Critica Sociale - XXIV - n. 21 - 1-15 novembre 1914

CRITICA SOèlALE 335 almeno devono mettere bene in guardia contro la pos– sibilità della comparsa di un fenomeno che minaccia di compromettere la razza. Dunque la constatazione che il Vicarelli ha fatto studiando la maternità nei rapporti professionali si può riassumere così: la int1·oduzione del lavoro indusl1·iale ha condotto ad una diminuzione sensibile nel peso dei feti a tennine e le nuove vite pi·esentano quindi con– dizioni soma tiche in fei·ioi·i a quelle che si riscon/1·a– vano in addiet?·o quando mancava il lavoi·o industi·iale e quando predominava la vita agricola. Le donne casalinghe e massaie sono quelle che offrono la migliore maternità la quale si esprime, ol– trechè col miglior decorso del fenomeno della nascita ùel figlio, anche col fatto del peso medio (le numera– zioni sono fatte su una serie di rilievi tale da accon– tentare anche i più esigenti) del feto a termine, che è di gr. 3125. Poco discoste per tale rapporto sono le contadine le quali hanno bambini che alla nascita pre– sentano pesi di 3120 gr. Poi si comincia ·a scendere colle persone di servizio (che, oltre al resto, offrono· quote alte· di illegittimi) nelle quali i neonati di poco superano i 3050 gr. e poi gradatamente si scende alle operaie delle industrie tessili con nati di 3050 e 3000 gr., secondo le categorie, fino a quelle delle industrie mi– nerarie con nati di 2925 gr. e a quelle delle industrie chimiche con pesi di poco oltre_ 2900 gr. Esiste qµindi una vera scala di degradazione soma– tica dei figli, in dipendenza della -natura del lavoro industriale che si può considerare come direttamente compromettente la prole. Però la curva del fenomeno dell!ografico dice che il lavoro industriale, in genere, ha diminuito lo sviluppo del nato al momento nel quale vede la luce. Ma vi sarebbe di peggio. Contrariamente a quanto gli igienisti vanno affermando e cioè che le mutate condizioni di vita hanno migliorato la condizione ge– nerica della vita organica e reso più forte l'individuo, si osserverebbe una diminuzione cronologica del peso (va– lore invero un poco grossolano ma che in mancanza di meglio può accettarsi almeno come indice) dei bimbi che nascono oggi in confronto con quelli di qualche decennio fa. Si capisce a priori che in questa materia non si hanno documentazioni generali e bisogna accontentarci delle cifre che offrono gli ospizi di maternità e le se– zioni ospitaliere destinate ad accogliere le donne par– torienti. Ora il Vicarelli ha appunto messo asi:,ieme,ta~ lune di queste cifre costruendo su di esse anzi delle grafiche. E le cifre direbbero che nel 1844 il peso medio dei bimbi osservati, ad esempio, alla Maternit~ di Mi– lano era di gr. 3350: nel 1880 il peso m_edio osservato a Pisa era di 3250, pure a Pisa nel 1901 era di 3175, mentre quello rilevato a 'l'orino nel .1912 era di 3075. Differ~nze che cominciano ad avere valore e che de– porrebbero per un graduale impoverimento della stirpe al momento della nascita, anche ritenendo che 11011 · sempre queste cifre siano accoglibili senza altro e che, ari esempio, la comparazione cronologica delle cifre di Milano per il passato colle cifre del presente di Torino 11011 sia di termini assolutamente omologhi. Accanto a queste constatazioni - che vorrei dire d, carattere generale - il Vicarelli ne addita altre chll hanno una ~ignificazione speciale: ad esempio si sofferma sul peculiare rapporto che hanno le manife– stazioni economiche del lavoro a domicilio coll,1 ma– ternità e rileva che le _più ulte aliquote di quelle che joteca Gino Bianco dovremmo dire matei·nità patologiche e fisiologicamente deficienti si hanno appunto nelle madri che attendono al lavoro a domicilio, e che sfuggono alla sorveglianza protettrice della legge e della pietà organata. Ho voluto citare in sintesi succinta questo studio e le constatazioni di esso perchè rappresenta una delle poche documentazioni italiane sul fenomeno grave della malefica influenza .che il lavoro industriale di– mostra nei rapporti colla procreazione. Se anche delle riserve su alcuni dati si possono muo– vere, se anche non tutte le comparazioni statistiche ci per,madono, difficilmente si può distruggere la con– clusione generai.e che la razza corre il rischio di de– perire in maniera rilevabile. Conclusione tanto più grave per chi, essendo figlio del suo tempo, è portato ari essere e a mostrarsi otti– mista sui benefici della civiltà. Occorrerà disciplinare tutta la legislazione sul lavoro mettendo insieme i dati che valgono a mostrarci, da un lato, le piaghe sanabili, dall'altro, a documentare i reali effetti delle nostre leggi sociali che spesso uon sono che dei tentati vi fatti, sia pure di buona voglia, ma empirici. È questo della difesa della maternità proletaria compromessa dal lavoro- uno dei quesiti più urgenti e che meritano di essere studiati cori mag– giore serenità per trovare le difese logiche, poichè ~a– rebbe assurdo che noi centuplicassimo le difese del– l'adulto se attraverso al nostro orgaoamento economico dovessimo arrivare alla conclusione di vedere le nuove generazioni compromesse fino dal-la nascita. E. BERTARELLI. B"'RA LIBRI E RIVISTE " Il Labit'into ,, di Vi1•yilio Brocclii .. ( 1) Anna Urbisa,gJiia, figli,a di un ri,cco ,editoTe ebr-eo, rioiwe il ba!Jtesi.mo e -sposa •per amor-e il co•nte Ces-are Mai-nardi; ma non pais,s.a'll.n :J!n.noche questa unione si s,pezza irr:e,pa-rabiLme,n,te ,per col·pa d,ell'uo-mo: è de·liioerato il divorzio dopo !,a •dimora di rito nella Svi-zz,era. A,nna, ne-lla sua d,i.g,rnitosafie,rezza, non ard-e che de.J deside,rio di cancellare da-llia.sua vita i.I nome di Mai,rnarcli ,e di daI'e a-I e.onte la libertà di s,egUiiI'e !,a sua- amante, -la mm,CJhe-sa Vigli,an,i, ora- v-edova e s,o,La. Se non C:he ora !',uomo non ,s,e la .sente più cli ,J,e,garsi oon I.a Vigliani ,e la di•sa;m:a, mentr,e, per un i-noon11a,p,evo,1e -rivol ,gimen.to- de.U 'an.im, o, no,n può ri'nunziaI'e ,alla,,mogli1e,,e vorr,e,IYb-e di-strug,ge-re il ,p,a-s– sato ,e, im,ped·ire il ·div,orzio che incombe. Troppo tar-cli; oh:è urn g,r-ande, ,e nobiJ,e (IJffiO·re combattuto, -ma .alk1 fine vitto·r:ioo.o, wnirà per ,s-empre la bella ri;pl!llclia,ta all'a,vvoca-to Guido• Am,alcli, ,gio ,va.ne cli alto i·nte,J.1.etto e di- fi.era ,e ,p,wgn.ace oosòenza. Questi i tratti ,e i p,e,rs-on,a,ggisalienti de,! nuo-vo ro– manzo, nel q-ual,e V. Broc,c:hi, come nell,a Gironda e n,ell'lso/a sonante, ,pevs,e,~ue il cliffic1ile• intento di rap– presenta-re in -un,·v 1 asto cucio, rorna,nz-esco La mo-lte,p.Ji-c,e vita oontempo·rane.a, indiaga.ta- ed a-tteggi,ata ne,! tra– v,agli.o de-i ,grandi ,pro:bJ,emi che J,a. p,evvad·ono, nel– l'urto dell,e oorr-e.nti, di di,s,soluzion,e e d'inJ11o<Va.zio,ne che- k1 trosfo.rmarno, nel ,pauroso con,fli-Uo·dell'a.nbi,c-0, esistente· n,eHe •radici de ,l.ta tradizione ,e dell'atavismo-, ool nuo,vo, non a,ncor.a fa-tto spirito e istituzione cli vita.. A:nna è un ca-r.a;tte•l'edo,1,c,ema i.nfl.es- sibi.l,e,-che, ,nel fe.rvo•r-e dell,a fantasia e nei coll-o•q:u! aff.e,ttuosi co,n Do,nn,a Ade.J.e, la madre di Ge,sare, ,s'è fatta del gio– wme conte il SIU•O ideal,e, se,mbna-nclo!,eche l'aria pen– sosa ,e ·mel•a-n1oonicad•i lui ,e,s,primesse una de,co,rosa ' (JJ ~mano, 1914, Fr. Trevea, editori. - PagJne 814. - L. S,60.

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