera delle Commissioni parlamen– tari permanenti, che hanno sostituito i vecchi uffici che nominavano a caso gli effimeri esami– natori dei disegni di legge, per un'opera fram– mentaria, inorganica, senza sistema, e quindi senza coerenza. Coteste Commissioni stanno ora cercando la loro via; stanno creando lentamente i legami e le connessioni metodiche tra i rami diversi dell'azione legislativa e di controllo, per assi– curare alla Camera il massimo degli elementi 1 di giudizio, che vuol dira per integrare quanto piu è possibile la sovranità parlamentare di fronte al potere esecutivo. La Commissione per gli affari esteri è arrivata al concetto, cui per altro le BibliotecaGino Bianc particolari circostanze in cui ci muoviamo ha impedito di dare piena ese.cuzione fin da questo bilancio di previsione, di presentare alla Camera, a complemento della tradizionale relazione ·me– ramente amministrativa e finanziaria, una rela– zione essenzialmeute politica, al fine di dare alla Camera ed al Paese un quadro compiuto del– l'attività politica dello Stato nei · suoi rapporti con l'estero, consìderata in se stessa, nel suo contenuto storico, oltre la semplice e consueta giustificazione contabile degli stanziamenti delle spesè. Chi può negare il valore di una simile con– quista del diritto parlamentare, mentre tanta è la ignoranza del vulgo dotto dei rappresentanti e dei rappresentati sulle questioni che agit a.no i rapporti tra gli Stati, mentre così viva ed immediata è l'influenza della politica estera su tutti gli svol– gimenti della politica interna, militare, :finan– ziaria, doganale, per l'esportazione e per l'emi– gra~ione, per la 'Produzione e per il lavoro? Chi non sente la necessità che r1ueHt'opera che si nas0onde al pubblico grosso, ma di impor-. tanza vitale, sia consolidata dalla Camera che l'ha iniziata? Tradimento a se stessa ed alla storia sarebbe se questa Legislatura non com– pisse almeno l'opera iniziata e proclamata, come' prima· espressione di protesta contro la guerra, da cui la stessa Camera è venuta, il trapasso al Parlamento del diritto di decidere della pace e della guerra, il diritto di autodecisione del popolo liberato dalle ambagi statutarie del diritto di– vino della Corona !... Questione accademica, diranno i soliti spi riti forti dell'idealismo antidemocratico oggi in voga! Ma, :finchè la quest,ione delle riparazioni basta da se sola a tener sospesa la spada di Da– mocle della guerra sopra l'Europa, e i folli ne– goziatori, perseguendo il mito del rifacimento del danno, non veggono che stanno precipitando in un abisso piu grande, non sarà accademica, non sarà vana ogni azione che tenda a costruire una qualsiasi diga di salvezza popolare da op– porre ai contraccolpi delle insane manovre di– plom~tiche, infarcite di orgoglio e• di utopia, che, no·n riuscendo a darci la pace, arriveranno, senza Raperlo, senza volerlo, alla guerra, ammassandone le cagioni. L'on. Giolitti, che ha ripreso appieno la vecchia pelle dell'uomo ·di Governo, dopo es– sere stato tanti anni esposto al ludibrio dal Potere, è altresì ripreso da tutte le timorate diffidenze tradizionali verso la Camera per tutto ciò che si attiene al Sancta Sanctorum della po– litica estera. Sdegnatissimo fu della richiesta dell'opposizione di discutere le mozioni sulla politica estera, in assenza del ministro, quasi che il ministro non fosse assente proprio per trattare quelle questioni: le riparazioni, la re– visione del trattato di Sévres, ecc. - sulle quali la Camera voleva interloquire prima che, col ritorno del ministro, fossero irreparabilmente

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