Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913

348 CRITICA SOCIALE Quali sono dunque i principi·eterni, in nome dei.quali il Maestro fulmina le sue scomunich_e abracadabresche? Primo principio eterno: " Il tasso del salario deter– mina il prezzo delle merci ,,. Coloro stessi, che non hanno alcuna nozione d'Eco– nomia politica e che ignorano che il grande economista Ricardo, nei suoi P.rincipt di Economia politica, pub– blicati nel 1817, ha confutato una volta pèr tutte que~to errore tradizionale, conoscono il fatto così notevole del– l'industria inglese, la quale pu,ò dare i suoi prodotti ad un prezzo assai inferiore a quello di qualsiasi altra na– zione,,mentre i salari sono relativamente più elevati in Inghilterra, di quello che in qualsivoglia altro paese d'Europa. Secondo principio eterno: " La legge che autorizza le coalizioni è altamente antigiuridica, antieconomica, contraria ad ogni società ed ordine ,,. In una parola: " contra1'i.a al Diritto economico della libera concor– renza ,,. Se il Maestro fosse stato un po' meno chauvin, si sarebbe domanda!o come si spiega che,•quar_ant'anni prima, una legge, così contraria al diritto economico della libe1·aconcorrenza, ·rosse stata promulgata in In– ghilterra, e come va che, a misura che l'industria si sviluppa, e con essa la libera concorrenza, questa legge - così contraria ad ogni società ed ordine - s'imponga come una necessità agli stessi Stati borghesi. Egli avrebbe forse scoperto che questo diritto (con una D maiuscola) non esiste che nei Manuali economici, redatti dai Fratelli Ignorant.elli dell'Economia politica borghese, nei quali Manuali si trovano perle come questa: La proprietà è il frutto del latJoro; ... dégli alt1·i, essi si sono dimenticati di aggiungere. Te1·zoprincipio eterno: " Quindi, sotto pretesto di rialzare la classe operaia da una così detta inferiorità sociale, bisognerà incominciare· dal denunciare una in– tera classe di cittadini: la classe dei signori; intrapren:. ditori, padroni e borghesi; bisognerà eccitare la demo– crazia lavoratrice al disprezzo e all'odio di questi in– degni collegati della classe media; bisognerà preferire alla repressione legale, la guerra mercantile eri indu– striale; alla polizia dello Stato, !'-antagonismo delle classi ,, (1). I.LMaestro, per impedire alla classe operaia di uscire dalla sua cosidetta inferim'ità sociale, ~ondanna le coa– lizioni, che costituiscono la classe operaia in classe an - tagonistica alla rispettabile categoria dei pad-1·oni, in– traprenditori, borghesi, che certamente preferiscono, come Proudhon, la polizia dello Stato all'antagonismo delle classi. Per evitare ogni disgusto a questa rispet– tabile classe, il buon Prondhon consiglia agli operai (fino alla venuta del regime mutualista e malgrado i suoi gravi inconvenienti) la libertà o concorrenza, " no– stra unica garanzia ,, (2). Il Maestro predicava l'indifferenza in materia econo– mica, pe,• mettere al coperto la libertà o conc01-renza borghese, nostra unica garanzia;· i discepoli predicano l'indifferenza in materia politica per mettere al co– perto la libertà borghese, loro unica' garanzia. Se i primi cristiani, che pu~e .predicavano l'indifferenza in · materia politica, ebbero bisogno· del braccio di un im– peratore per trasformarsi da oppressi in oppressori, i moderni apostoli dell'indifferenza in materia politica .non credono, che i loro principi eterni impongano loro l'astinenza dai godimenti mondani e dai privilegi tem- • porali della società borghese. Tuttavia dobbiamo rico-: noscere che si è con uno stoicismo degno dei martiri cristiani, che. essi sopportano le 14 o le 16 ore di lavoro, onde sono sovracaricati gli operai delle fabbriche! Londra, gennaio 1873. (I} Lib. olt., pag. SS7-88. (2) Llb. Olt., pag. SS4. KARL MARX'. LANUOVA LEGISLATURA E IL PARTITO S CIALI 'Discorso alla Camera dei deputati, 5 dicembre 1913 (Dal resoconti? stenografico). PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito · della discussione sull'indirizzo in risposta al discorso della Corona. Ha facoltà di parlare l'onorevole Turati. La nuova fase politica. TURATI. Onorev,oli colleghi, dobbiamo dunque di– scutere; è convenuto che si discuta; e dobbiamo re– care la discussione più in alto che ci sia possibile, al d'i sopra delle persone, al di sopra dell'episodio, al d_isopra del Collegio, al di sopra della minuta ana– lisi,· per assurgere ad una sintesi; non così in alto da perderci nelle nubi della metafisica, ma in alto quanto basta, se l'ala dell'ingegno ci regga, per· ab– bracciare tutto il panorama, di guisa che nessun al– bero ci tolga di scorgere la selva dei fatti. E certo, se la Camera non avesse già da tempo abbandonato la veochia tradizione dt considerare la risposta della Rappresentanza elettiva del paese al Sovrano come un semplice atto di arido cerimoniale, per farne invece l'occasione di UI\ vero esame di co– scienza, di una discussione programqiatica, certo avrebbe dovuto farlo in .quest'ora, nella quàle, per diversi, per antagonistici anche, che possano essere i nostri puntì di veduta, tutti sentiamo, e sarebbe puerile negarlo, ohe qualche cosa davvero· :di nuovo, di caratteristico, si inizia nella vita politica del no– stro paese. E sarà un béne, sarà un male; sarà del bene ·misto al male, o, co~e è più filosofico presumere, un bene · eia cui per reazione nasce il i:nale e· v'iceversa; ma è pur sempre qualche cosa di nuovo, non nelle parole, ma nei fatti, quindi qualche cosa di grande; perchè i fatti· della storia, .ci piacciano o ci spiacei ano, sono sempre augusti, più augusti. forse che non lo sia lo Stato, secondo la nuova definizione dell'on. Orlando. ORLANDO. V. E., relatore. Non è nuovo quésto! TURATI. Non è nuovo? Tanto peggio, se non ha neppure questo pregio! Orbene: di quest'ora -storica così piena di oscurità, di interrogativi, di pericoli,· noi, quasi tutti, piur non volendo peccare della stupida jattanza della leggen– daria mosca cocchiera, siamo- stati un poco nel pas– sato gli artefici, ne ..siamo oggi le conseguenze, ne saremo domani gli attori; collaboratori gli -uni degli altri, a dispetto delle rigide formule di intransigenza, e forse tanto più intimamente collaboratori, quanto più ciascuno si terrà nettamente sul proprio terreno I ,I I

RkJQdWJsaXNoZXIy