Critica Sociale - Anno XXI - n. 4 - 16 febbraio 1911

Critica Sociale f?JVIST./1 (1UIJ\iJJICIN./JLE JJEl, SOCI./JUSilfO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 - Semestre L. 5,50 Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE- MILANO: Portici Galleria V. E., 23 Anno XXI - N. 4 Non si venrle a -nunuwi sepa'rati Milano, 16 febbraio 1911 SOMMARIO Politica ed Attualità. l,e idee (let Governo (I.A CRITICA SOCIAU~). 111 tem<i dt t'l,forma elettorale: V. Atfrt possibili atlargame11U; VI. De– /l11U111ioct (Prof. GAg'J'ANO 8AJ.Vli:11.11NI). Un 1111ovo programma del par lito socUiUsla olandese (f. 1).). Me::zadrl<t e b1·(1ccimitc,to tn Uo111ag11a: Il (conttni.:azlouc) r J)rOblemL deU(t mezutdria (l'l'Of • .ANTONIO ÙRAZIAD};I). Studi economici e sociologici. ~ Astro11omLa sto,•ica 11 ? (TULLIO COl,UCCI). Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. J>ei• 1t1l!tdifesa inlenia::to11ale contro tct tebbni {Prof. K ll~:itTAHEUA). Net movimento i11tenrnzlo11ale: La :Poliltca (Le vittime del capitali• smo - Ora (li reazione e dl crl~l - L'ot·a del PMtlto del Jtivoro). - L 1 01·ua11tzzazlo11e {UIH\ vittoria slg-nlflcativa e Il contrntto ob• bl!gntorlo - Disoccupazione o Borse del lavoro In lng-hllterra). - Notizle val'ie (Durand liberato - Per Il suffragio universale In Olanda - I Giovani socla11stl In Germanln \Prof. GIOVANNI Mt;RLONI), LE IDEE DEL GOVERNO Cadono, l'una dopo l'altra, come le foglie d'au– tunno. J~ rimarrà il tronco, insecchito ed ignudo, fiuchè un colpo di vento, pili forte, strnppi anche quello. Le idee politiche erano due, che dovevano farsi equilibrio: il voto allargato e il Senato rinvigorito. Il Senato ha discusso una buona settiJ11a11aper de· cidere in quale preciso modo, per quello che lo ri– guardava, e con quale formula, si dovesse non farne uulht di nulla; e il Presidente del Consiglio lo ha solennemente ringraziato di avere onorato la sua proposta di un così abbondante e dotto necrologio. Mancato il contrappeso della riforma senatoria, converrebbe, logicamente, ritirare l'allargamento del suffragio. L'on. Luzzatti lo aveva beu proclamato: quando, da un fato, si rende il suffragio pill democra– tico si devono, dall'altro, rinforzàre le rappresen– tan~e conservatrici. E' sempre, salvo il rispetto, l'an· tica ed elegante metafora dei costituzionalisti uni– versitari: il carro dello Stato, coi cavalli attaccati davanti, per farJo camminare, e i bovi attaccati di dietro, per impedirgli di ruzzolare nel _fosso. [ bovi han dichiarato che si trovano bene cosi come sono, nella casta tranquillità dell'essere loro; nessun bi– sogno dunque di sostituire dei vigorosi puledri ai vecchi ronzini di Montecitorio. Ma niente paura! T ronzini rimarranno anch'essi quello che sono. La pastoia del voto obblil(atorio può rassicurarci completamente. Sabato gli Utlici eleg– O'eranno due Commissari ciascuno, per studiare la ~iforma, col tacito mandato di prolungare gli_ studì finchè o il Ministero sia· caduto, o venga chrnsa la Sessione. In materie così gravi, non bisogna precipi· tare, che diamine! Biblioteca Gino Bianco- E così, per la parte politica, il programma del Gabinetto è gloriosamente esaurito! * * * Nel campo politico-tecnico, la prima grande ri- forma doveva essere quella delle ferrovie. Materia ben degna di subìre l'impronta caratteristica della democrazia salita al potere. Ma, anche qui, il successo è -- diremo cosJ - tutto negativo. Il progetto del Governo, assalito dalle più concordi censure, ha perduto, nella discussione della Camera, anche q11eipochi lacerti, che la Giunta del Bilancio aveva caritatevolmente rispettati. Lari– forma era magra ed imprecisa: oggi è sparita del tutto. Non ne rimane che l'involucro vuoto. rerchè la riforma non consisteva già negli au– menti di stipendio ai ferrovieri. Questo non era che affare di bilancio, un po' pii.Lo un po' meno di so– prassoldi. La riforma doveva essere dell'ordinamento: e stava tutta quanta nel famoso articolo 1°. E l'ar– ticolo 1°, assalito da tutti, non difeso da nessuno, è completamente abbandonato! Ben vero che il Governo ha dichiarato, con un gesto di bella e dignitosa fierezza, che non accoglieva la proposta di stralcio; che non si poteva ridnrre la Jegge a una semplice offa al personale; che il pro· blema ferroviario si doveva affrontare coraggiosa– mente, nella sua interezza, e non tollerava rinvii. Pura e semplice apparenza; puro e semplice suono verbale! La riforma consisteva nel sostituire ai nu* merosi Compartimenti, già praticamente vuotati di ogni contenuto di azione, le quattro grandi Dire– zioni d'esercizio. Rinunciato a queste, accettata la Commissione consultiva di studio, senza nulla pre– fissare e pregiudicare, ammesso per giunta che, du• rante l'anno delle Esposizioni pel cinquantenario, nessun ritocco è possibile; ecco lo stralcio bell'e fatto e il rinvio deliberato. Soltanto, in omaggio a una strana logica, la Ca– mera si spoglia preventivamente d'ogni sua facoltà costituzionale, e concede al Governo i pieni potet·i. A qu,le Governo? A questo, di cui respinse, in so– stanza, le proposte? A quello che succederà, e che essa ignora di che uomini sarà composto e quali idee potrà avere? E il Governo - ben sapendo che, ad usarne, sarà non lui, ma il suo erede - accetta i pieni poteri, come si accetta un complimento inno– cente! Chi si burla? - Oh! nessuno, per carità: sem– plicemente, il Paese. * * * Ed, anche pei migliorame'nti ai ferrovieri, la di- scnssion.e tutta quanta ha mancato di sincerità. Ciò, che più avevano tutti nell'animo, è ciò che più si è taciuto. In fondo, il primum movens della legge e il pro– tagonista - fra le quinte - della discussione è stato il personale organizzato; il gesto minaccioso dei ferrovieri. Ma non s 1 è voluto confessare. S'è anzi dissimulato con particolare sollecitudine,

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