Critica Sociale - Anno XXI - n. 14 - 16 luglio 1911

cnrricA sociALE tariato rurale, la conseguente lentezza dell'ideazione, il legame religioso, il misoneismo, la lunga, seco- lare abitudine a un servaggio passivo, il disgrega- mento della popolazione rustica, la sua dipendenza per mille vincoli dai possidenti e dalle autorità dei villaggi; e, dove esiste ancora un residuo di piccola proprietà, avrebbe anche potuto notarsi, fra gli osta- coli alla propaganda, quel tenace « amore alla ter- ra v, che fa il villano-proprietario, per quanto mi- sero, schivo di ogni novità « rivoluzionaria v. Si notò la mancanza di qualsiasi letteratura adatta alle menti contadinesche, la estrema difficoltà di crearne una, la scarsezza nei centri rustici di persone intelligenti ed indipendenti, capaci di assumersi quella propa- ganda orale, che vi é quasi la sola possibile. Dei vantaggi che facilitano l'opera, invece, non si è punto parlato. Eppure, noi pensiamo che ve ne sia, e di portata grandissima. La stessa relativa verginità del pensiero contadinesco, non reso apata e scettico da influenze e delusioni di partiti politici, e al quale è men difficile che non si creda il trapasso dalla rozza e semipagana idealità religiosa a una più elevata idealità sociale; i pochi bisogni, la naturale severità della vita, lontana dalle tentazioni e dai vani rancori che imprimono talora un malsano indirizzo alle agitazioni del preffetariato che si ammassa nelle città; la evidenza, a così dire, palpabile del rapporto di sfruttamento, resa più nitida dall'assenteismo dei proprietari dalla terra, sulla quale prelevano un tri- buto feudale, senza alcuna, neppure apparente, cor- rispondenza di servigi; sopratutto la distribuzione e l'indole dei lavori campestri, i quali, assai più degli altri, si prestano, in dati momenti, a una resistenza efficace — educatrice grandissima delle coscenze ver- so il socialismo — tutto questo, ed altro, spiana la via alla propaganda nelle campagne. L'Italia è forse il paese più vario, mescolato e contraddittorio del mondo. Qui, da zona passando a zona, si trovano supergiù le condizioni dell'Inghil- terra, della Scozia, dell'Irlanda, della Francia, del- l'America, ed anche della Russia, ed anche, pur troppo, dell'Africa, colla quale alcune provincie ri- valeggiano in barbarie. Intanto, la famosa « striscia nera n, la zona più spiccatamente socialista, è assai più agricola che industriale. E da ogni parte ci si parla della propaganda da farsi nelle campagne; di metodi speciali da adottare; di regioni intere dove gettare il buon seme. Ma finora, salve poche ecce- zioni, s'è assai più parlato che fatto; assai più pro- messo che mantenuto. Noi pensiamo che, in Italia, sarebbe follia stare ad attendere uno sviluppo grandioso del socialismo industriale, per rivolgere poi, come hanno fatto in Germania ed in Francia, gli sforzi della propaganda nelle campagne. In Italia, per l'indole stessa del paese, i due socialismi, come sono impropriamente chiamati, è d'uopo che si avviino di conserva. L'uno non attenda l'altro; a tempo e luogo si incroceranno per via. Il giorno, in cui le due propagande avranno prodotto il loro effetto; il giorrioHn cui ,gli operai dell'industria e quelli dell'agricoltura non sentiran- no più fra di loro la barriera dell'isolamento, la città non sentirà più la muta ostilità della campa- gna, e uno stesso grido uscirà dalla fabbrica e salirà dal campo, e l'operaio, il bracciante, il mezzadro, il piccolo fittaiuolo, nelle varie piaghe del paese, sventoleranno una medesima bandiera; il giorno, in- somma, in cui i due proletariati, il proletariato ur- bano e il proletariato rurale, si sentiranno le gomita, e le loro organizzazioni, separatamente nate e cre- sciute, si accosteranno e si scopriranno sorelle; quel giorno, il socialismo italiano non sarà soltanto rad- doppiato, non sarà soltanto un'addizione di forze, sarà una vera integrazione, un progresso immenso e decisivo del movimento. La corrente elettrica del so- cialismo comincerà a circolare pel circuito chiuso, con una energia, una intensità d'effetti meravigliosa. Ciò che importa è che i socialisti, non contentan- dosi della parte dei cori nei vecchi melodrammi, non si limitino a spartirei a piè fermo. Il programma del Partito operaio francese può servirci, al tempo stesso, di esempio e di stimolo. Esso non si adat- terà, forse, in ogni sua parte, alle condizioni degli ambienti agricoli nostri. In Francia, la piccola pro- prietà, il contadino-possidente esistono ancora assai più che da noi, sebbene anche quella piccola pro- prietà, carica Wipoteche, sia, come da noi, più nomi- nale che reale, e i veri proprietari fondiari siano i sovventori di mutui e le Banche. Ad ogni modo, i punti di contatto sono, crediamo, assai più numerosi dei punti di divergenza. Ora, noi facciamo un appello a tutto ciò che di più intelligente possiede il socialismo nelle nostre campagne. Noi ci rivolgiamo ai maestri, ai medici condotti, ai segretari comunali, a tutti i nostri amici dei villaggi, perché ci portino il loro presidio, il loro contributo. Essi ci dicano dove quel program- ma vuol essere modificato, essi ci mandino quei dati concreti, sulla condizione dei contadini, sui con- tratti colonici, sulle esigenze della propaganda in campagna, quelle notizie e proposte, che possono illuminarci ed aprirci la via. Ai futuri Congressi del partito dei lavoratori noi porteremo ogni anno que- sta stessa questione, Quei Congressi hanno il còm- pito di addentrarsi in essa; di ridurre ad azione pra- tica quella propaganda rurale, per la quale il Con- gresso di Genova non ha fatto che, affrettatamente, un voto platonico. Non presumiamo di farei iniziatori di un movi- mento affatto nuovo. Il nostro lavoro dovrebbe, anzi, innestarsi su quanto, qua e là, fu già tentato e con- dotto a buon porto. Questo lavoro si tratta piuttosto di estenderlo, di completarlo, di coordinarlo, varian- dolo ed adattandolo alle condizioni speciali dei diversi paesi. Dove si è sopito, si tratta di ridestarlo; dove fu deviato, si tratta di rimetterlo in carreg- giata. Abbiamo innanzi a noi un immenso tesoro di forze da sfruttare, una miniera inesauribile ove met- tere il piccone. Rimbocchiamoci dunque le maniche e poniamoci all'opera. Questo è il nostro voto. Che gli amici sinceri i e non de la ventura » ci sovvengano del loro aiuto. Anche quella letteratura speciale di propaganda per le campagne, che invano attendiamo da un'ispira- zione astratta finchè ce ne stiamo colle mani alla cintola, sorgerà spontanea dall'attrito del pensiero di noi tutti colla vita reale dei campi. Essa sarà un effetto, non una causa: sarà l'organo, che la fun- zione si crea per meglio esplicarsi. In principio — ricordiamolo sempre — è stata l'a- zione. La a Critica Sociale ». UNA RIFORMA MATURA LO ZUCCHERO A BUON MERCATO IV. Le soluzioni. (') et) PROTEZIONE DOGANALE E zueciiimo 5 lI o \ 511:neATO. La prima idea, che si presenta alla aleille di chi ricerca la soluzione del problema dello zucchero a buon mercato, senza aggravio per la pubblica finan- za, è quella di ritoccare il presente regime doganale degli zuccheri. Un tale pensiero non è illegittimo. Il nostro paese ha concesso, e continua a conce- dere tuttora, agli zuccheri, una protezione, che su- scita in molti una viva ripugnanza, e quasi univer- salmente la più grande perplessità.. Anche coloro che si posero risolutamente sulla via sdrucciolevole del protezionismo, non possono che rimanere pen- sosi. In tredici anni, da che la protezione zuccheriera è largamente utilizzata, essa non è riuscita a met- (l) In quest'ultima parte del suo studio, l'amico nostro, on. Casa- lini, riplgila e «esige più largamente un Concetto, Che accennato già da lui alla Camera nel suo notevole discorso del ao maggio ultimo, I.tornata, ebbe, fra i competenti, larga eco di discussioni e di con- sensi. (Nota detta CRITICA).

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