Critica Sociale - anno XXX - n. 19 - 1-15 ottobre 1920

292 CRITICA SOCIALE I, nandone la pur<;wa. Essa si duole che la nostro fra– zione, con la sua sola esistenza riel Partito, le impe– disce di trasvolare alle audacie ri-soluUve di azione che sogno. ; nrn essa deve gua,rdaoo se il maggior im– paccio, l'unico impaccio, anzi, non sia dentro di l,ei, non lo porti essa nel corpo suo, fra i massimalisti equivoci e i maggiorito.rii di ogni maggioranza, i maggioril.ar! -nati, che si intruippano, silenziosi, do– vunqu,e vola il successo. Nella grande crisi dell'oro storica il Convegno di Reggio mira a trionfare di un elemento importante della <:risi stessa - la crisi del carattere. Ai vecchi e nuovi compagni che convengono a Reggio, gr.avi od entusiasti, convinti del dovere su tutti incomben– te, noi miandiamo il nostro ,saÌuto ed il nostro grazie d-i cu,ore. Essi si mettono sop,ra tutti i calcoli, sopra tutti i· comodi, auspicando la p_iùuniversale comunio– ne del Partito, ma non pavidi neppure, se questo è necesoo.rio, di lor solitudine. Tut'Ln la vii.a ci ha inse– gnato che miche il socialismo non è fine a se stesso: il suo fine è l'r,omo, è la coscienza, nella più alta ed augusta espressione della parola. Vi v.a il socialismo ! ... Nor. IL MASSI.MALISMO di fronte a un problema concreto Le elezioni amministrative. . La vita è il paragone ·delle parole, e il fatto è il · cimento cui si sperimentano- le idee. Se poi, come spesso accade in politica, le idee non son quasi altro che parole, la prova della realtà quotidiana è pronta e decisiva. · Ecco dunque il Massimalismo di fronte a un pro– blema concreto, a un'azione quanto mai viva e sen– tita : la lotta per la conquista dei Comuni. Dinanzi ad esso saggiamo la consistenza e la coerenza mas– simalista delle folle e dei capi. Quanto alle folle, riconstatiamo una volta ancora il perpetuo dissidio tra la formula e (oggi propria– mente) lo stato d'animo e il programma potenziale, da un lato, e la applicazione pratica e la voglia im– mediata d'operare, dall'altro. Il morbo psicopatologico post-bellico ha messo le masse in - una condizione di irrequietezza, di aspirazione, di sogno, di impazienza, di incontentabilità, di estremismo, ma s'fogannerebbe chi credesse che esse non sentano e non apprezzino, contemporaneamente, anche il concreto « minimo », l'acconto a pronta cassa che prelude alla somma to– tale. Un anno fa, a Bologna, esse votarono il massima– lismo, l'assoluto, il tutto, il tutto in una volta, il di– spregio del parziale,. del relativo, del graduale, la demolizione di quanto oggi esiste, per la costruzione del nuovo mondo ex novo. All'atto pratico, di fronte all'eventualità, al pericolo, o alla speranza, di conser– vare. di perdere, o di conquistare il Comune, esse si accingono alla lotta con vivo entusiasmo, con senso pratico, con programmi possibil.i e positivi, con uo– mini di opere più che di teorie. Svalutare o demolire il Comune ? Si, a parole d'ordini del giorno! Ma a fatti, il Comune, la Co– munità, .come lo chiama nel suo vecchio modo dialet– tale il popolo d'Emilia, il Palqzw, come lo definisce con orgoglio disceso per li rami· dall'antico glorioso BibliotecaGino·Bianco Medioevo, è profondamente « sentito » come forma di conquista e di possesso, come arma di battaglia con– tro la classe dei signori, come crogiuolo di convivenze e di fraternità nuove. E il popolo si appresta, anzi già si batte nel folto della mischia, per conservarlo dove lo tiene, per ·conquistarlo dove non lo possiede. Trascurarlo e buttarlo via pe"rchè, già, tanto, vi si sostituirà domani una nuova forma ? Sì! Nei Congressi! - Ma al fatto, il buon senso realistico ed evoluzionistico della massa, pensa che un organo che esiste, lo si serba; lo si salva dal cader nelle unghie al nemico ; se i tempi lo vorranno inno– vato, lo si trasformerà con opporfuni innesti, ma non si demolisce per poi ricostruire dalle basi. Nei Congressi, nelle Assemblee, al caldo soffio ora– torio del simoun desertico di certo nullismo massima– lista, la distruzione, !'apocalissi, la palingènesi, lo spi– rito mitologico dei mondi che si distruggono e si ri– fanno ex nichilo un dopo l'altro, trovano fortuna, ap– piausi, e voti. Quando si tratta di agire sul concreto, vicino, palpabile, questo nostro popolo di lavoratori, di risparmiatori, di « conservatori » riel senso più sano della parola - nel senso di potare il caduco, serbare iJ vitale, rinsanguarlo con innesti nuovi, ma non bru– ciare l'albero intero ogni volta che qualche ramo si secca - apprezza e mantiene tenacemente quel che ha _di vivo sottomano, non lascia la carne per addentar l'ombra, e nemmeno dii;;prezza l'uovo d 'oggj per la gallina di domani. Piglia l'uovo, e via via -,e due uova, la dozzina d'uova, senza pregiudizio della gal– lina futura. E bisogna vedere che programmi pratici, minil]li, modesti, si traccia ! Strade, case, scuole, aziende annonarie; quel che si paò fare subito, il che non esclude quel di più e di più ardito che si farà in se– guito. E bisogna vedere come Circoli e organismi massi– malisti scelgano -volentierj uomini di· ala temperata, perchè va'Clano a fare, a riformare, a amministrare con capacità, con senno, in maniera da segnare non un 'affermazione dottrinale di metodo avveniristico, ma una salda impronta di cose presenti ! Lo sperimento della lotta amministrativa ci confer– ma in questa diagnosi, apparentemente contradditto– ria (e che cosa non è contraddittorio e paradossale in questo travaglioso-periodo di dopo-guerra?) della psi– cologia delle masse. Esse inseguono, insofferenti 'e frementi, il sogno totale, ma non disdegnano la realtà parziale; in una smania di conquista, pigliano tutto, idee e programmi finalistici, e fatti e cose concrete immediate. Con la testa. vivono, non dico' nelle nu– vole, ma nei cieli del domani; coi piedi camminano nell'oggi, e con le mani lo afferrano e non se lo la- ' sciano fuggire. · Il che ci rjnnova il pen~iero accorato di tutto quel che si sarebbe potuto ricavare da queste energie psi– chiche, indirizzandole a audaci progressive conquiste sul terreno evolutivo e, diciam pure la parola - se pur ha un senso oggi, che non sia quello, ch'io le attribuisco, di « non catastrofico », di non distruttivo! - legalitario, invece di esasperarle con la PJOmessa dell'imminente realizzazione totale, da conseguire col mezzo- violento che tante suggestioni esercita sugli animi intossical!i dalla guerra, avvelenati d'ira e di vendetta, cioè di sentimenti brutali e puerili, nega– zione assoluta della concezione -scientifica ed etica del Socialismo ! - -

RkJQdWJsaXNoZXIy