Critica Sociale - anno XXXI - n.2 - 16-31 gennaio 1921

18 CRITICA SOCIALE • ' i furori incomposti del dopo-guerra, dove soffiano tutte le delusioni, tutte le voglie di rappresaglia e le m!lmo– rie di t.utte le atroci til,, non ci dànno l' idea di m:ia prepapizione fisiol9gicn compiuta, sebbene riconosciamo cbe, lpport.unamente incanalati, essi possano formai e un ambiente dove si acceleri il ritmo della realizzazìone ri 11oln,1ionariapolitica. La Mozione di Reggio, che noi a.ndiamo a difendere a Livorno, raccomandata alla bella Relazione di Gino Baldesi, risolve le questioni mag– giori dell'interpretazione del tempo e del' quid agén– ditm, ancorachè non si indugi in C!\posaldi program– matici che le circostanze si incaricheranno, esse, di proporre e di graduare, secondo i mezzi e le opportu– nità strategiche dell'attacco e della difesa della classe lavoratrice. Ora gli esiti delle votazioni nelle Sezioni, espri nwndo se11sibilmenle la volontà di unione del' Part.ito, dovrebbero per sè indicare come sicura· l'ospitalità, anzi la cittadinanza della nostra fraziono nel Partito di domani, qu:de uscirà dal Co11gi-esso. Ma le g-1re drlle frazi9ni sono ancora cosi co1tfose da non lasciar intravvederfl se è agli uomini o alle ideE> della frazion~ centri~ta dm è assicu1'ata l'ospitRlità, anzi la cittadi• nanza nel Partito di domani. Il problema è di libertà e di disciplina. APcogliere compagni nel .Partito per toglier loro il cervello, per proibire loro di pensare e di dire il pensiero loro è, nettamente, assllrdo. L'e– spulsione, al caso, meglio varrebbe della soppressio1rn. Che giovamento, infatti, avrebbe il .Partito del loro si– lenzio? Il Partito si è sempre giovato della più larga libertà di discussione, poichè sempre vidfl 111. verità uscire con la fiamma di quei cozzi poderosi, che col– pivano di ammirazione per il loro ardimento gli stessi avversarì. D'altra parte, si deve riconoscere che, man mano il PRrtito si allontana dall'essere una mera of– ficina di pensiero e. di propaganrla per diventare un laboratorio di azione pratica, qu,ale lo vuole l'incalzare fremente delle moltitudini che fanno ressa alle Sezioni, un freno rli .disciplina maggiore si impone. E, se il nostro dire non pBresse sospetto, vorremmo aggiungere che si impone proprio per questo incalzare di moltitu– dini, tra le quali sono pllr molti che corrono dietro la voga, la fortuna, o portano "'nel loro cuore spiriti pitL accesi c!All'accens(onè dell'ambiente, che coscienze sic\1re martellate alla fede, alla conoscenza e alla espe– ri.enza. soc;alista. Per gli anziani, nessuna ortopedia d1sc1plinare, nessuna comminatoria di domenicani tratti di corda potrà più di quel che possa la loro coscienza spontaneamente e disciplinatamente libera, foggiata al sentimento del dovere, all'amore provato per il pro– let,ar:ato, al concetto ~li servire e di darn tutto al pro– letariato-· tutto, e, pnma dt tutto, quello cl:U)essi re- pntano la «verità», , · Vi è chi pensa che l'unità possa essere, ma ant.ici. pando le condizioni della dittatura dei giorni furiosi 'della misc,hia estrema. Ma la dittatura, già tremenda in sè in quelle epoché tenibili, dove è necessa,ria non la si espe1·imenta 'per antic;pazione nella vita del Partito in tempi di sviluppo, ce1·to ardente, ma. nor– male. Il Partito vive a1,1cora facendo appello alla -opiuione pnbbl1C'ache cE>rcad, attrnrre a :;è, µec consensi dot– trinali, _per cooperazioni tecniche, indispensabili alla n:ioltephce ?pera s_ua negli Enti lo·cali_.nelle Coopera– bve, net St?clacati, ecc. Perciò il Partito esige impe– riosamente 11 c?nt,rollo, che è l'arra della sua purezza, della sna autontà, della sua forza. C ò vnol dir€' che il Partito non a~etta la dittatura, ma respira indomi– tam~nte la 11berta. La libertà, e non la ditt~tura, è la pietra angolare della umt.à che si mantiene con l'armonia tra tutte le variazio~i e non con la coerci– zione del conformismo, mortifero ìivellatore sul letto di Procusl;e è1itutte le sante e feconde eresie. Noi vo– gliamo ancora vivere nel Partito e per il Partito ed esse:·e no~ per ~ervire ,U Partito come l' abbia.mo' per tanti anni servito nell unico mòdo con cui possiamo BibliotecaGino Bianco utilmente· servirlo, restando, c1oe, noi, non affondando nella impostura, non invigliacchendo nell'abiura co– darda ed ~sincera. Vogliamo che dal Congresso esca ristaurato il senso della respo11sabilit.à.dei singoli e del tntto, ed un se)1s0 di più verace, diremo così, di più umile a– more per il proletariato, in guisa che tutti sent.ano che in definitil'a la siinoria di se stesso non appar– tiene che ad esso, che tale ha da essere il principio della dittatura del proletariato perchè non diventi una dittatura di nuovi politicanti sul proletariato. Sotto tale profilo nessuna discussione sarà più importante di quella dei rapporti t,a il Partito e l'Organizzazione. ,Il regime .odierno è artifizioso e bastardo; la distin– zione trf. inovimenti economici e moviwenti politici, in un tempo in cui per la loro stessa vastità ed im– ponenza sono tutti politici, non basta più a scrimi11are le funzioni e le responsabilità rispetti ve dell'uno e del– l'altro Ente. Una più intima comunione, un con.bacia– mento più preciso, senza su~remazie e sen21a suddi– tanze innaturali, si impone. 'l'esi a11cora di )ibertà e di disciplina, di autodecisione e di ~olidarietà, così nei fini come nei ~zzi. 0011 tutte le .for,;.e del no– stro Animo auspichtamo ad una soluzionA che non sacrifichi alcuna di queste esigenY,e, tutte nsigeuze di vita o di mo!'té, e la !li ti-ovflrà se al di ,sopra dei puntigli di frazione sapremo tutti elevarci alla contem– plRzione del maggior jnt('lresse della classe la1'oratrice in questo momento. . - Tale la sinte$i, tale l'Auspicio sup1emo che uoi rechiamo in cuore mentre il Congresso si raduna. Buon lavoro, compagnì ! La~ fede e la ~incerjtà -vi ispirino. Non temiamo l'ardore pugnace dei dibattiti; temtame assai più le abilità che, per il successo di un'ora, compromettono :;consideratamente le sorti di un vasto futuro. Dopo esserci fatto un severo esame di coscienza, affermiamo altamente che non abbiamo nè posizioni personali da sostenere, nè animosità ·da sfog11re. Guar– diamo al socialismo e a.l proletariato, soltanto. Per ciò, per ciò difenderemo con ogni energia le nostre idee, perchè le troviamo- le più giuste, le più opport.nne; promuoveremo, a costo di ogni part,icolare preferenza, l'unità del Partito, più ancora l'unità del proletariato. Quello solo che sentiamo non potremmo mai ammE>ttere è l'abiura dal sociali,;mo! ... M:a chi ce la potrebbe domandare? Viva il Socialismo! Claudio TreveS': Il manifesto di Berna Il documento che pubblichiamo qui sotto, è il manifesto redatto nella Conferenza internazio– nale di Berna, tenut,a lo scorso dicembre da co– loro che, considerando orma.i morta la Seconda Internazionale e non ritenendo che la Terza offra sufficienti garanzie d'indipendenza ai movimenti socialisti dei vari Paesi, !si sono adunati per ri– costrui?'e l'Internazionale, e sono perciò designati col nome di « ricostruttori ». Il manifesto ha moltissima importanza, per– chè esprime lè dee di quei gruppi socialisti ·che in Francia, in Inghilterra, in Germania hanno - s~puto, dur3:nte la guerra, più tenacemente re-. s1stere alle mfatuazioni patriottiche :mantenendo fede all'Internazionalismo. La Frrun'cia vi è rap– pres~ntata dal Longuet, che meritò le accuse di traditore della patria quando il neo-comunista Ma~ce_l <?achin viaggiava l'Europa a chiedere ai soC1ahst1 che fornissero la forza del numero e del prestigio ioro à sostegno della politica-di

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