Critica Sociale - XIX - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1909

212 CRITICA SOCIALE partito di minoranza, noi possiamo agire sulht poli tica dei nostri rispettivi Governi, facendo sentire l'influenza del nostro atteggiamento. [I proletariato dei paesi d'Austria e il proletariato d'Italia devono forse seguire le rispettive borghesie, i rispettivi Governi, in una politica di provocazioni reciproche, di reciproche rappresaglie, o de\•ono in– vece stringere essi, per loro conto, quell'alleanza, che i partiti militaristi di qua e di là del Judri sem• bran decisi di troncare? Eccoci dinanzi al primo ed assorbente problema. Parrà strano che debba essere posto, eppure è necessario. [ lavoratori cPUalia uon hanno ragioni di sorta per nutrire sentimenti di avversione e di collera, così per i lavoratori d'Austria, come per tutti gli altri loro compagni d'ogni nazione. Cercare di far rivivere, nel pensiero dei lavoratori d 1 oggi, il ricordo della oppressione politica, inflitta per anni ed anni dai vari strumenti di casa d'Absburgo sui nostri paesi, significa compiere un'opera incivile ed iniqua. Le condizi0ni politiche delle due Nazioni - d'oggi e di allora - non possono confrontarsi 1 e non si possono chiamare i cittadini austriaci del 1909 a dar conto delle prepotenze e delle crudeltà com– messe dai loro antenati. Quando poi si pensa che abbiamo dinanzi i rappresentanti di quel proletariato austriaco che, attraverso mille difficoltà - da noi sconosciute -, si è levato coutro al dispotismo dina– stico1 strappando la costituzione prima, poi una mo– derna ed intelligentissima legislazione sociale, poi il suffragio universale, e adesso lavora con mirabilo disciplina ed ardore ad una più radicale trasforma– zione della Monarchia, in senso Jiberale; allora ap– pare in tutta la sua. mostruosità l'ingiustizia che si commetterebbe 1 chiamando i layoratori d'Austria del nostro tempo a rispondere dei delitti e delle infamie commesse dai Governi di or fan cinquant'anni, che pur essi senza dubbio detestano ora, come li avreb· bero detestati e combattuti a quel tempo. Che, se ci fermiamo ad esaminare le condizioni dei due popoli, alla stregua dei lol'o interessi economici, vediamo apparire sempre più chiara e lampante la necessità dell'accordo e della cordiale amicizia. Noi importiamo dai paesi d'Austria-Ungheria tante merci per un importo annuo di 300 milioni ed espor– tiamo per 14•1 milioni. li bestiitme bovino, il grano, la birra, il legname, i metalli lavorati• dei paesi di Austria e di Ungheria sono in larga misura smaltiti nei nostri mercati e vengono a soddisfaro i nostri bisogni; e quanto zucchero di qualità assai migliore e a miglior mercato non verrebbe importato, se non ci fossero i dazi proibitivi voluti dall'on. )[araini per proteggere .... l'industria nazionalér;'f mentre noi mandiamo i tessuti, gli agrnmi, gli ortaggi, le con– fezioni, ecc., ecc. l~ ai legami solidamente stretti dalle esigenze della vita industriale e commerciale di entrambi i paesi, si aggiunga il movimento di emigrazione, che porta grosse falangi dei nostri fornaciai, muratori, mina– tori, scalpellini, braccianti a cercar occupazione nei paesi dolla monarchia. Dunque, l'interesse comune - nostro e loro•- vuole che siano eliminate tutte le cause di eventuali con– flitti. Ma.... C'è anche qui il suo bravo mal La poli– tica segue talvolta delle correnti contrarie a quelle consigliate dall'interesse. 'l'ra l'Austria e l'Italia c'è di mezzo la questione delle provincie adl"iatiche. C'è ancora della gente in rtn.lia che continua a parlare di terre irreclente, senza ben rendersi un conto esatto di ciò che voglia significare questa parola. Pensano i socialisti che Prtalia possa sul serio se– guire una politica mirante alla conquista armata di qurlle provincie? ùli eufemismi e le giravolte de– vono csscl'0 finalmente ahh..flndonati. Quando - come fecero i deputati Barzilai e Sacchi, autot·evoli rap– presentanti di due importanti frazioni democratiche - si votano le spese militari e si manifestano chia– ramente i proprì sentimenti tutt'altro che pacifisti, e quando costoro - perchè repubblicani e radicali - sono amici ed affini nostri, e concordano in molte parti del nostro prngramma di politica interna, in– combe a noi socialisti il dovere di pronuncìarci in maniera chiara ed esplicita. Vogliamo seguirli su questa strada? Troviamo almeno l'energia per farlo. Per dir ve1·0,la corrente socialista internazionalista trovò, nell'ultima discussione sulle spese militari, due autorevolissimi esponenti nel Turati e nel .Morgari. Quest'ultimo specialmente - e perciò fu detto utopista - gettò là nell'assemblea, tutta vibrante di entusiasmo mi– litarista, il credo socialista tradizionale, immutato, completo. E, col 'l'urati e col )(orgal'i, sono il Pram• palini, il 'l'revee, il Badaloni, e qualche altro, che ebbero occasione di manifestare il proprio· pensiero. :Ma a nessuno sfuggì la perplessità del Bissolati, che occupa un posto così eminente nel partito socialista italiano e gode di una larga, meritata e vivissima simpatia in tutto il mondo politico. Orbene, l'incer– tezza del Eissolati è tanto più impressionante, in quanto viene da un uomo che, fino a pochi mesi fa, era il più energico e convinto sostenitore di una politica austrofila. Senz::1.subire alcuna delle intimidazioni ricattatorie che i gentiluomini del nazionalismo sogliono porre contro chiunque osi muoversi contro i loro disegni (questa gente non fa economia di ingiurie e di diffa– mazioni! Se non siete della combriccola patriottica, o siete una spia dell 1 Austria 1 o un imbecille, o un mascalzone rinnegato), Leonida nissolati difese stre– nual)lente quello stesso punto di vista, che doveva e deve portare ad una politica di sincera amicizia tra i due Stati. Invece) da qualche tempo, lo stesso Bissolati non ha risparmiato ironici rimproveri ai socialist.i austriaci per la loro azione, ch'egli giudi· cava fiacca nei riguardi dell'opposizione al loro Go– verno) e, parlando sui bilanci militari, egli motivò il suo no con delle ragioni, che parevano pensate ap– posta per far concludern col sl. Ora, la perplessità di Bissolati non vale soltanto a indicare il caso cli co– scienza di un uomo - e di quale uomo! - ma in– dica uno stato di disagio morale assai più diffuso, e reso pili grave dalla scarsa conoscenza che il partito socialista italiano ha delle questioni inerenti alla po– litica estera, e specialmente dei problemi che si rn.g– ~ruppano sotto le denominazioni imprecise ed ela– stiche di irredentismo, ant·iaustriacantismo e via di– cendo. 11 Convegno dovrà parlar chiaro su questo argo– mento. I socialisti d'Austria devono conoscere il pensiero dei loro compagni d'Italia a tale proposito, e viceversa. Dovere di reciproca schiettezza. Per quanto riguarda noi e i socialisti iti~liani re– sidenti in Austria, sarà anche questa una buona occasione per provocare una dichiarazione - che sili anche un giudizio - sulFop.cra di quei nostri com– pagni. E'anuo bene o no a conservare la loro forma di organizzazione internazioliale? }j' loro dovere o no di promuovere una politica di tolleranza tra le due stirpi conviventi? OppurP, vi ò un'altra strada, per la quale si possa avviare il movinrnnto proletario, senza sacrificio pet· gli interessi della classe operaia? Hanno ragione, insomma, i nazionalisti quando accusano i socialisti <li tradire la nazionalità, perchè sono amici dei socialisti slavi 1 fraternizzano con loro nella vita delle organizzazioni, e riconoscono alla loro stirpe il diritto di vivere e di progredire'? Dica una parola il Convegno di Bologna anche su questo, e precisi risolutamente il suo atteggiamento

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