Critica Sociale - Anno XXI - n. 14 - 16 luglio 1911

CRITICA SOCIALE 217 proprietari un primo barlume di coscienza di classe. Esempio, gli olivicultori di Liguria: Consigli Comuna- li che si dimettono; proteste che si levano al cielo; e il Governo, sembra, pensa a sgravarli e a finan- ziarli col credito. Ma sono oasi in un deserto. l° Azione politica e amministrativa. La psicologia dell'agricoltore è straordinariamente infantile. Pronto alla protesta subitanea, impulsiva; poi, quel lavoro snervante che lo attanaglia, l'isola- mento della vita rustica, la scarsa consuetudine dei giornali, il misoneismo profondo, il timore che ogni progresso tecnico scemi il lavoro delle braccia, la sua diffidenza caratteristica anche 'verso i fratelli di fatica, tutto ciò lo ripiomba in quella supina rasse- gnazione, che ha del bove, quasi più che dell'uomo. In Belgio, le potenti Case del Popolo si provarono a stringere d'assedio i centri rurali, riversando su di essi tutti i benefizi delle Cooperative, acquistando anche i loro prodotti per approvvigionare i propri magazzini; ma la penetrazione fu scarsissima; e an- cora quei rurali sono il fondamento del dominio cle- ricale. Gli è che il clero, là come altrove, dispone dell'ar- mo di propaganda la più formidabile: il denaro. Sotto colore di curare gli interessi spirituali, in real- tà è la Cassa Cattolica, è la cambiale facilmente rin- novata, è il mutuo a mite interesse, che assicura ed estende, fra quei miseri, l'impero della Chiesa. Que- sta, che sarebbe la via maestra, non é facile ai partiti poveri, come il nostro: si dee dunque contentarsi dei viottoli, e lottare sopratutto di pazienza e di abilità. Di « abilità n, sissignoril Quando l'Africa orrenda, il fiscalismo rapinatore, gli scandali bancari imperver- savano, la nostra propaganda, fosse pure generica, era ascoltata e vittoriosa. Oggi convien sostituirvi un lavoro minuto, di organizzazione adattata a quelle condizioni di vita e di lavoro, di richieste politiche e amministrative pratiche e sentite. Politiche, prima di tutto. Il piccolo proprietario lavoratore vuol essere emancipato dalla doppia op- pressione dell'usura e del fisco. Il nostro Gruppo parlamentare studi e chieda leggi, che gli assicurino il credito a buon mercato. In Italia, il credito agricolo è deficiente. Di qui la tirannia dello strozzino.., e del prete. Il confessionale ha la • sua succursale nella Banca Cattolica. Al Con- gresso di Milano, nella cosidetta Sezione anticlericale, si ciarlò molto di massoneria, ma invano tentammo condurre i compagni al vero nucleo centrale della questione (il Podrecca, per vero dire, ci aveva ca- piti). A un prossimo Congresso, torneremo all'assal- to. La prima battaglia del socialismo agricolo france- se fu questa, e fu anche il suo primo trionfo, poichè ottenne che quel Parlamento creasse e dotasse larga- mente una Banca del piccolo credito per gli agri- coltori. Dopo il credito, la difesa dal fisco. In Italia, sulla terra pesano tutti gli oneri comunali e provinciali, gran parte dei nazionali. I dazi doganali non la ri- sparmiano. L'imposta grava in misura uguale il lati- fondista e chi, da una spanna di terra, con un tor- rente di sudore, cava a male pena un tozzo di pane. Imposta progressiva e esenzione delle quote mini- me, ecco dunque il rimedio primo. Quando la terra non è che lo strumento di lavoro dell'artigiano agri- colo, perchè mai deve pagare un'imposta? La mutualità agraria e la cooperazione rurale vo- gliono essere ugualmente tutelate e rafforzate. Lo Stato Belga stanziò forti somme per presidiare le Coo- perative agricole del macchinario occorrente; i suoi Ispettori non si limitano a un utile controllo, ma ri- feriscono i bisogni di quelle intraprese al Governo, affinchè vi provveda. L'Ungheria, oltre aiutare le Coo- perative, istituì cattedre ambulanti, che addestrano quei rurali all'esercizio di piccole e facili industrie in- vernali (canestri, scope, stuoie, treccie di paglia, scul- tura in legno, ecc.), e sussidia le ditte, che poi ne acquistano i prodotti. Quanto di simile non potremmo, e dovremmo, an- che tentare in Italia? Ma vi è pure — da compilare, da agitare — un pro- gramma amministrativo. Chi ricorda ancora quel pro- gramma agricolo del Parti Ouvrier, uscito dal Con- gresso di Marsiglia e pubblicato nella Critica Sociale del 1 aprile 1893? E i commenti che vi faceva, in forma di introduzione, il Direttore di questa stessa Rivista? (1). La essenza di quel programma era, al- meno per tre quarti, municipale. Si chiedeva bensì allo Stato che sopprimesse le imposte di trapasso e successione sulle proprietà al disotto di 5 mila lire di valore; che riducesse, mercè Commissioni di ar- bitri, come il Gladstone aveva fatto per l'Irlanda, i fitti esuberanti, i patti vessatori della mezzadria, e attribuisse un diritto di indennità per le migliorie introdotte dal lavoro nel fondo; che abolisse i privi- legi feudali del proprietario sui raccolti, sui frutti pendenti, privilegi che rendono impossibile il cre- dito, e guarentisse dai sequestri gli strumenti, i con- cimi, il bestiame indispensabile alle lavorazioni. Ma è al Comune che si domandava di fissare i minimi di salario, di istituire il probivirato rurale, di estendere le proprietà comunali (i beni di coloro che non ne hanno) e concederle in usufrutto a famiglie lavoratrici senza salariati, di approvvigionare i Sindacati per l'acquisto in comune delle macchine, dei concimi, ecc. e per Io smercio dei prodotti a eque condizioni; e financo di rivedere i vecchi catasti, luogo per luogo, per una migliore e meno arcaica e meno iniqua ri- partizione delle imposte. E dell'altro si chiedeva, insieme al Comune e allo Stato: che, sospinti dal partito socialista, diventassero essi i diffusori della luce, del progresso tecnico e morale, nelle impervie e torpide Vandee; istituissero, nei Dipartimenti, corsi gratuiti di agronomia, campi agricoli sperimentali, dove i maestri e le maestre fos!sero allievi obbligatorii, per diffonderne poi, in- sieme all'alfabeto, gli insegnamenti, che moltiplicano la ricchezza e la civiltà. Quale còmpito meraviglioso pel partito socialista di un paese per quattro quinti agricolo, qual'è il no- stro, se sapesse intenderlo e volerlo! E come tutte queste cose si concatenano fra loro! La riforma fisca- le al centro, per rendere possibile e agile l'azione comunale; e il Comune rurale redento, diventato, in breve, il Comune vero dei lavoratori! A quando, almeno, un inizio? 2° Organizzazione e statistica. In cotesta azione esterna, che ho tentato sin qui di tratteggiare, noi non possiamo agire quasi altri- menti che da propulsori. Vi è però un'altra azione, più diretta e più nostra: intendo, l'organizzazione; la quale, non facile per ogni categoria di lavoratori, (1) 'Vogami Postiti« (Nota della eanue*).

RkJQdWJsaXNoZXIy