Critica Sociale - anno XXVI - n.10 - 16-31 maggio 1916

ct\lttcA s.octAt.E f55 aboliti senza riscatto, e che fatti eloquentissim,i. erano già avvenuti, i'quali dimostravano la forza che presidiava le pretese del popolo di Francia. Come la miseria non. deriva· dalla cattiva volontà individuale dei singoli capitalisti e non può pcom- . pa,rire per opera di criminosi att.i individuali d~ uo– mini illusi· od esasperati, così la progressiva tra– sformazione del regime sociale, la risoluzione di quel «problema .... non solamente grave ma santo » - sono parole del Mazzini (1) - non può essere effetto di rinunzie individuali ispirate dal fattore · etico-religioso dell'educazione che agisce su l'a– nimo dei singoli, ma soltanto di progr.essive conqui– ste collettive, che - per parlare àncora in termini mazziniani - trovano il loro titolo di legittimità, per i lavoratori, nel dovere da essi c-0mpiuto del lavoro fornito nel consorzio sociale. Scriveva il Mazzini nél 1840, rivolg,endosi agli operai ,italiani: « .... finchè non imparate a sentire la vostra dignità -:-- finchè non mostrate coi fatti il desiderio d'adempire a tutti i vostri doveri <l'uomini e di cittadini,, - non vi date a sperare che cessino i vostri mali. Non vi sono rimedii p,er chi non s'aiuta. Perchè mai le classi educate provve'dereb– bero ai. vostri guai, quando neppur li esprimete? I grandi cangiamenti hanno 'luogo solamente quando sono apertamente desiderati. E voi non avete diritto alcuno a migliorai;nenti, finchè state inerti .... » (2). L'apostolo genov:ese s'illudeva .che la questione sociale potesse aver.e una soluzione rapida e solida- ristica. . Il progresso industriale, che univa grandi masse di lavoratori, e la naturale resistenza alle pretese ·operaie da parte delle classi detentrici del capitale e del potere politico, spiegano agevolmente il tra– monto dell'utopia soci.aie mazziniana, il ra,pido for– marsi di una coscienza, di classe del proletariato, la tattica della lotta di classe, vittori_osa, pur coi suoi inevitabili trascorsi, di insensate violenze individuali, vindice della dignità del lavoro. - Ma, come a questa tattica non poteva aderire il Mazzini, neppur poteva, convenire nel còmpito, che assegnavano al proletariato il Marx è l'Eng,els. Re– ligioso era il motto del Mazzini: « Dio e i~ pop.olo ». « Abbiate fede, ---, egli di,ceva agli operai - e non temete• d'alcuna ,cosa. Predicate e ,op,erate ih n6me di Diq: tutte le cose passano; soli Dio' e il Popolo so no etern i» (3). E idealizzava il popolo, destinato ad attua.re la legge divina del progresso, compiendo la propri.a redenzione. Ben altrimenti intendevano la questione sociale, fin dai loro scritti giovanili, composti solo qualche anno dopo che il Mazzini aveva dettato quelle pa– role, iiiMarx e l'Engels. Scriveva. il Marx·, nel 184-'i, nella « Critica della filosofia del diritto di H'egel »: il proletariato « non si può emancipa!'.e senza eman– ciparsi da tutte le altre sfere della società e senza emanciparle alla lcko volta »; « ,come Ja· filosofia trova nel proletariato la sua a!'.me materiale, ,cosl il pr0letari.ato. trova n~lla filosofia la sua a,rine spiri– tuale »; « la filosofia non può tradursi in atto senza l'eliminazione del proletariato: il proletariato non può essere eliminato senza la effettuazione della fi– losofia» (4). Scriveva, nel medesimo anno, Fede– rico Erigels, opponendosi al Carlyle, che pure am– mirava: « .... anche noi siamo intenti a combattere l'incontinenza·, la interna vacuità, la morte' dello spi- (Ì} li moto delle claBBI a,·t,g,ane e il Cong,·esso (1871); S. E. I., XVI, p. 210. (2) Agl1, Jtal1.ah1, 1 e spec/.alment, agli operai italiani; s. E. I., V, p. 281. , - (8) Ivi, p. 298. , (4} MARX, Per la Ct'itlca della filosofia del diritto d·I Hegel (dal Dmt- . ache-franzos,sche 'Jahrbiiche·r, 18H); trad. E. ctccotti; Roma, Mon– glnl, 1899, pp. a,, s~. .. ~ioteca Gino Bianco rito, la menzogna• del secolo; con tutte queste. cose qoi guerreggiamo' per la vita e per la· morte, tanto quanto ,Carlyle, e abbi.amo assai maggiore prob abi– li0, di s1;1ccessoch'egli non a~bia; rerchè n.oi . sap– piamo• ciò che vogliamo. Noi vogliamo elimi nare l'ateismo, quale C.àrlyle lo rappresenta, ridando al– l'uomo quell'intimo contenuto, che egli ha perduto per vta della religione; non un ,contenuto divino, ma un contenuto umano; e tutta questa restaurazione si limita al ridestare la coscienza di se stesso» (1). ·Già abbiamo veduto come il Mazzini imputasse la filosofia modern'à, fin dai suoi inizi, di avere smem– brato l'unità umana .(2). Non è d'uopo rifare. qui il lung,o e accidentato cammino percorso dal pènsier,o filosofico, a partire dal Descartes per venire fino a Giorgio Hegèl. E vi è appena bisogno di -0sservare come il materialismo storico, che, a. dispetto del no– me, non aveva proprio nient e a c he vedere con quel materialismo pseudo-filoso ,fi.co contro il quale aveva combattuto il Mazzi ni (3) , si proponesse dì capovolgere l'idealismo hegeli.ano, cioè il più cele~ bre, sistema filos-ofico, ,che dominasse allora gli spi– riti. Or~•ene, che ·cosa vol'evano significare il ·Marx e l'Eng,els con le espressioni dianzi 'ricordate? Que– sto : che il proletari.alo doveva pros•eguire e <:•om– piere l'opem libera.tricè dell\1manità, intrapresa dal1a,filosofia: queUa lihertà, che si em conquistata,. a prezzo <li tanti sforzi, nel •campo teoretico, non si poteva effettuare· se non quando riuscisse a trionfare anche nel campo pratieo, elimina,ndo appunto lo sfruttamento dell'uomo, che il giogo del salario im– poneva al p-rq-letariato. Questo, che rappresenta il completo annientamento dell'uomo, e subisce non. una s•peci.ale ingiustizia 1 ma l'ingiustizia, ~mplice– mente, e non può _fare appello ad alcun lltoJ.o sto– rico, ma all'universale titolo umanp, redimendosi, ,redime, col superarne l'odierna costituzione, l'in– tera società; acquistando la ,coscienza di sè, compie quella umana liberazione, che la filosofia aveva ini– ziata; lottando per i propri diritti, lotta per il di– l'itto, mira cioè ad effettua,re la giustizi.a umana. La concezione teistica e solidaristi•ca del progresso, che professava i'l Mazzini, e questa ,concezione uma– nistica e dialettica- del div,enire sociale, attuante una 'giust,izia,, non trascendente, ma, immanente, sono, ,come ognun vede, in perfetta antitesi. . Mazzinianismo e socialismo mirano entrambi alla redenzione, del!.a classe lavoratrice, alla 'integrale trasformazione d,ella,società. Ma il mezzo adeguato a raggiungere quel fine è, per l'uno, solidaristico: l'associazionismo; per l'altro, dialettico: la lotta di classi. Teistic-0 è lo spirito animatore dell'un siste- . ma; umanistico, dell'altro. Quésti, a mio a,vviso, i punti itìconciliabili di dis-' senso, che lo studioso deve imparzialmente rilevare nella filosofia politica del mazziniahismo e del so- · cialismo moderno. (La fine ai prossimo N1'mei•o). F ALESSANDRO LEVI. (1) ENGELS, Le cm,d'lzlon'I clell'l,ighute,·,·a(dal Deutsche-franzostsche Jai,rbt1che,·, 18H); trad. E. Ctccottl i Roma, ,Monglnl, 1899, p. 22. ' (2) V. GemUt, f1·emUi e t·tcapitolaztone j S. E. I., XVII, p. 9~. (8) ENOELS, L11clovlco Feue,·bach e ·Il punto d'app,·odo della fllosofla classica tedesca (1886) ; trad. E. Olccotu; Roma, Monglnl, 1902, .p. 16. CARLO KAUTSKY IL PROGRAMMA SOCIALISTA Principi fondamentali de1 Socialismo Seconda edizione italiana con co~rezlonl, agglu"te e un nuovo proemio deÌl'Autore, Lire 3 ,,

RkJQdWJsaXNoZXIy