Critica Sociale - Anno XXI - n. 19 - 1 ottobre 1911

302: CRITICA SOCIALE gerita da acuta indagine, sembra abbia •uno scarso valore scientifico, quando non sia interpretata come un supremo richiamo all'azione vittoriosa, accesa dai fascini d'un miraggio pieno, raccolto, uno. Que- sto idealismo rinverdito trae dunque la sua profon- da ragione di vita dalla necessità di vita del socia- lismo, inteso, come da Marx, quale instituto commi- stico dei liberi produttori, e non, come nel corrente linguaggio, quale movimento operaio con simpatie collettivistiche. Che il sindacalismo abbia poi oltre- passato le sue buone intenzioni, è cosa che qui non importa. Bisognava solo affermare che l'unico ed essenziale motivo idealistico contenuto nel marxismo è stato uti- lizzato e sviluppato dal sindacalismo: e nel senso volontaristico, già racchiuso in germe. nella. praia di Marx. Esiste però uri altro « socialismo » idealistico, che prescinde dalle classi, e di cui non è cenno nè so- spetto alcuno in Marx. Il Marchioli vuole affibbiarlo al riformismo. Vedremo un'altra volta se questo è in grado d'accettare. Tramo CoLucci. FRA LIBRI E RIVISTE Le tendenze oligarchiche del movimento operaio. Robert Michels ha pubblicato recentemente un gros- so volume sulla Sociologia dei partiti nella democra- zia moderna (1), che è una serie di ricerche sulle tendenze oligarchiche della vita sociale; tema già sinteticamente trattato da lui in un articolo sulla « oligarchia organica costituzionale » pubblicato, nel dicembre 1907, nella Riforma Sociale, e, nel- luglio 1908, nell'Amidi, Iiir Sozialw. und. Sozialpol. e da noi allora riassunto per la. Critica (2) nelle sue tesi principali, che hanno ora, nel libro, un più largo svolgimento. L'autore ricerca minutamente le cause dei fenomeni oligarchici, che si rilevano nel seno dei partiti de- mocratici e delle organizzazioni operaie, sopratutto tedesche; cause che sono parte di natura tecnico- amministrativa (necessità dell'organizzazione, impos- sibilità tecnica e meccanica del potere diretto delle masse, carattere di organismi di lotta dei partiti democratici e delle organizzazioni), parte di natura psicologica (diritto consuetudinario di delega, biso- gno delle masse di esser guidate, loro sentimenti di riconoscenza, loro bisogno di adorazione, qualità ac- cessorie dei dirigenti)„ parte, infine, di natura intel- lettuale (superiorità intellettuale della direzione pro- fessionale e sua indispensabilità, data la incompeten- za oggettiva e formale della massa). Studiate ampiamente le cause, l'autore dimostra il dominio di fatto dei dirigenti, esaminando la co- storo stabilità, la forza finanziaria del partito e dei dirigenti, l'influenza della stampa, i rapporti tra mas- sa e dirigenti in pratica, il burocratismo e le ten- denze accentratrici e decentratrici, la lotta tra i diri- genti pel dominio; esamina poi l'influenza psicologica che la direzione delle masse esercita sugli stessi dirigenti, rilevando la metamorfosi psicologica di questi, l'ideologia bonapartista, la identificazione tra partito e persona (Le Parti c'est moi). In un'analisi sociale della direzione dei partiti, egli studia, quindi, l'autodivisione della borghesia nella lotta di classe, analizza la classe dei dirigenti socia- listi provenienti dalla borghesia, le mutazioni sociali determinate dalla organizzazione, il bisogno di ele- vainento nella classe operaia, la classe dei dirigenti operai di origine proletaria, la cosidetta « questione accademica » e la necessità dell'elemento intellettuale (1) Itonem Mellé:Lei Zar daziologle des Idirlenuesens 4,, dir mo- derne» D.110CFRUC 4 Leinglg, 1911, Verlag von Klinkhardt (11. 10). (9) Oligarchia e de11300raZi(t neld'orgentidzazione operala. — Critica Sociale, 10 febbraio 1909. nei partiti operai. Esamina poi i tentativi inefficaci, diretti a impedire preventivamente il dominio dei dirigenti, quali il referendum, il postulato della ri- nuncia per i dirigenti operai, la profilassi del sinda- calismo e dell'anarchismo. Da questo lungo, minuzioso studio delle cause e delle concrete manifestazioni delle tendenze oligar- chiche nelle società democratiche, l'Autore trae la conclusione che l'organizzazione è la madre del do- minio degli eletti sugli elettori, dei delegati sui de- leganti. Ogni organizzazione di partito rappresenta una oligarchia potente, basata su fondamento democra- tico. Ovunque elettori ed eletti; ma ovunque, altresì, un quasi illimitato potere dei dirigenti eletti sulla massa elettrice. La struttura oligarchica copre la base democratica.. Questa differenza sostan- ziale è ancora del tutto ignota alle masse. I socialisti credono onestamente che una nuova élite di uomini politici manterrà le proprie promesse meglio che non abbiano fatto i loro predecessori. L'idea della rap- presentanza degli interessi del popolo è un'idea vana, creata da un e ff et de inirage... La formazione di oli- garchie nel seno delle svariate forme della democra- zia è organica, cioè una tendenza a cui soggiace ne- cessariamente ogni organizzazione, anche socialista, anche libertaria. Bisogna .contare col dominio dei di- rigenti nelle organizzazioni di partito democratiche e rivoluzionarie, e se ne tien conto anche dai pochi che capiscono. La questione non è: come deve essere creata la democrazia ideale, ma piuttosto: qual grado e misura di democrazia è in sè possibile, attualmente attuabile, e desiderabile ». A chi, in occasione del suo articolo, gli fece os- servare che le innegabili tendenze oligarchiche delle Società operaie sindacali e politiche odierne erano, anzichè indizi del futuro, fenomeni di immaturità, Michels risponde che la immaturità oggettiva .della massa non è un fenomeno transitorio, che si lasci eli-. minare, all'indomani del socialismo, col progresso del processo democratico. Essa sta nella natura stessa della massa amorfa anche organizzata, la quale, di fronte ai problemi che deve risolvere, è sempre in- competente, perchè ha bisogno di divisione di -lavoro, , di specializzazione, di direzione. Rimedi contro questo male necessario egli non è chiamato a indicarne. Ma l'eccessivo, esagerato pes- simismo, che si manifesta in tutto il volume, è al- quanto temperato in fine, dove il Michels ammette• che, a mitigare le tendenze oligarchiche, può essere utile ogni movimento proletario,rivoluzionario, ani- mato da vero spirito democratico; e che, se non il rimedio, almeno un palliativo della malattia oligar- chica, è da ricercarsi nella stessa democrazia. La di- sposizione al libero esame e alla revisione delle auto- rità, che permane nel movimento operaio moderno, aumenterà col miglioramento economico e intellet-. tuale delle masse, poichè maggior cultura significa maggior capacità ad esercitare un effettivo ed efficace controllo, usi resto, se non si possono miscoaoscere gli svantaggi immanenti della democrazia, la demo- crazia come forma è ancora il minor male. Quanto più l'umanità è consapevole dei vantaggi che anche una imperfetta democrazia presenta, in paragone a qualsiasi sistema aristocratico che funzioni relativa- mente bene, tanto meno l'esame dei difetti della de- mocrazia potrà essere motivo a ritornare all'aristo- crazia; e un chiaro e lucido sguardo ai pericoli oli- garchici della democrazia riuscirà, se non ad impe- dirli, a diminuirli. Al libro di Michels interessante, ma inspirato a un eccessivo e ingiustificato pessimismo nella ricerca delle cause e nell'esame dei fatti, temperato poi al- quanto nelle conclusioni — fa una stringente critica, che noi condividiamo, Paul Kampffmeyer nell'ultimo numero dei Sozialislische Monalshefte,, con un arti- colo intitolato « Democrazia operaia » (1). (1) D. ICAblerrhievim: Arbolterdemocratie. donna int. MOIted5h. 18-20 lieft, 1911- Meerdiamo oso già £0110r0 lielmsletn aveva ditemene il tema In due articoli: "Dle Democratio In eler Soglaidemocratie „ e “Gewerkschattsdemotratte, N. 18-19, 1908, e N. 8, 1909, dei Soni.- lisi. ilionedsli.

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