Critica Sociale - Anno XXII - n. 24 - 16 dicembre 1912

372 CRITICASOCIALE fluenze avverse dell'Austria e dell'Italia. Il compromesso, nei rapporti dell'Austria e dell'Italia, è un impegno di sospensione della rispettiva attività di penetrazione in Albania; non è una rinunzia definitiva all'oggetto della controversia per la costituzione di una Albania avente realmente una vita propria; è, al contrario, soprji uno Stato- balocco, riserbarsi tutte le feline pretensioni che possano quandocheasia riaccendere tutti i conflitti: l'au– stro-italiano; l'austro-serbo; il serbo-albanese., A San Giovanni di Medua verranno senza dubbio a sboccare quelle ferrovie trasversali dall'Adriatico al Danubio, che certo capitalis~o dell'Alta Italia sogna come suprema conquista orientale,-incrociando con quelle verticali, che dall'Europa centrale dovrebbero portare i prodotti al– l'Egeo. Del pari, il corridoio internazionalizzato non ba– sterà a tranquillare l'Austria rispetto alle seduzioni che la Confederazione Balcanica voglia e possa esercitare sui 7 od 8 milioni di Slavi dell'Austria. Soltanto l'entrata dell'Albania nella Confederazione Balcanica, come altro Stato sovrano, poteva togliere agli océhi dell'Austria quel carattere ultra-parislavista, che· oggi ha la Quadruplice, onde .per essa si struggono di tenerezza gli. " irredenti ,, di tutti gli irredentismi na– zionali, i quali; in una nuova' Confederazione intei·– ètnica, interconfessionale ed interlinguistica, vedrebbero quel nuovo Stato multinazionale, a guisa dell'Austria, che il dommatisrno nazionalista condanna come .... troppo umano. Perchè tutti i nazionalismi scatenati, e mal fronteggiati dal socialismo italiano, così antiaustriaco nei suoi organi ufficiali, sono concordi nel proclamare che nessuna coesistenza di popoli è ammessibile se non nel rapporto da dominanti a dominati, e che è pretta ubbia socialista credere a una coJlaborazione egualitaria di stirpi, una volta sia tolto di mezzo tra esse il rap– porto di oppressione. Non pronunziava l'on. Barzilai sentenza di morte per l'Albania nell'ultimo suo discorso in Parlamento, così risoluto contro la Triplice Alleanza e così riserbato; anzi così silenzioso, su ogni altra forma ùi aggruppamento di Stati in quella vece? E tal sen- ,tenza di morte non giustificava l'on, Barzilai nell'avere l'Albania combattuto insieme coi Turchi, quasi che si perimesse mai il diritto dei popoli, e che il delitto di lesa-Serbia, di leso-panslavismo autorizzasse la violenta· sparizione dal mondo di una stirpe autoc.tona? Ed ecco che la Triplice Alleanza salva l'Albania dalla soppres– sione in cospetto ·alla Serbia; ma non ·1a salva che per un'ora - l'ora diplomatica - poichè viene l'Albania gittata, come un fragile vaso di terra, tra i potenti vasi di ferro che si chiamano l'Austria, l'Italia e la 'sfavia, mèta di tutte le brame, oggetto delle insidie di tutte le protezioni. La salvezza dell'Albania era nella sua autonomia, ma dentro della Confederazione Balcanica diventata centro di ùna vasta azione internazionalista, interruttrice della doppia avanzata pangermanista e panslavista. Era quella la pace, dove questa è una tregua di Dio, p~r cui i po– poli n,cin sentiranno alcun sollievo di aere più respira– bile per diminuzione dei fermenti nazionalisti e mili– taristi. Anzi, la partita ha l'aria di essere rimessa solo per diventare più poderosa, per mettere non più l'Au– stria contro la Serbia, ma direttamente il blqcco austro– germanico contro la Russia e rispettivi alleati, tutta la 'friplice Alleanza contro tutta la Triplice Intesa. E, per questo risultano, è parso necessario gitta.re in faccia all'Europa, a Roma, a Vienna e a Berlino, l'an– tiéi,pazione della rinnovazione della Triplice Alleanza, " senza modificazioni ,, ! Ma era, o non era, dunque, l'al- leanza Austro-Italiana in attività e funzione? Se lo era, che giova la rinnovazione? Quando si è alleati, si è al– leati. E, se non lo era, rinnovare ciò che per sè non funzionava non si vede a che possa condurre! Nessun privato commerciante, nelle dette condizioni, a,vendo davanti a sè altri sei mesi, avrebbe rinnovato il patto sociale, prima che fosse superata la ~risi. Il " colpo di ·forza ,, ha tradito due debolezze: quella dell'Austria che ha mirato ad intimidire la Serbia; quella dell'Italia che si è pre~tata ad 'ess.ere lo strumento di tale pressione, senza mettere al di là della circostanza j ugulante alcun programma suo proprio, che provve– de~se all'avvenire, eliooinan<io il pericolo che il vincolo con l'Austria la costringa ad intervenire in un even– tuale conflitto di stirpi ad essa estranee. In questo mo– mento, la rinnovazione della Triplice Alleanza, senza modificazioni, da parte dell'Italia non la. salva dalla possibilità di essere travolta in un casus belti non suo, dove da tale fatalità l'avrebbe salvata la pregiudiziale del definitivo as~estamento della questione orientale me– diante una Confederazione Balcanica, più vasta e com-· pleta, che intervenisse, con equivalenza di forze, ad in– tegrarè - mediatrice· plastica, - l'ambiguo sistema delle due Triplici, collocando alla testa di tutti i neutri u;a potente Lega di Stati diversi, la quale, insieme con le due Triplici, abbozzasse lé linee di quella generale intesa di Stati, in cùi si riflettessero in germe gli Stati Uniti d' Europa,.come furono nel sogno della democrazia eu– ropea, in ·genere, nei vatici,natori della giovane Confe– derazione Balcanica, in ispecie. L'Albania autonoma, e confederata con le altre stirpi balcaniche, era l'Adria– tico aperto a tutti e definitivamente chiuso al pericolo di una egemonia islava in concorrenza dell'egemonia anstriaca e dell'egemonia italiana. In luogo di una mal– ferma nazione si affermava un'Intiirnazionale possente, ;ispettosa, anzii più che rispettosa,' vindice dei diritti e degli interessi di tutti. i gruppi nazionali compo– nenti., ed eHminàtrice, di mezzo ad essi, di ogni causa di guerra. Era un gradino superiore d'ella consociazione 111pana che si creava, es~luGlendo, per tutta la sua por– tata, la possibilità della .guerra. Era un evento antici– patore dell'avvenire, in luogo di essere la risurrezione di un processo di nazionalismo feudale, cioè. di :crea– zione e di manutenzione di una nazione per· -lo scettro di Cesare e l'abilità dei segretari suoi. Ma gli amb.asciatoi-i si feli9itano di avere chiuso l'anno richiamando la storia all'obbligo di misurarsi sulla loro statura. Troppo la storia aveva scavizzolato a suo gradimento oltre· i loro pastorali e le loro lunette, come al tempo della rìvoluzicine. , Bisognava rientrare nelle regole, nel protocollo, negli avvedimenti, nelle mezze misure, che lascia,no all'autorità del ceto diplo– matico l'addentellato d'i nuove crisi e di nuovi pasticci in· cui farsi v~lere ed in cui pescare gradi, titoli, pre– bende. Che se ·detta autot'ità non al'trimenti si impone ché per là pena maggiore dei popoli, per minacciare e preparare le guerre di cui i popoli pagano col sangue e col danaro il costo ( anc.he quando non si fanno), ciò è bene nella tradizione del ceto, e sarà finchè il ceto sarà .... Ossia, come diceva a torto il Sazanoff, dopo Pa– rigi, dopo Londra, l'Europa ha ritrovato se stessa, perchè il ceto !,iiplomatico se stesso ha ritrovato, con un capolavoro di equilibrio (guai a soffiarci su!), nei congegni del quale :già sono impigliate le radici di nuove crisi, di nuovi delitti, di nuove vittime e di nuovi carnefici.. ... CLAUDIO TREVES.

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