Critica Sociale - Anno XXI - n. 4 - 16 febbraio 1911

CRI'I'IèA SOèIAUl mezzadri? La cooperazione avrà certo, nel caso del– l'una o dell'altra categoria, i caratteri diversi che dipendono dal diverso pnnto di partenza e dalle diverse situazioni e competenze. Ma sarebbe assurdo, anche agli occhi del più volgare politicantismo, am– mettere clie la cooperazione, se è fatta dai brac– cianti che votano per i socialisti, conduce al paradiso; mentre, se è fatta dai mezzadl'i che votano per i repubblicani o per i clerico-moderati, conduce al– l'inferno. (Continua). ANTONIO GRAZIADET. « ASTRONOMIA STORICA»? Nella prefazione alla recentissima traduzione fran– cese dello studio del Seligman sulla interpretazione economica della storia (1), Giorgio Sorel raffigura .ancora una volta il materialismo storico, nella sua apparenza più che nella realtà, nella esteriore espres– sione linguistica più che nello spirito interìore, come una specie di astronomia storica o di 1neccanica ra- \donale, per cui la genesi storica venga seuz'a.ltro adeguata alla genesi fisica e tutto lo sviluppo umano assuma l'andatura compassata e prefissata d'un mo• vimeuto automatico. L'osservazione non è nuova nè infondata. Il ma– terialismo storico, sorto in un'epoca in cui le varie concezioni idealistiche ed aprioristiche della storia dominavano le menti, affermatosi con un carattere di rigore e di crudezza scientifica, i;ion poteva non attirarsi per reazione l'accusa di fatalistico; i suoi se(Tuaci fecero del loro meglio per accreditargliela. Jn°verità Marx aveva operato sulla storia con criteri del tutto nuovi: essa custodiva nel suo seno un im– mane segreto; per strapparglielo, ~Iarx. escogitò .ed applicò un forcipe potente: gli urn, amme candide di " filosofi della storia "' ne furono inorriditi; gli altri, discepoli semplicisti ed impazienti, si gettarono su quello, ch'essi crederono e trattarono come gio– chetto infantile, e ne fecero scempio. La storia di– venne oggetto di piccole operazioni aritmetiche: fu, con un metro cervellotico, misurata tutta, divisa in tre o quattro fasi, l'una dall'altra staccata con taglio netto: si convertì in uno schema, ìn uno svolgimento a tesi, in una composizione prosaica .... a rime obbli– gate, in una tragedia greca a tre o quattro atti, con catastrofe ad ogni atto e palingenesi finale della umanità in fondo. li divenire umano parve ridotto ad un divenire me,Jcanico. n fatalismo storico, che in Bossuet aveva attinto la sua cima eccelsa, sembrò risorgere, verni• , ciato di scienza moderna ed armato di calcoli mate– matici. Non può negarsi che lo stesso Marx, come nota il Sorel, abbia contribuito in vari modi a que– sta rjnascita: principalmente con Ja sua terminologia., poi con la forma della sua esposizione. Egli, in tutti i suoi scritti, ma specie nel Capitale, fa sovente uso di termini che generano l'impressione della necessità immanente ineluttabile di dati eventi. Ohi non sus– sidì queste' nozioni con altre, ritratte da differenti opere dello stesso Marx, ha l'impressione che, se– condo il pensatore di 'I1l'eviri, un fato insegua la storia, obbligandola a hattere certe vie, a riuscire in certe altre, volenti o nolenti gli uomini, che di quella storia pur sono gli artefici. Ciò, oltre che della terminologia, è effetto del modo d'esposizione di Marx. Il procedimento espòsitivo - egli scrive nella prefazione per la seconda edizione del Capitale - deve formalmente essere distinto da quello d'in- ( 1 ) Eowrn R. A. S~;r,IGMAN: 1/intei·p,·étation économique de l'hislolre. - Parls, Rlvlère 1 1!>11. BibliotecaGino Bianco vestigaz1one. Per mezzo di questa, noi ~i appro– pt iamo la materia, 1n tutti i suoi pa'rtièola:ri, ne analizziamo le varie forme d1 sviluppo e scopriamo il loro intimo legame. Ciò fatto, il movimento reale può essere esposto nel suo insieme. Se ci si riesce, in modo che la vita della materia si rifletta nella propria riproduzione ideale, questa parvenza può far credere ad una costruzione a priori ( 1 ). Marx intendeva in tal mo<lo di dare del movimento una traduzione ed una impressione il più possibil– mente adeguate: per lui, dice il Sorel, l'idealismo ern dunque un artificio di retorica. Il procedim~nto marxistico fa ricordare quello dei professori di fisica, i quali, lungi dall'esporre la propria scienza col far idealmente partecipare i discenti all'intero processo di ricerca, culminante nel raggiungimento della ve~ rità, dichiarano senz'altro quest'ultima, facendo ~01 apparire le successive esperienze come la semµlice applicazione o riprova di quella. L'esposizione di Marx in altri termini, si adittterebbe meglio ad una investigazione che non avesse seguìto la via indut– tiva, bensì Ja deduttiva: Marx pone ed impone de' concetti, deducendoli poi sino alle ultime conse– guenze. Il lavorìo della sua ricerca per arrivare a quei concetti è imperscrutabile; la sua frequente oscurità deriva appunto da ciò: egli ci presenta ri– sultati, opere concettuali compiute, sen~a nie.nte in~ dicarci nè solo farci supporre, circa le vie ed I mezzi seg-uìti' per giungervi: per ciò, ed in tali limiti, og.ni . suo scritto,. ogni sua parola, è d'una esuberante ric– chezza cli suggestione, esercita un dominio poderoso sul cervello che l'apprende, un oscuro fascino di convincimento. II Jfanifesto dei comwzisti è, sotto qttesto aspetto, un documento pregevole: il processo dialettico della storia vi è rappresentato 1n term1m di enunciazione, sapidi, sintetici, rHlesso vivo. della vita dell'umanità, drammatizzazione dello sviluppo sociale. Il penultimo capitolo del primo libro del Capitale - ricordato pure dal Sorel - è anch'esso interessante nella sua enunciazi'One scheletrica di " verità,, indimostrate. La tendenza storica dell'ac– cumulazione capitalistica vi è tracciata con mano maestra. L'ineluttabilità della catastrofe mostra tutta se ste·ssa nel precipitare degli eventi 1 sinistri di livi– dori e di sanguigni balenii, terrificanti nello sc.hianto della ruioa. La genesi del capitale abbraccia, per ·uarx, tutta una s-Jrie di procedimenti violenti, co~· sumati a danno del lavoro per·sonale, che salda 1I lavoratore isolato ed autonomo alle condizioni este– riori del lavoro. Ora, nella società capitalistica, la leo- 0 ·e di concorrenza fra le industrie, con la conse– g;e~1te eliminazione delle medie, opera incessante– mente. " A misura che diminuisce il numero dei pote.ptati del capitale, crescono la miseria, l'oppressione, la schia– vitù, la degradazione, lo sfruttamento della forza ope– raia, ma cresce eziandio la forza di resistenza di co– desta classe che ogni giorno più cresce di numero .... ,, " Colui che ora bisogna espropriare uau è più it lavora· tore indipendente, ma il capitalista .... Questa espropria– zione si compie col meccanismo delle leggi immanenti della produzione capitalistica .... ,,, " La socializzazione del lavoro e l'accentramento dei suoi mezzi materiali giungono ad un tal punto, che essi non possono più essere contenuti dalla loro spoglia capitalistica. Questa spoglia si screpola. L'ultima ora della proprietà capita– .listica è giunta. Gli espropriat'ori vengono es_propriati alla lor volta ,, ('). (1) Op, cit., pag. XXII. (2) BibUofoca. delt'eco1um1t.,;ta. Serle 3", vol. 9, 1rn.de 2t1 Il Ca.vitale, pag. 66G.

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