Critica Sociale - Anno XXI - n. 19 - 1 ottobre 1911

CRITICA SOCIALE 297 tana da ogni atto di violenza „. - Cui non tocchi l'alto significato di parole come queste, promananti da una rappresentanza proletaria impegnata in assiduo corpo a corpo colle torbide correnti del mascherato anar- chismo sindacalista - e la conseguente opportunità di non porlesi ostilmente di fronte - ogni luce di senso morale deve essere muta, e nessuna compassione gli sarà mai troppa Si poteva preferire, dal punto di vista della logica pura e dell'ossequio ai principi enunciati più su - e noi avremmo preferito - che - cedendo alle nostre esorta- zioni, ispirandosi a un senso, a nostro avviso, più esatto della situazione, sfidando risolutamente le censure de- gli scalmanati (le quali, del resto, né si evitarono, nè sarà mai possibile o desiderabile evitare) - poichè inane era rimasta la generica minaccia del suo ordine del giorno di Milano - la Confederazione del Lavoro si associasse al Gruppo socialista, per disdire, concordi, - schiettamente chiarendo e motivando, che è quanto dire illuminando e educando - un movimento che, ridotto a quelle proporzioni, più non soddisfaceva nè la ragione, né il sentimento delle masse, somigliava a una concessione semi-forzata, e pertanto non poteva nè ottenere risultati tangibili agli effetti che Pavean suggerito, nè riescire affermazione di protesta tanto poderosa e solenne, da riverberarsi sulla politica avve- nire del Governo e del Parlamento. E, poichè è l'espe- rienza che addestra gli uomini e le classi e i partiti, anche codesta esperienza non andrà perduta. Ma saremmo ingiusti se assumessimo che, pratica- mente, la decisione della Confederazione del Lavoro, potesse, anche in quella forma, peggiorare menoma- mente la situazione. Forse, per gli effetti immediati, quella mezza concessione temperava piuttosto e pre- veniva possibili impeti, che un atteggiamento più ri- gido avrebbe, per reazione naturale, provocati, e che in quell'ora - col richiamo della classe e con la guerra imminente - avrebbero magnificamente fatto gli affari dei partiti di reazione e degli impresari della spedi- zione africana. Si è maligni a sospettare che ciò con- corra a spiegare la irritazione imperversante nei " gior- nali dell'ordine „ ?- Ma, comunque, questo è ancor più intuitivo e più certo: che sarebbe stato, non diciamo inabile soltanto, ma decisamente disonesto quel qualsiasi socialista, il quale, in quel momento, fra quelle difficoltà, per con- siderazioni tutt'affatto teoriche e, stiam per dire, di pura estetica intellettuale - non riescitogli di indurre la Confederazione del Lavoro a pronunciarsi rudemente (e forse era invano) contro quello sciopero, ch'essa era ben decisa a contenere in ristrettissimi confini - si fosse impuntato a sconfessarla, e avesse provocata la scissura, da essa e contro essa, del Gruppo e del Par- tito socialista. Un atteggiamento di tal fatta avrebbe veramente me- ritalo nome e censura di alto tradimento - di fellonia sul campo dà battaglia - nei rispetti del partito socia- lista e del proletariato! Questa, dunque, la nostra famigerata incoerenza - questo, a sentire gli allegri censori, il nostro proclamato suicidio politico! Quanto al secondo emendamento -. che attenuava o differiva una irrevocabile dichiarazione di aspra guerra al Ministero - per giustificato che apparisse dalla spe- ranza di veder risolversi la minaccia di grassazione mi- litare in qualcuno degli arrangements diplomatici ai quali il Bissolati aveva fatto discreta allusione, o dallo scrupolo di salvare dal naufragio il carico prezioso delle riforme democratiche - il proponente l'ordine del giorno lo ricusò recisamente. Nè gli eventi succes- sivi, pur troppo, gli danno cagione a pentirsene. Ma la votazione, per alzata di mano, a notevole maggioranza, lo accolse. Lo ratificherà, fra brevi giorni, il Congresso nazio- nale di Modena? Il marchese di San Giuliano dettava frattanto l'ulti- matum della vergogna! PER IL CONGRESSO DI MODENA (15-16-17-18 ottobre 1911) Gli ordini del giorno dei Relatori. Nell'imminenza del XII Congresso nazionale so- cialista, pubblichiamo - come utili tessere di di- scussione preparatoria e a titolo documentale - gli Ordini del giorno predisposti dai Relatori de- signati. Come i lettori vedranno, essi non variano, se non per tenui adattamenti suggeriti dal tempo trascorso, da quelli presentati, e non discussi, al Congresso di Milano e da noi già, pubblicati o riassunti nella Cri/ica della scorsa annata (N. 18-19, pagg. 278 e 297; - N. 20, pag. 308). Soltanto l'Ordine del giorno Ciotti sui Rapporti tra Gruppo e Partito non fu allora - se ben ricordiamo - presentato. - In calce, del resto diamo cenno delle variazioni od aggiunte di qualche rilievo. I. -- Partecipazione dei socialisti al potere e appoggio ad indirizzi di Governo. Il Congresso afferma: che la politica di riforme, sia per sé, sia, anche più, come mezzo per la progressiva conquista, da parte del proletariato, di sempre più alte posizioni politiche, economiche, intellettuali e morali, anzichè contraddire, conferma lo spirito di trasformazione rivoluzionaria della base capitalistica della società presente e . degli istituti politici in cui s'incarna, trasformazione che è il grande obbiettivo emancipatore del socialismo e della lotta di classe proletaria; che, conseguentemente, il Partito socialista ha in- teresse, e quindi ha il dovere, di promuovere tale po- litica di riforme, con tutti i mezzi che le contingenze della lotta di classe, nel Paese e nel Parlamento, siano per indicare come più rapidi ed afflosci; ché, perciò, come non esclude, in dati casi, l'azione violenta delle masse contro resistenze estreme, altri- menti non superabili, così riconosce che l'azione par- lamentare verrebbe meno alla propria logica e s'impe- direbbe volontariamente di trarre da se stessa tutti i vantaggi di cui è capace, quando aprioristicamente si ricusasse la facoltà di sostenere eventualmente deter- minati Governi borghesi, i quali, per effetto del muta- bile gioco delle competizioni parlamentari, seriamente assumano di effettuare talune delle più gravi riforme rivendicate dal proletariato come improrogabili, o quando la loro caduta, voluta dalla insurrezione delle forze rea- zionarie, significhi un manifesto regresso politico e l'avvento o il ritorno di una situazione notevolmente più sfavorevole allo sviluppo delle energie e degli in- teressi proletari. Il Congresso, infine, nell'attuale posizione di lotta tra le classi e tra i partiti in Italia ed allo stadio presente della organizzazione politica socialista, dichiara di escludere recisamente la opportunità della partecipa- zione dei socialisti al potere. (1) ARMANDO BUSSI - CLAUDIO TREVES. 111 Fu modificato soltanto l'ultimo somma, che, nell'ordine del giorno di Milano, escludeva la possibilità eventuale che si ponesse

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