Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913

CRITICA SOCIALE 347 per soddisfare i loro miserabili bisogni profani di tutti i giorni, ·per schiacciare la resistenza della classe bor– ghese, invece di abbassare le armi e di abolire lo Stato, eMsi gli dànno una forma rivoluzionaria e transitoria. Gli operai non devono formare delle singole Società per ogni mestiere, perchè con ciò essi perpetuano la divi– .sione del lavoro sociale, come la trovano nella- società borghese; questa divisione, che disgiunge gli operai, è veramente la base dell'attuale loro servaggio. " In una parola, gli operai devono incrociare le braccia e non perdere il loro tempo in ruovimenti politici eè. economici.· Questi movimenti non possono dar loro che dei resultati immediati. Da uomini veramente religiosi, essi, sdegnando i bisogni quotidiani, devono gridare pieni di fede: " Che la nostra classe sia crocifissa, che "la no~tra razza perisca, ma rimangano immacolati gli "eterni principi! ,,. Essi devono, come pietoMi cristiani, credere nella parola del prete, disprezzare i beni di questa terra e non pensare che a guadagnarsi il Para– diso. In luogo di " Paradiso ,, leggete " Liquidazione Sociale ,,, che avverrà un giorno in un cantuccio qua– lunque del mondo, non si sa come, nè per opera di chi, e la mistificazione sarà identica. in tutto e per tutto. " In attesa quindi di questa famosa liquidazione so– ciale, la classe operaia deve comportarsi decentemente, come un branco di pecore ben pasciute; lasciar tran– quillo il Governo; temere la polizia; rispettare le leggi; somministrare senza lagnarsi la c·arne da cannone. 11 Nella vita pratica di tutti i giorni, gli operai devono essere gli obbedientissimi servitori dello Stato; ma nel loro interesse essi devono protestare energicamente contro la sua esistenza, e testimoniargli il profondo loro sdegno teorico coll'acquisto e colla lettura di. trat– tati letterari sull'abolizione dello Stato; devono pure guardarsi bene dall'opporre altra resistenza al regime capitalista, all'infuori delle declamazioni sulla futura società, nella quale l'es.oso regime avrà cessato di esi– stere! ,,. * ** Nessuno vorrà negare che, se gli apostoli dell'indif- ferenza in materia politica si esprimessero in modo così chiaro, la classe opernia li manderebbe a carte qua~·antanove, e si sentirebbe insultata da questi bor– ghesi dottrinari e da questi gentiluomini spostati, che sono sciocchi o ingenui al punto da interdirle ogni mezzo reale di lotta, perchè tutte le armi per combat– tere bisogna prenderle nell'attuale società, e perchè le condizioni fatali di questa lotta hauno la disgrazia di · non adattarsi alle fantasie idealiste, che questi dottori in scienza sociale hanno innalzato a divinità, sotto i nomi di Libertà, Autonomia, Anarchia. Ma il movi– mento della classe operaia è oggidì sì possente, che questi settari filantropi non osano più ripetere pel'. la lotta economica le grandi 'Vet·ità ch'essi incessantemente proclamavano sullè. lotta politica. Essi sono troppo pu– silli per applicarle ancora agli scioperi, alle coalizioni, alle Società dei singoli mestieri, alle leggi sul lavoro delle donne e dei ragazzi, sulla limitazione delle ore di lavoro, ecc., ecc. Ora studiamoci di vedere, se essi sono capaci di es– sere richiamati alle buone tradizioni, al pudore, alla buona fede ed agli eterni principi! I primi socialisti (Fourier, Owen, Saint Simon, ecc.), poichè le condizioni sociali non erano abbastanza svi– luppate da permettere alla classe operaia di costituirsi io classe militante, hanno dovuto fatalmente circoscri– versi a dei sogni sulla società modello dell'avvenire, e condannare tutti i tentativi, quali gli scioperi, le coa– lizioni, i movimenti politici, iniziati dagli operai per portare qualche miglioramento alla loro sorte. :Ma, se. a noi non è permesso di rinnegare questi patriarchi del Mocialismo, coma non è permes~o ai chimici di rin– negare i loro padri, gli alchimisti, dobbiamo però evi– tare di ricadere nei loro errori, che, commessi da noi, sarebbero inescusabili. Tuttavia, più tardi - nel 1839 - quando la lotta politica ed economica della classe operaia aveva preso in Inghilterra un carattere già abbastanza accentuato, Bray - uno dei discepoli di Owen e uno di quelli che, assai prima di Proudhon, avevano trovato il mutualismo -- pubblicò un libro: Labour's wrongs and tabour's re– medies (I mali e<l i rimedi del lavoro). In uno dei capitoli Rulla inefficacia di tutti i 1·imedi che si vogliono ottenere coUa lotta attuale, egli fa una amara critica di tutti i movimenti, tanto politici quanto economici degli operai inglesi; con~anna il movimento politico, gli scioperi, la limitazione delle ore di lavoro, il regolamento sul lavoro delle donne e dei fanciulli nelle fabbriche, perchè tutto ciò - secondo lui - in– vece di farci uscire dallo stato attuale della società, vi ci trattiene e non fa che rendere più intensi gli anta– gonismi; Eccoci ora all'oracolo di questi dottori in sci6nza so– ciale, a Proudhon. Mentre il ·Maestro aveva il coraggio di pronunciarsi energicamente contro tutti i movimenti economici (coalizioni, scioperi, ecc.) che erano contrari alle teorie redentrici del suo mutualismo, egli incorag– giava co' suoi scritti e colla sua partecipazione perso– nale il movimento politico della classe operaia; i suoi discepoli non osano pronunciarsi apertamente contro il movimento. Già nel 1847, epoca io cui apparve la grande opera del Maestro, Le contraddizioni economiche, io confutavo i suoi sofismi contro il movimento operaio (1). Tuttavia, nel 1864, dopo la legge Ollivier, che accordava agli operai francesi in un modo così restrittivo il diritto di coalizione, Proudhon ritornò alla carica nel suo libro: Delta capacità politica delle classi operaie, pubblicato pochi giorni dopo la sua morte. Gli attacchi del Maestro si confacevano talmente al gusto dei borghesi, che il Times, in occasione del grande sciopero dei sarti di Londra nel i866, foce a Proudhon l'onore di tradurlo e di condannare gli scioperanti colle sue parole istesse. Eccone alcuni saggi. I minatori di Rive-de-Gier si erano messi in iscio– ·pero ; i soldati erano accorsi per ridurli alla ragione: 11 L'autorità - grida Proudhon - che fece fucilare i minatori di Rive-de-Gier fu assai disgraziata. Ma essa agi come l'antico Bruto, posto tra il suo amore di padr_e e il suo dovere di Console; bisognava sacrificare i figli per salvare la Repubblica. Bruto non ha esitato, e la posterità non osa condannarlo ,, (2). A memoria di pro– letario, non si ricorda un borghese che abbia esitato a sacr·ificare i 11uoioperai per salvare i pro.pri interessi. Che bruti sono i borghesi! 11 Ebbene, no: non vi è il diritto di coalizione, come non vi è il diritto della frode e del furto, come non vi è il diritto dell'incesto e dell'adulterio ,, (3). Bisogna però dire che certamente vi è il diritto della sciocchezza. (1) Veggasl nell'opuscolo • Miseria dell« filosofia,, ri.sposta alla Flloso/l(J della mlset"ia dti sionor P,·oudhon (Parli<!, 1847. Frani<. edi– tore) 11cap. v, Intitolato: Gli scioperi e le coalizioni operaie. (21 P. G. PROUDHON: Della capacità po/.ltlca delle classi ope,·aie. - Parigi, Lacrolx e Comp., edlz. 1868, pag. 387. (S) Libro citato, pag. sss.

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