Critica Sociale - Anno XIX - n. 18 - 16 settembre 1909

284 CRITICA SOCIALE nuta col rovesciamento di tutti i vecchi Valori, è, in fondo, una co:m sola colla sorcliana " morale dei produttori ,,, cioò dei dominatori del domani. Nietzsche non ci ha detto precisamente come na– scerà il SUJ)('ruomo, Sorel attende che 11homo tlOVllS scaturisca dal Sindacato redentore. Quella categoria di tecnici, di operai prh·ilegiati e qualificati, stretti in fascio in Sindacati rivoluzionari, costituiscono la clnsse dominante clell'av\'enire prossimo. Non è l'ari– stocrazia so,innta d11l Nietzsche, ma è sempre una aristocrazia, cioè una minoranza che si è imposta colla forza n superuomo di XietzschC' si profuma all'opovouax e all'ylcmg-yla11g; quello dì Sorel pute cl1aglio e di cipolla, ma entrambi aspirano al " su– hlime 71 • Il mio amico Alceste Do Ambris, colla sua hella cravatta rossn iwol!tzzante sopra una camicift di seta, è come il trait -cl'union fra questi due tipi unu1.ni . L(t catoni\ dolio ari8tocra;,.ie europee sembra così pto filarsi attraverso gli evi: l'eroe omerico, il gu~rriero romano, il barbaro crulo, goto o normanno, il vikingo scandinavo, il tentone dai freddi occhi celesti, il cavaliere ardito e snello, il napoleonide, l'astuto mC'rcatante, l'avventuriel'o yankee e l'uomo sindacale; quest 1 ultimo, per fortuna nostra, di schietta marca la.tino. Parlando della Riforma protestante, Sorel afferma che que.itO movimento è fallito perchè diventò un cristianesimo infiacchito. Se anche il socialismo mo– rirà, ciò a,·verrà. per la stessa ragione: " per aver avuto paura delht propria barbarie 1t· Nietzsche e Sorel vanno d',:t.ccordo nel predicare la virtù reden– trice della violenza e la bellezza della crudeltà. E vi so110 parecchi discepoli di notre maitre Sorel - come ad es. il Hcrth - che adottano addirittura il lignag– gio nietzschiano: esaltano la guerra come fenomeno " soprannaturale ,,, o vedono nello sciopero generale lo stato dionisiaco del proletariato! Lei mcilcittici dell'e1•oi.,mo. I~ una illusione molto diffusa quella di ritenere che vi sia corrispondenza proporzionale fra viole,rna teorica, idee nvanzate e spirito rivoluzionario. Invece la vita rcalo e quella intollottuale si svolgono quasi sempre in due piani distinti. L'uomo, che personifìca l'ideale di Mazzini, cioò l'armonia fra il pensiero e l'azione, è una realtà che nella vita ai riscontra nssni rarn.mente. Quasi mai gli Htrateghi dlt tavolino sono <lei buoni soldati. r teorici della l'i voluzione non sono quasi mai uomini di azione. I " distruttori ,, nel campo della filosofia o dell'arte, sono bene s1>esso dei huoni e pacifici horghesi, che temono il raffredrlore e le indigestioni o scrivono collo pantofole e colla papalina in testa. Sembra una contraddizione ed è la verità: gli apostoli della forza e della violenza sono dei deboli, i predicatori della ferocia sono dei mansueti (quando non sono, ben s'intende, dei birbaccioni), gl1 apolo - :;risti della volontà e della pot~nza sono, in genere, degli abulici e degli impotenti. E il caso di Nietzsche. Un acuto spirito demolitore, Giovanni Papini 1 ha notato giustamente che " in una parola, in una soln. e piccola parola, sta il segreto di Nietzsche: debo– lezza/ ,,. I forti non fanno delle teorie per es1:1ltare la forza, i sani non scrivono l'elogio della salute, i lieti non predicano sulle virtù della danza e del riso. Obi analizza troppo la vita, chi no canta la bellezza o la for;,.a. 1 è se91we/le non la vive, che non può o non sa viverla. Vedete quel povero professore Federico Nietzsche! L'ammiratore di Cei:;aro e di Napoleone trascina per dieci anni la sua vita prosaica insegnando greco )1ei ginnasi e nei licei. Questo " maestro cli energia ,, si tiene in vita coll'abuso dei narcotici e delle medici– ne. La sua filosofia sembra scoppiar di salute, ma sa di clinica e di manicomio. Quando la debolezza. la febbre. In nevrnlgin, ht parnlisi progressiva. la pazzia lo inchiodano per dieci anni in una poltrona. egli continua a perfezionare la sua dottrina. sog11a, in– voca1 1>rofetizza il superuomo - colui che sarà. libero <l'ogni debolezz:i, d'ogni morale, d 1 ogni affetto - ma intanto implora le cure della sorella comg un povero JJiccolo bimbo malato .... L'uomo che ha cantato la Vita pieno, colorita. ardente, " tropicale "' non è che un pallido fiore di serra .... Nietzsche es altò la forza, la potenza, la vita, e fu un debole. un rnnla.to , un umile cuore. Const11,tazio ni siffatte hanno il loro valore quando si trasporta.no nel terreno della pratica e della Yita q uotidiana. ]! 'inchè si rimane nel campo della pura arte o della filosofia, ò ancor tollerabile la contrad– dizione fra pensicrn cd azione, fra la teoria e la vita. Ma uno scrittore politico, un agitatore, un pro– pagandista cli ideo, avrebbe l'elementare dovere di tentare prima l'esperimento sulla sua modesta per– sona. Non è lecito, insomma. 1 predicare ogni giorno la rivoluzione, e vivere sempre da pacifici borghesi. .. n signor Giorgio Sorel, fino a tarda età ingegnere des ponts et chaussées 1 si accorge un bel giorno di avere la stoffa del pensatore politico e inventa la filosofia ciel sindacalismo. Urla contro lo Stato che vuol " vuotare ,, delle sue attribuzioni, ma ne riscuote regolamento la 1>ensione. ad ogni fine mese. Bandisce la. crociata contro gli intellettuali. ed è un intellet– tuale puro sangue, proprio di quelli che si sono assunti il c6mpito di " pensare per il 1>roletafjato ,,. Nel suo verde e tranquillo eremo di Boulogne-sur– tieine. non giungo il rombo della vita parigina. nè il clamore dei Sindacati rivoluzionari. Egli non è uomo d'azione in nessun senso della parola 1 e forse non ha mai assistito nemmeno ad una assemblea. proletaria. È soltanto un topo di biblioteca) uu divo– ratore di riviste e di giornali. La sua coltura è pre– valentemente II giornalistica,,, cioè falsa 1 leggera, su– perficiale. L'ultimo libro letto gli fornisce l'alimento intelletturde per un certo periodo di teni po, fino alla " scoperta n di un altro libro o di un altro autore. •. Il suo meto,lo, l[a tutti i diffetti degli autodidatti, senza averne i prngi. I suoi libri sono confuso o disordinate rac– colte di articoli, pieni di contraddizioni, dì giudizi errati od ingiusti, di veccJ1io verità date per nuove, con abbondanti autocitazioni - il tutto stemperato in uno stile da pamphletafre impertinente. Aprite uno qualunque dei suoi volumi e potrete farvi un'idea della serietà del suo metodo storico. ]~gli passi,, con una disinvoltura da saltimbanco, da un fatto all'altro più diverso, confondendo insieme la montagna e il topo, la Ciropedia e l'imposta. sul reddito, il sistema di L1aw e le finanze dell'lluma– nité, il ciclone o lo starnuto. Da una, semplice ana– logia esteriore o dn qnnlche piccola coincidenza, trae fuori conclm,ioni colos:3aJi. In questo egli è troppo .... Lomhroso. Affastella i grandi eroi umani cogli omuncoli della politica quotidiana, le celebritll mondiali colle notorietà di provincia o di quartiere, Gesù Cristo con Oriffuelhes, Carlo Marx con li'elix Faure, 'l1ito Livio patavino con Cianchettini .... .[ due grandi avvenimenti moderni, fra i quali è polarizzato il suo pensiero, sono la Rivoluzione francese e l'af– fare Dreyfos. Da I utte lo sue pagine aspre e maligne sbuca fuori la bella, bftrbfl. d'oro di Giovanni Jaurès - lfl SUfL 1,Pte noire. Egli si atteggia a Lutero del socialismo marxista, ma non è che un piccolo critico iroso e inconcludente. E dire che il signor Giorgio Sorel passa per un filosofo profondo e per un pen– satore originale! In verità egli ò assai più conosciuto ed ammirato

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