Critica Sociale - anno XXIX - n.2 - 16-31 gennaio 1919

l . CRITICA_ SOCIALE 23' sere quafoosa. di diverso dallo. stesso Socialismo che essa p_otes~ div~nire._ fin~ _ase stessa, come sem~ ~ra che. s1_an~l r~gime lemmsta, dove infatti ci si mgegna d1. s~:rppr1mere le ~lassi avversarie co.rpo– ra'lmea,te, ~uc1lan<lonee carceran:<Ione i componenti, senza ~oglioce '(perchè .questo v1 è ancora storica– JJ:?;ente meffettuabile) ·le ragioai economiéhe de.I loro npullular~! (I). ~a qual_ cosa baster.ébbe a spiegare · c@me 1~ ~orghesia non sia eccessivamente entusiasta del_lemlilHìlTIO; se~za che perdò i socialisti ~iano te– nu~1 a tesserne l apologia, come parrebhe al La- briola!- · · Ma l' argomen~o ca:pitale di Arturo Labriola · ci sembrà un :argomento.... di forz.a maggiore. Che cosa. poteva fare·-,- egli .chiede - il povero Lenin (Labrwla veramente scrive: il proletariato russo· ma la correzione è· necessaria) costretto dalle cir~ C?sta!1ze a prendlere il po~r,e ? :Poteva egli rinun– c1a~v1e ~an~.are alla cuccia. il proietariato, o ma- gari fargli rimettere la museruola? · , Ecco , ~e il nastrò ~Iarx fosse ancora quello d'una .volt~,. 1:01._non saremmo !Il?~araz~ati a rispondere,_ certi d1. rimanere nello sp1r1to d1 quella che cre– demmo,.Ia sua dottrina. Doveva .. : m:m 1 lasciarsi co– stringere. 1i>ovevarifiutare il poterè energicamente. Sopratutto non do-veva arraffarlo e mantenerlo· col -terrore. Il proletariato (supposto· che in· Russia esi-– sta un proletariato vero e ·pi·oprio, suffi.ciente di num~ro; e che esso e Len_in siano siaonimi), il pro– letariato, se è immaturo, non ha alcun interess·e ad assumersi il. potere direttamente, per fare, senza competenza, 11g;estore d'affari più deHe altre classi che della propna. Liberato dall'antica. autocrazia (,e q_u.esto ·ma$nifico eff~tto de;Ua,_disfattae .della rivolu– ·z10ne s~riamo c~~ i;ion s1 disperda ... malgrado la par~ntes1 del lemmsmo ), quel pr@letariato avrebhe · pesato sulla cosa pfrbblica in diretta ragfone clielle sue forz.e e capacità reali, e assicurato à sè la Qiù rapi.da evoluzione, che è anche la più 51.tura e·d effettiva rivoluzione. Ma se proprio non poteva o non voleva ricusare il p@tere, vi era ancora una: cosa ~agionevole e possibile da _fare: portarvi, via via, queLtanto dii ~Socialismo che l'ambiente. potesse prògl,"essivamente assimila.re .· Era questa la sola ri– voluzione che·,non fosse al tempo stesso la contro– rivoluzione. Si-tratta - dice bene Labriola - di com- prénderla 'o di tradirla! . · . Questo per la Hussia lontana ~- della q1:1ale,. per . altro, ta distanza, date le molte,ph,p censure (la cen- . sura leninista innaazi tutte), fa di noi 1Jna « po-ste– rità » forse troppo male informata, per riuscire a quel giudizio equç1.nimeche Labriola invoca. Quanto al leninismo in Italia - paese senza grano suffi– ciente, s·enza nafte, -senza metalli, che quindi assai meno della Jlussia potrebbe impunemente darse11e.iJ lusso - r,i:oi dovremmo, per esprimere il nostro pen- -si~ro, ristampare dalla Criti~a passata l'ordine del giorn@ che :r,roponemmo al Gruppo social.ista parla– . me~tare e che questo suc-cessivamente discusse ed ad:ottò. _ Ma forse, caro Labriola, la cagione profonda del nostro dissenso è, a frbg~r bene, altrov,e da dove -la cerchiamo. E nel fatto - _non impennarti! - che tu hai credl!ltQe forse credi _anèoranella guerra. In fondo, se bene ci ripensi, è. tutto un problema. Noi• non crediamo nellfl guerra: nè nella guerra bar– bara, nè in quella:.: civile. Non cved1amo·neppure in' Montecarlo .. Detestiamo i salti nel buio ·_ sopra– tutto per€hè inutili - e ci rifiutiamo di salutare in essi il «fatta» che trionfa e- la «storia» che passa. - . - (1~ Veggasi l'articolo IZ Terrore, del socialiste. rivoluzionario, in esilio forzato comè '-tutti i . maggiori suoi compagni di fede, V. Bouokomline .(già Junior dell' At1anti !), nèlla Critica Sociale . del 1° dello scorso ottobre (pag, 212). _1bJioteca Gino _Bianco D_i più, non capeggiamo alcun blocco .... Che ragionè d~ coere!1za avremmo dunque .per sridare : viva Le::. nm,. o~s1à ~ nella. nostra ·convinz10n,e -'- morte al So_cialismo? Non, sarebbe. davvero « resping,ere la cosa per la sua ombra»? Non sarebbe - ct>inretu deprechi -' rinnegare le solidarietà che la nostra convinzione c~ impone· :di. cor~ggiosameM.te , accet- tare? In fond<;>, se bene c1 r1pens1..,. - . . Fi:L~PPO TURATI. L'AVVENTO . DELL'ASIA (Conferenza -tenuta al Circolò filologico di.Milano, il 4 aprile 1918) II. E ~ure innegabil_e il dualismo - sagacemente trat"' teggiato d~l comp1~nto Ottole~ghi - che si scorge nella dottrma cnstiana tra Cnsto e Paolo; Cristo, ,appunto, rappresenta l'elemento semitico asiaticò orientai_~; Pa~lo l'elemento latino, europed, occiden~ ~ale; Cnsto . impersona un principio universale ·e 1de_al~,P~o_lo u~ p~incip-io particolare e pratico; il Cnstianes1mo d1 Cristo è superiore alle frontiere è superjore !3-gli_ Stat! ~d ai. Mona_rchi; è plebeo e 'ri– voluz10nar10; 11 Cr1stianes1mo d1 Paolo diventa sta– ta!~, cesareo, legalitario, aristocratico. Il pensiero di Cristo, che, nella sua bella forma asiatica originaria er~ sublime _aspirazione alla fratellanza, ali' egua~ glianza, alla h~ertà, all_abell~zzà e~ alla necessità del lavoro per tutti, alla d1struz10ne d1 tutte le forme di sfrutta.mento e di dominio, al socialismo infine lati– ~iziandosi ed occide~tali~zandosi si corrompe; 'ci dà l alleanza e la subordmaz10ne della Chiesa allo Stato· ci ·dà Costantino e la Teocrazia. . ' ' -· Ma l'influenza incivilitrice dell'Asia doveva mani– fest3:rsi· ·a:n?ora,' p~ch~ secoli dopo: colla invasione degli Arabi, anch essi tanto calunniati dalle nostre tradizioni, occ_identali. _F!-lrono gli Arabi che porta– ·rono nell .Oct1dente, rip10mbato .nell'oscurità dell'i– gnor;mza e della ò_arbarie, i lumi della scienza e del-. l'ar_te e scossero la p~lvere che aveva· ricoperto i te– sori' d'ella cultura antica; e, attraverso le traduzioni ~rabe, noi potemmo rileggere Aristotile. Gli Arabi ci m~egnarono l'algebra, l'astronomia, la fisica la filo– sofia; gli Arabi feoero sbocciare, sulle rovi~e delle -r-0zz.e · e grottesche· costruzioni architettoniche occi- . dentali, i leggiadri capolavori dello stile moresco : e per ~er~t<_> d~lla invasione araba _la barbara Spa– gna ·dei Visi.goti sorse a floridezza e a civiltà. ' Dopo la caduta dell'Impero· Arabo, l'influenza in– civilitrice dell'Asia sull'Europa sembra essere ces– sata: Agli occhi de$li Europei l'Asia. sembrava es- sersi addorm~ntata m un sonno letargico. --- ~'Europa andava sempre più occidentalizzandosi; Cnstofqro Colombo, cercando le Indie, aveva sco– perto l'America: l'Europa del Rinascimento coll'in– quieto- desiderio e coll'aspirazione a nu'ove ~ii ed a nuovi orir,zonti, si era and.ata espandendo in America; creando- sù quell~ terre vergini una ·nuova Europa, obbed_endo anch'~ssa alla legge storica che spinge i popoli ver_sooct1dente e verso mezzogiorno. L'Europa si era bensì a:ncorà accostata ali' Asia, ma solo per "annodare rapporti comm~rciàli. L'Euro– pa, occidentalizzata, non poteva più comprendere la civiltà asiatica, mentre d'altronde ,l'esistenza di una civiltà asiatica più antica e spiritualmente superiore a quella europea impediva agli Asiatici di accoglie– re gli Europei con l'ingenuo servile terrore con cui li accoglievano ··gli indigeni d'America e d'Africa. ·L'Europa non poteva trapiantare in Oriente là sua civiltà : non poteva creare in Asia, come aveva crea– to in America, nuovi organismi etnici e politici, ·me– scolati di sangue europeo ed organizzati sul m_odello

RkJQdWJsaXNoZXIy