Critica Sociale - Anno XXII - n. 24 - 16 dicembre 1912

CRITICA SOCIALE 37L . lismo. SQ questo non preesisteva, ·dovrebbe ora sorgere. Il proletaria.to, costretto a una lotta di classe senza quartiere, il socialismo, condannato a ·essere soltanto e tutto socialismo, si liberano, e si ciepauperano, degli elementi che stavano e si indu– giavano sulle frontiere. L'uno e l'altro dovranno rifarsi,. conquistando coscienze proletarie e co– scienze socialiste, sul loro schietto terreno. · ( Perciò il disorientamento, che ha invaso tanti spiriti, è affatto passeggero. La lotta, nonchè farsi più oscura e confusa, acquista di semplicità e di chiarezza; superato il primo adattamento e com– piute le selezioni inevitabili, ciò sarà palese a cia– scuno. Il più largo suffragio, lunge rlall'ostacolarla, sarà, della nuova orientazione, lo stimolo e il coef– ficiente più poderoso. E la nostalgia del ritorno all'idillio unitario - di quella unità, vogliam dire, che era tutta minata . e che si spezzò - o nasca da sentimentali ram– marichi, o dall'incubo dell'urna ,imminente, rimarrà lusinghiera utopia. , _ L'evoluzione del Partito batte altre strade. - Certo, nel tumultuario scompor.si e ricomporsi delle file socialiste, non tutto è definitivo. V'ha chi fu trascinato in un campo, che non è il suo, nel quale non rimarrà; ciò da un lato, come dall'altro, del torrente ,che ci ha divisi. Ma, all'infuori di queste, che· sono le accidenta– lità di ogni improvviso movimento di folla, quel che ,avvenne doveva avvenire e non si distrugge - tanto meno sul terreno elettorale, dove la resipi– .scenza a.vrebbe colore e sostanza di indegno mer– cato. L'interesse di impedire, per un paio di legi– slature, qualche vittoria clericale od ultra-reazio– naria, e· di acquistare o di non perdere qualche mezza do'zzina di Collegi, non controbilancia, nep– pur lontanamente, il massimo interesse del socia– lismo in quest'ora: che è di rimanere se stesso e col proletariato. . • Il Congresso dei "Destri "' tenutosi a Roma testè, se rivelò tutte le spiegabili ince_rtezze ed oscilla– zioni della massa dei fuorusciti, che da un lato vorrebbero rientrare nelle antiche mura, dall'altro trarne fuori e trascinare con sè gli amici di ieri che vi sono rimasti, ebbe anche parole superbe <li sincerità, a riprova della nostra tesi. Più di tutti e, come sempr,e, più alto di tutti, Leonida Bissolati, srlegnoso di _piagnucolare come per un torto pat·ito, rivendicò fieramente il vanto della secessione, non sofferta, ma da lui e dai suoi pensatamente pro,·ocata, e alla quale il Congresso di. Reggio non porse che l'ultima· propizia occa– sione. Il fatto della guerra è, per lui, cosi poco significativo a questo riguardo, il duplice episodio del Quirinale fu per lui cosi poco µn "episodio,,, che, ancora una volta, èi si dolse che le forze del proletariato eiano oggi divise, perchè, se esse fos– sero unite, come quando egli stesso dichiarava l'a– desione al Ministero Giolitti in nome di tutto il Gruppo parlamentare,.·" noi potremmo oggi - egli rlisse - partecipare al potere e indirizzare l'opera delle elezi@ni ,,. L'antagonismo profondo di cotesto pensiero, con quella che fu - e che deve rima– nere - l'anima del Partito socialista, non poteva rivelarsi con più onesta perspicuità. .· Senonchè, a dispetto di tutti i sofismi e le insi– nuazioni, ciò non significa affatto cl}e dal Pa1:tito socialista abbia esulato ciò che si chiamò rifor– mismo. Ne è esulata, tutta quella accademia, che, ieri, nella Sala P_icqetti, giocav~ al so~ialis~o .i~– nocente, formulando programmi sesqmpE,1da~1 d1 n: forme tributarie, sociali, eccetera, eccetera, 1 quali - con l'attuale orientamento politico ~elle classi dominanti ,e finchè un grande sforzo di massa, in senso recisamente antagonistico, non lo trasformi - ' non avrebbero probabilità di attuazione neppure nell'anno tremila. Ne è uscito quell'ingenuo socia– lismo, che - travisando il concetto relativistico del riformismo socialista - perchè questo non ripudia· eventu_ali contatti con Governi e partiti borghesi, nè intende cristallizzare la storia futura in immu~ tabili schemi - si dice l'erede legittimo del rifor– mismo, mentre istituisce la collaborazione perma– nente, .che è abdicazione ed è morte, e scambia la impotente ascesa al potere di alcuni uomini, nelle circostanze più ostili, con la conquista del potere da parte del .proletariato. Sopratutto ne è· uscito - e questo speriamo non ritorni - quel malas– sieme di appetiti. personali e di gruppo, di bramo– sie locali. e particolari, che, oscillando fra l'insur- , rezionismo più impulsivo e il ministerialismo più supino,. còstituiva il vero cavallo di Troia nella rocca del riformismo· . Ma, sotto l'urto della ondata che, per reazione ai troppi errori di aleuni e per Fequivoco della comune intransigenza, fa chiamarsi e appare rivo– luzionaria, il socialismo che fu nostro, e nostro ri– mane, si leva su tutto intero, più intero e libero che prima non fosse, e con tanto più ra– gione, oggi, di esistei·e, e di combattere, de.ntro e fuori il Partito, contro l'equivoco di un'ora, con– tro le involuzioni minaccianti, contro i vecchi e i nuovi avversari, per le proprie specifiche idealità, non mutate, nè attenuate, . ·Nuova fase; nuove battaglie e più aspre. Ma _la bussola è quella, quella è la· bandiera, quella è sempre la meta . Noi ricominciamo seguitando. LA CRITICA Soc1ALF.. Col nuovo anno, fra le altre mQdificazionie gli altri • arricchimenti al tipo, della Rivista, intendiamo intro– dun·e e coltivare ima Rubrica speciale dedicata al Socialismo e alla legislazione operaia nel Parlamento italiano: un tema sul quale molti pregiudizi esistono fra socialisti, che intendiamo dissipare, dimostrando quanto si fa, e sopratutto quanto non si fa, e potrebbe farsi, in questo campo. Contiamo pei· essa sulla collaboraz.ioneattiva anche àei nostri colleghi deputati più competenti. ·CRl51 Rl50L Tfl? 'Hanno davvero gli ambasciatori radunati a Londra risoluta la crisi d'Oriente? La proposta, che la Confe– renza presenta ai Governi, di salvare la capra della Serbia col porto commerciale (commerciate, si dice) a San Giovanni di Medua, e il cavolo dell'Albania con la famosa autonomia, libera davvero l'Europa dall'incubo di una !mminente confiagrnzi.one? Giova crederlo. Ma giova anche dirsi che la soluzione risponde al più vacuo empirismo diplomatico .... di una diplomazia, che· ha vo– luto pagarsi un successo nell'attualità, anche a costo di un insuccesso nella storia, per ristabilire il suo pre·stigio così crudelmente provato dagli eventi balcanici. In verità, la soluzione, il cui merito vuol farsi risalire all'Italia, crea una tranRazione che lascia vivi, sebbene latenti, tutti i pericoli, così della rivendicazione· seroa del porto sull'Adriatico col sacrifizio della piena indi– pendenza albanese, come della integrale rivendicazione albanese con esclusione assoluta ·della Serbia, cioè de]Ja giovane Slavia, dall'Adriatico:. E •ciò ·perchè cotesta Al– bania da neutralizzare resta il campo di gara delle in-

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