Critica Sociale - Anno XXI - n. 19 - 1 ottobre 1911

296 CRITICA SOCIALE grado di fornirla esatta e completa — è soltanto per obbedire ad un dovere verso quegli " ingenui „ che ac- cennavamo da principio, sulla cui infinita buona fede specula la petulanza di avversari così ricchi di disin- voltura. *** Dei quali, a sfatare la temeraria leggenda, architet- tata a nostro danno, giovi ricordare anzitutto il primo testo dell'ordine del giorno, che l'adunanza di Bologna approvò bensì. unanime, Ma dopo avevlo emendato. Esso, in origine, suonava come segue: Il Gruppo socialista parlamentare, di fronte all'evi- dente intenzione del Governo di una occupazione mi- litare della Tripolitania; non giustificata né da ragioni di diritto, nè da rispettabili interessi materiali della Na- zionè — gravida di disastri economici e finanziarti — e che segnerebbe l'arresto di ogni efficace politica di democrazia e di riforme sociali; formula la più energica protesta, in nome degli interessi più profondi e più veri della patria e sopra- tutto delle classi lavoratrici; avvertendo come questo falso colonialismo, maschera e strumento di nuovi va- gheggiati protezionisti e parassitismi, di maggiori sper- peri militareschi, e di ulteriori meditate reazioni poli- tiche, nulla abbia di comune col colonialismo fisiologico delle Nazioni che pretende di scimmieggiare; e, affinché istituzioni e partiti, deputali e Governo, assumano ciascuno la propria precisa responsabilità nella gravità del momento; chiede a chi di ragione la immediata convocazione del Parlamento nazionale. E, mentre consente nel sentimento di protesta e di sdegno, che anima le odierne manifestazioni popolari e proletarie; invita i lavoratori organizzati ad abbandonare — o quanto meno a contenere nei confini della più severa disciplina e nei brevi limiti di tempo deliberati dalla Confederazione Generale del Lavoro — lo sciopero generale; il cui prolungarsi o il cui trascendere, a di- spetto dell'intendimento de' suoi stessi promotori, non potrebbe, oggi, in Italia, ottenere altro risultato, che di fortificare le correnti militaresche e reazionarie, che conducono a Tripoli le nostre navi; e li esorta a rafforzarsi, invece, nelle proprie or- ganizzazioni, e ivi -addestrarsi nell'assidua prova della propria battaglia sul terreno politico — la loro assenza dal quale è la vera e sola cagione che rende possibili i tradimenti dei la • i e le follie, a loro danno, delle classi, che oggi ancora monopolizzano le maggio. ranze parlamentari. TURATI. A questa formula, ben chiara, si proposero, da molti colleghi, due emendamenti: 10 Nel 6° comma, alle parole: " invita i lavoratori organizzati ad abbandonare— o quanto meno a conte- nere nei confini, ecc. „, si propose di sostituire: " di fronte alla deliberazione presa dalla Confederazione Generale del Lavoro; invita i lavoratori a contenere nei confini, ecc.,, Si evitava con ciò di sconfessare formalmente, in un momento tanto delicato, la deliberazione della Con- federazione Generale del Lavoro, per lo sciopero di protesta di 24 ore, che già era, si può dire, in cammino. 2° Nelle ultime righe, alle parole: " che rende possibili i tradimenti dei Governi e le follie, a loro danno, delle classi, ecc. „ si propose di sostituire: " che rende possibili le follie, a suo danno, dei Governi e delle classi, ecc. „. Si eliminava così l'inciso "i tradimenti dei Governi „; il cui significato e le cui conseguenze parlamentari — se fosse stato approvato — non potevano essere dubbie. „** Or il primo emendamento — che, voluto dalla mag- gioranza, sarebbe, ad ogni modo, senza alcun dubbio, passato — venne, dopo non breve resistenza, accettato anche dal proponente, in considerazione dei seguenti quattro motivi, la cui valutazione serena affidiamo ai lettori di buona fede: a) l'interesse politico di ottenere, sulla delibera- zione, comunque suonasse nei particolari secondari, l'unanimità del voto. -Uguale motivo persuadeva a Bissolati la spontanea rinuncia a un proprio e note- volmente diverso ordine del giorno; b) la convenienza di non offrire alla maliziosa spe- culazione avversaria l'impressione di una positiva e formale sconfesSione, da parte del Gruppo, della Con- federazione Generale del Lavoro, che — malgrado spie- gabili oscillazioni e incertezze — rappresenta pur sem- pre un importante e necessario coefficiente — e quasi unico in Italia — di saggia temperanza fra la impul- sività inintelligente di altre correnti operaie, e la quale — per ragioni discutibili, certo, e state discusse, ma del cui valore, nei suoi rapporti colla massa operaia, era essa, la Confederazione, il giudice più competente — dichiarava non potere, allo stato delle cose, rece- dere dal proposito di autorizzare uno sciopero di ordi- nata protesta, Per sole 24 ore; e) il fatto che, effettivamente, qua e là, lo scio- pero era già scoppiato, o appariva imminente ed in- deprecabile; onde la pura e semplice sconfessione, oltre apparire tardiva ed inefficace, avrebbe indebo- lita la esortazione — in subordine — di contenerlo entro i limiti di tempo e di modo dalla Confederazione prescritti; che era, in fondo, ciò che, in quel momento, più ci doveva importare; d) la riflessione che, ad ogni modo, dalla cronaca della discussione come dal complesso del comma, bal- zava, senza equivoco possibile — fuorché pei già lodati falsarli di professione — il pensiero del Gruppo, nella sua grande maggioranza nettamente contrario a qua- lunque, per quanto ridottissimo, sperimento di sciopero generale, almeno in questa occasione. Sorge infatti dai resoconti, che, dei trenta presenti del Gruppo, e dei venti che avevano parlato, ben do- dici si erano pronunciati recisamente avversi ad ogni sciopero (Berenini, Berlesi, Bissolati, Bonomi, Canepa, Cabrini, Calda, Graziadei, Nofri, Treves, Turati, Zer- boglio); notoriamente consentivano con questi, Bel- trami, Giulietti, Montemartini e quattro o cinque altri; la divergenza di Bentini, Bocconi, Ferri Giacomo, Pe- scotti, Pieraccini e Prampolini si motivava, in generale, coll'opportunità, o di accompagnare lo sciopero per poterlo;ove occorresse, disciplinare ed infrenare; o di, almanco, non indebolire, con una squalifica esclusiva- mente teorica, la prudente azione della Confederazione del Lavoro, la quale, penetrata della "necessità di op- porre alle follie espansioniste tripoline una energica e grandiosa manifestazione „, che suonasse " ammoni- mento al Governo e alle classi dirigenti che il popolo sta vigile custode delle conquiste strappate e del suo diritto „ , prescriveva che la breve protesta delle braccia incrociate" si mantenesse dignitosa, alta e solenne, lon-

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