Critica Sociale - Anno XIX - n. 18 - 16 settembre 1909

CRITICA SOCIALE 275 oonnes8', della democ,-azia e della pace, che, acca11to o di f,w1te aH'Austl'ia e alla Germa11ia fwdali, alla Russia sanguinosa e dis11otica, alla Spagna stn:a del 1no11achiS1no 1 siano nazioni che - t1egli strati alti e 11d bassi - 1·ap– presenta110la cit'iltà mtova, con tutte le gene,·oseidealità della clcmoc,-azia più moderna: l' lnghilterm, la Ji'rancia, gli Stati Uniti. Ji'01'se110n è imtlile che a questo gru.ppo th nazioni - meglio che all'altro - mostf'i, intanto, di accostarsf, 11elt'espressio11e d ' suoi se11titue1JH popola,·i, it 11ostro paese. Checchè sia di ciò, noi an·ossiremmo di appa,·tenere aà mi pa,·tito, che 1101, stmtisse - quando lo Czar si affaccia allt: 11ostre pr0<le - freme,·e in sè i gemiti del castello di Schliisselburg, le tragedie della Siberia, la t·ibellione della prima, trndila e <mcura ittvendicata 1 D1ona del pop-0lo. Se questo, ai " mdicaU ,, che fa11110 capo alla Vite, sembra 1·etot"ica vana - 110ndi?-emo 11eppu1·e, con lo schet·– zoso idiotismo che ossessionò il Saraceno, che 1t 110,i ce 11e importa buccicata ". Diremo 1 a,1zi, che ~ ttna nuova e veni t1·istezza che ci rffiuisce sull'animo .... MIiano, 111. r. I. IN CERCA DELLA VIA Io non so se Dante, scrivendo, circa sei secoli fa, i primi Canti del P1n-gatorio, pensasse, vaticinando, al socialismo italiano 1 tratteggiasse qualche Virgilio, acuto ricercatore della via per salire al monte, sa• tireggiasse qualche moderno Belacqua, scoraggito e indolente, fermo a pie' dell'ascesa. Certo è che noi sembriamo per l'appunto viaggiatori di montagna, o assedianti di una città cerchiata di molteplici mura, e ad ogni qual tratto ci rifacciam da capo a cercar la strada o la breccia per un nuovo passo e una nuova conquista. A costo di ripeter cose altra volta detto da me e da altri, io credo che la strategia in noi qualche vo1ta uccida l'azione, e la tendenza - una tendenza di pigrizia, in fondo - a cercare un mezzo, una chiave per A.prire una porta, ci faccia dimenticare la ponderosa e ardua, ma pur necessaria complessità organ-ica dell'opera nostra. Se l'lntegralismo non si fosse screditato per voler conciliare l'inconciliabile, e per esser apparso come un non simpatico e confusionario eclettismo di tat– tiche e di elementi contradditorii, esso avrebbe pur avuto la. sua funzione utile (e non è detto che non l'abbia, attraverso l'azione di alcuni de' suoi apo– stoli migliori) per questo prospt;ittnrc ngli occhi dei socialisti e dei lavoratori la varietà coordinata e inscindibile della vita socialista e proletaria: varietà, che ha le sue radici, anzi i suoi campi di sviluppo, non al sommo della piramide in cui può raffigurarsi la nostra azione, ma alla base di essa, negli strati e nelle energie più larghi e più umili, onde solo può emanare vitale ed efficace la funzione superiore del cervello. L'azione parlamentare è cosa santissima: e nulla più sdegna, di quei certi atteggiamenti di indiffe– renza e di dispregio per essa, che alcuni, anche dei nostri, affettano talvolta, e nei quali si clan conve– gno sì stretto gli istinti demagogici della folla diffi– dente e bambina, e le accòrte manovre reazionarie di chi scredita gli istituti rapprnsentativi per servire alle sue nostalgiche aspirazioni autocratiche. Eppure, quando io leggo in questi giorni tante belle elucu• brazioni su quello che si potrii e si dovrà fare alla riapertura della Camera, e sulla chiave per sciogliere la sciarada del Giolittismo e per aprir le casse dei tesori di Golconda che sembrano attenderei io "iirtù di una sapiente azione parlamentare, io augurerei quasi che la Camera stesse chiusa per due anni, perchè tutta l'attività nostra fosse costretta a river· sarai e a rifluire alle basi della piramide, nei Co· muni 1 nelle Scuole, nelle Leghe, tra il popolo, e perchè sopratutto fosse tolto il pericolo che le masse, guardn,ndo a qnello che si fa là al vertice, e aspet• tando, con la solita fiducia del mirncolo, que1 che pioverà di lassù, si stanchino e si sfiducino dal loto lavoro e daJla convinzione della inanità d'ogni progresso dell'alto senza la quotidiana e tenace ri– "iOluzione dal basso. . . . Io ricordo, anni sono, quanto rumore si fece nel Mantovano, e quanto servì allo scopo del Labrioli• smo che allora diffondeva colà lo sue caduche ra– dici, una espressione di un de' nostri migliori com– pagni amministratori, che aveva preconizzato, nei pubblici poteri conquistati dal proletariato, quasi la matrice stessa ciel socialismo. Anche rac·endo alla espressione così assoluta quella tara cho i rivoluzio– nari, pei loro fini, non facevano, rimaneva però, in quella concezione unilaterale ed eccessiva, 1'indice del fenomeno pel quale gli uomini e i gruppi ve– dono parzialmente, a volta a volta, la salute e la strada unica e buona in quella. parte dell'azione nostra che contingentemente si presenta più facile ed ovvia 1 e a cui si sentono meglio disposti per naturali attitudini. Non altrimenti Enrico Ferri, il principe dell'ostruzionismo oratorio, l'eroe della cam• pagna parlamentare del '900, aveva veduto e con• tinuò a vedere per parecchi anni la vita po1itica e la nostra tattica di fronte al Governo, attraverso la lente di quel felice ma transitorio periodo, cui erano associati per lui non pur i ricerdi di personali sod• disfazioni, ma di veri ed obbiettivi successi pel no• stro partito. Oggi quei tempi sono lontani, ma una via che, pur non essendo diritta, non sia però proprio un continuo zig-zag di azioni e reazioni, di illusioni e disillusioni, di infatua.zioni e di sfiducia, non par che sia trovata ancora. Viviamo (è giustizia riconoscerlo) in una fase di tale marasma, in uno stato di cosl paludoso equivoco, che è naturale si ricerchi una via d'ecce• zione per uscirne, un rimedio eroico, un rivulsivo potente, che rompa l'incanto, che svegli la massa, che La faccia muovere i primi passi e le sgranchisca le gambe, salvo poi farle riprendere la buona an– tica via della multipla e completa azione socialista'° nello organizzazioni, nei Comuni, nel Parlamento. Verissimo. Ma, se questo rivulsivo 1 che andiamo cer• cnndo, si risolvesse in ùn cataplasma? Perchè (e non faccio qui che rubar una osservazione all'amico Turati) Giolitti è un adclormentatore di serpenti, il Giolittismo è uu fenomeno d'ipnosi: ma, fino a che punto partì da un uomo e da un sistema. questo potere narcotico, e fino a qual punto e per quanta parte la sonnolenza con relativo sonnambulismo era in noi, in noi, che semhriamo aver paura d'esser noi, nelle masse disorientate da un periodo di in– terno lotte, di metodi e dottrine contraddittorie, di esperimenti falliti? J~, se la sonnolenza fu in noi assai 1>iùehe nel Governo che quella sfruttò e aumentò aggiungendo il suo cloralio nlla naturale stanchezza, e se il ri• lassamento fu dovuto appunto all'abbandono di una piena ed energica azione sociaUsta, come si può ri– destare i dormienti meglio che tornando cou calore e con fede all'opera antica? Certi mezzi per attrarre la moltitudine, per smuovere e commuovere l'opi– nione pubblica, quando essi s'appuntino e si espli– chino soprattutto nel Parlamento, potrebbero essere, per certo verso, come più sopra osservavo, uu rin– novato narcotico alle energie popolari. Se fate sperare

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