Critica Sociale - anno XXXI - n. 5 - 1-15 marzo 1921

I ., • CRITICA SOCIALE 79 stesso. Vi è pure ( o nì' inganno) in questo s·ii,;ce– dersi di -pezfi sb1·ancati, lontani nel ternpo, di– sgiunti nelle occasioni, dispamti nei temi, vi è p1a·e un .filo seg;·eto che li congiunge, uno spfrito, sempre il medesimo, che vi al-ita derit1·0e in qual– che modo li « 01·ganizza •. Dal p1·ogmrnma della nuova Rivista,, oggi vete1·ana, che coincise a un dipresso_ con gli incuna,boli del partito socialista in Italùt, dai commenti alle p1·ime affe1·mazioni dei nostri Congressi, dalla difesa della nosti-a fiei·ezza di parte nei periodi delle persecuzioni e, via via, nello sforzo pe,· infonde,·e a questo nostro partito t~n'anima dì n·uova vita e di nuova coltura accanto e in 1·apporto al forma1·si, consolidarsi P.devolve1·e detl' o,·ganizzazione pfoletaria; e poi nell'analisi dei nostri stati d' ariimo dui·ante la guei·ra di Li– bia, p1·oemio nefasto della immane gue1·ra mon- - clialr',.cli-cui f1·eme tanta parte di queste pagine, fino ai contraccolpi eh' essa ebbe nel partito socia- , lista, dei quali è un'eco nel diIJcorso al Oong1·esso · di Bologna che suggella il volume - vi è pu1·e,in questi ventidue fra sc.i-itti e f!:isc01·si,una conti– nnità di pensiero, una colleganza ed unità- ideale, che avvicina e fonde gli anni e i capitoli e, dei frammenti, fa «un lib1·0 •. Il che pai·mi che rac-1 comandi, o almeno assol-va, l'opera vostra - e_(se am01· proprio non mi illude) un poéhino anche la modesta ope1·a mia. Oggi, sotto il cozzo fU1·ioso di eventi e di pcts– sioni che la guerra ha scatenato, molte co.~enuove (o che si p1·etendonO tali) si affacciano e fanno ressa; molta gente nuova è venuta nelle nost1·efile, con in pugno la scu1:e, quasi a squassa1·e e dispe1·– dere tutto il passato - anche il passato che i_qnom. JJure, se un pensiei·o equanime si farà st1·ada, essa do&rà 1·iconoscf!1'e (voi le po1·gete in, questo lib1·0 im documento fra i tanti) che in cotesto passato qualche cosa si è fatto, con fede, con saci·ifizio, con probità, che non merita tanto disdegno; qual– che cosa che, anche ignorato o sconfessato, pe1·dura.; qualche cosa che essa ha e1·editato, che è sua, an– c'h~ se lo 'nega; qualche cosa - ne-ho fede fermis– sima- - ohe rivim·à. Qualche cosa... che è il socialismo. Soltanto! Ma non io mi attarde'rò in senili mmmarichi da lauiiator temporis acti. Anzi, poichè tanto più la giornata è avara d'indu,qi quanto è più, presso al framontq, me ne tol,qo per 1·imettami subito alt'ope1·a u.,wta, inter1·otta appena un istante. Aranti, cai·o ,Le_vi, senza esitanze,· senza rim-– pianti o querimonie, verso il domani I Quale che esso debba essere - ci esalti ovve1·0ci umilii - esso, il domani, ha 1·agione. Sempre cordialmente vostro: FILIPPO TURATI. l4 Gennaio 1921. (Vigilia 4tl XVII• Congresso cialista ltalianoJ. Ciò che si stampa CAB.LO KAUTSKY: Te1·ro1·ismoe Comunismo.-- Mi– lano, Società edilrice Avanti! In questo libro, scritto nella prima meta del 1919, di cui a breve distanza di tempo hanno pubblicato dtie dif– ferenti trad1izioni i Fratelli Bocca e la Società Editrice A1Jantt!, il Kautsky si propone di fissare la posizione della democrazia di fronte al metodo bolscevico, e di in– dagare (studiando le rivoluzioni con carattere proletario: quella francese dell'89, quella parigina del.'71, e la russa) se il terrorismo con le sue condizioni e le sue conseguenze appartenga all'essenza di ogni rivoluzione. · ·' a Ginò .Bianéò Pe1· ciò che· riguarda l'a grande rivoluzione francese del l 7tH,. il Kautsky dimostra che per le condizioni econo– miche della Francia in quel tempo non esisteva un pro– letariato come classe, quindi con proprì interessi e µ.roprì ideali, ma solo U1'0 strato di poveri che vivevano da proletari, non avendo altxo ideale eh~ una comoda vita da borghesucci. Questa classe agglomerata in Parigi portò all'esti'emo la.rivoluzione, creando, il 10 Agosl-0 del 1792, un proprio govern_o (la prima Comune parigina) che tiraoHeggiò Pa- ' rigi e la Francia, dominando, per mezzo dei Giacobini, la Convenzione, mentre aveva, però, una posizione eco- ' nomi.ca inadeguata alla forza pelitica ch'e aveva rnggiunta. Stretti dalle più difficili circostanze, nascenti dalla guerra e dalla miseria delle masse, i G-iacoli'ini avevano da ri– solver~ un problema insolubile: fondare la società bor– ghese, rinsaldando il diritto di proprietà, e, nello steH,o tempo, sopprimere la miseria popolare. Essi si illi1sero cli vincere col terrore l'azione delle leggi economiche, e dovendo perciò seguire una politica con tn.starite con le condizioni reali, dovettero uscire dat vincoli legali che essi stessi avevano creàti, e costituire una dittatura: ditta– tura personale, perchè una dittatura di classe è un non· senso, non essendo possibile pensare dominio di classe -senza leggi. Ma con la caduta della t.irannide ui. Robe– spierre, la rivoluzione tornava al fondamt:>nto posto dalle còndizion'i economiche, ossia al dom,inio della borghesia. 11 ricoxdo di_ questo prirtl.o governo pi·oletario·do•veva per anni infiammare etl affascinare gli operai parigini ed ·i rivoltosi, e si comprende come anche Marx nel l848 potesse ripetutamente esprimersi in favore del terrore, quantunque già allora si opponesHe criticamente alle tra- dizioni del '93. · Ma quando nel 1871, dopo la disfatta· militare, i la– voratori parigini s' impossessaJ'ono del potE\re politico, anzichèauspicare la ~anguinosa vendetta e salutare l'alba del terrore, Marx, compiacen~osi che-la seconda Comune fosse rimasta purn da tutte le violenze della prima, scon– fessa recisamente il terrorismo, che presenta anzi come una caratteri~tica delle rivoluzioni e reazicmi delle classi più alte, in contrapposto alla rivoluzione proletaria'. · S!l·nella prefazione alla terza_edizione della• Guerra Civile in Franci'a ·• di Marx, Federico Engels ha dichia– rato che la Comune cli Parigi è stata una Dittatura del Proletariato, non intese affatto di indic:are con questa espressione quel che oggi intende e pratica la Repub– blica dei Soviety, cou cui la Comune di Parigi non ha altra somiglianza che questa: chfil l'un:1 e l'altra sono conseguenze della guerra e della disfatta militare e ven– gono sostnnute dal proletariato ri voluzlohario. La C9- mune fu infatti eletta in base al suffragio itnive1'.rnlc e non elevò mai la pretesa che tutto il potere dovesse ap– partenere ai C,rnsigli degli operai e dei ~oldati, l partiti politici che avevano la loro raµpresentanza nella Comune erano i Giacobini, semplici _rivoluzionari che seguivano le tradi?.ioni del '93, i Blanquisti per i quali gli iuteressi politici preponderavano sugli econo– mici, gli Internazionalisti in gran parte Proudhoniani, che, in aperto contrasto coi Blauquisti, uon avevano al– cuna fiducia nella lotta politica del proletariato, e cerca· vano solo nella lotta economica i mezzi dell'emancipa– zione del proleta•riato. Come reazione nl'fanatismo insur– rezionalistico, del Blanquismo, il Proudhouismo, quan– tunque esso. pure unilaterale, ebbe un'utile funzione storica; ma fu presto superato dalla teoria e dalla pra– tica marxista, che componeva il dualismo fra politica ed . economia, affermando la necessita di adattare gli saopi ed i metodi politici ai ~-apporti ,ed alle tendenze econo– miche e dimostrando c.he la classe operaia deve, per as– sumere il potere, aver per'corso un certo sviluppo che a ciò la renda idonea; e poichè non le è consentito di sce– gliere essa il momento p:ù acconcio per salire al potere, deve, quando l'occasione le si offra, non rovesciitre ittico et immediate il sistema prod.uttivo vigente, ma piuttosto, allacciandosi ad esso, svilupparlo :ire!senso deglj interessi proletan, liberando così le forze della Società nuova. A questa regola si mantenne fedele il governo della Co::nune, che, nelle poche settimane cli vita, mii·ò ad una generale, graduale trasformazione sociale, tenendo conto di tutte le circostanze esteriori e della scarsa maturità del pr0letariato parigino e contrassegnando ogni misura e provve iimento di un gi;ande spirito di accortezza e di moderazione, tanto che non c'è forse nella storia nessuna guerra, in cui una parte si sia matenuta così ligia ai precetti di ·umanit/L e li abbia praticati, di fronte alla

RkJQdWJsaXNoZXIy