Critica Sociale - XIX - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1909

228 CRITICA SOCIALE guardare il problema della viabilità da un più vasto aspetto, che interessi nou solo alla Sicilia, per cui è particolarmente fatto questo scritto) ma a più di mezza rtalia, perchè il difetto di vittbilità è più pro• priamente un guaio meridionale. .Non dobbiamo qui fare dei progetti tecnici e finan– ~dari, ma affermare criteri politici e sociali contro le menzogne e la incoscienza che impediscono la esatta e rapida soluzione di un cosl grave problema. T,a causa prima della difettosa viabilità meridio– nale è in fondo alla genesi stessa dell'ordinamento agricolo feudale. Non si cura l'una piaga senza cu– rare allo stesso tempo l'altra. La terrn, che, sotto il regime della speculalione sulla rendita naturale, non dà di meglio che magri pascoli av,•icendati con im– perfette semine, non richiede di essere intersecata da numerose e comode vie. Inoltre, la detta terra presenta una forte resistenza a farsi pet·cot'l'ere 1 perchè estremamente accidentata di aspri monti e franosa. Le vie riescono costosissime e di poca durata, ripide e mal tracciate. Abbiamo visto lunghe strade, costate enormemente alle provincie, per mettere in comunicazione miseri centri di popolazione e attra– verso campagne squallide, dopo pochi anni essere interamente distrutte dalle frane, senza speranza di sicuri ripari che efficacemente contrastino la enorme forza spingente delle terre che scivolano dall'alto. Le frane, guaio gravissimo dell'Italia meridionale! Quale è la causa vera che provoca tale azione ma– ligna di natura, se non lo scellerato sboscamento, per cui le costiere dei monti non sono più raffre– nate dalle radici boschive? Si espropriino adunque, per utilità pubblica, le zone franose a monte delle vie 1 per rimboschirlc 1 piuttosto che ripetutamente perdere il denaro pub– blico in insufficienti opere di riparo; e si coordini il rimboschimento in un piano di colonizzazione por mezzo delle Società cooperative di contadini. Ma 1 al solito, si ha orrore di ogni provvedimento di carattere socialista, affermando sempre la superio– rità. del movente individuale anche pazzesco; e poi si vuol rimediare alle conseguenze disastrose della insocievole azione privata, mercè il socialismo di Stato con pt!rpetui ristaurì stradali. Un'altra grave incongruenza 1 riguardo alla viabilità del Mezzogiorno, è nella eterna lamentanza contro il Governo centrale e contro la deputazione meridio– nale. Si accusa il Governo di spendere assai pil1 per il ~ord e trascurare il Sud. Non si capisce come. ciò possa avvenire, essendo la deputazione meridionale quasi la metà del Parlamento e più assai attaccata ai Ministeri. Si accusa la detta deputazione di essere sempre ministeriale per favorirn le camb'i'te locali e di non far nulla pet· lo sviluppo della viabilità. Ciò è invero assai assurdo: le camorre politiche locali sono una assai triste piaga; ma non potrebbe dirsi che, per favorirle, bisogna trascurare ciò che più vivamente è reclamato dalle popolazioni, cioè la via– bilità. Alla maggior parte dei deputati meridionali si fa accusa nello stesso tempo di essere ascari di tutti i Ministeri e di non far nulla per le popola– zioni; si muove acerba critica alle strade e ai ponti elettorali e non si resta inta.nto di gridare alla man– canza di strade e di ponti. 'l!:h, via! quando le Oppo• sizioni sono così poco illuminate da cadere in tali grossolane contraddizioni, vuol dire che c'è la sen– sazione del male ma non la visione delle sue cause e dei suoi rimedi. Ma il fatto è un altro, che bisogna mettere in luce. La viabilità nel Mezzogiorno è resa difficile da nna causa naturale, data dall'asprezza del suolo, e da una. causa sociale, data dallo stato feudale della possidenza. r paesi stanno su alture poco accessibili, a grande distanza l'un dall'altro e divisi da cam– pagne inospiti. Lo strade rieacono costosissime, di sa• gGvoli... ed inutili. - Come! anche inutili, se tutti gridtt.no contro il Governo elio non costruisce al Sud tante strade quante ·a1 Nord? - La strada non è mai del tutto inutile: la strada, che spiana il cam– mino e mette in facile comunicazione i popoli, è il segno più vel'O della civiltà. u Preparate Je vie del Signore - diceva il Battista; - sia spianato ogui monte e 1·icolmata ogni valle ,,: anche nel senso mistico, adunque 1 la strada è simbolo di elevamento umano. Ma, nel Mezzogiorno, la strada, costosa e difficile, richiede che la utilità sia tanta da vincere le difficoltà della costruzione e della manutenzione. Le strade, che uniscono i centri di popolazione con sacrifizi enormi delle Provincie o dei Comuni, vanno compiendosi. Le contrade più ricche di col– ture sono anche più ricche di strade. Rimt\ne pres• sochè del tutto impervia la gmndissima estensione dei latifo11cli aspri ed incolti. Non serve la strada nei pascoli della pastorizia nomade; e serve poco per la seminat saltuaria nel tempo e nello spazio e quasi anch'essa non;iade come il gregge. La mag– giore difficoltà. e la minore utilità, adunque, si assom· mano per mantenere povero di strade il Mezzogiorno. TI Borbone 0011 poteva avere alcun interesse ad osteggiare lo sviluppo della viabilità, quando l'Au– stria arricchiva di opere pubbliche il Lombardo-Ve– neto. Ma, come se non ci fossero altre sufficienti ragioni per combattere il Governo borbonico, veniva questo sconciamente accusato dai liberali anche cli colpe impossibili, come quella di spargere il colera. Per trovare la forza politica e i mezzi finanziari, occorrenti allo sviluppo completo della viabilità nel :Mezzogiorno in conformità alle esigenze della vita civile, va affrontato il problema alla sua genesi. Per dare necessità imperiosa alla costruzione di vie in ogni angolo del territorio nazionale e possibilità di mezzi anche per le più costose di esse, bisogna prima risolvere il problema della colonizzazione interna, col quale è conneaso -iuello della viabilità. Sul pro blema della colonizzazione interna, che forma un tutt1uno col problema dei latifondo, principale oggetto di questo studio, e col problema della inreriorità meridionale, abbiamo detto tutto il nostro pensiero; e come essa non sia da confondere con la fantastica quotizzazione delle campagne, e la relat.iva disse– minazione di case. Anzi, ahbiamo dimol'!trato che, nel piano nostro di coloniz~azione per mezzo di grandi Cooperative di lavoratori, le comunicazioni fra i luoghi di coltura agricola e i centri abitati saranno immancabilmente diffuse, comode e rapirle, usando la trazione elettrica. Il latifondismo feudale, dopo aver reso inutile la viabilità 1 le nega, con la(\ povertà di produzione, i mezzi finanziari per compierla. Ma fa di peggio: tenendo, con la fame e l'avvilimento dei lavoratori, dissociate le forze di lavoro, impedisce che queste, organizzandosi, possano impiegare le braccia disoc– cupate nella costruzione di strade e di e,lifici cam– pestri; e, comunicando, come per contagio epidemico, la fame dei lavoratori ai politicanti, fa che costoro, per concorrenza ferina, si accusino vicendevolmente della mancata viabilità, e riescano a mantenere im– pervia la campagna ed impervia la coscienza poli– tica delle masse, perchè la causa del ma.le rimanga non toccata e non vista. Il disorlline enologico. La chiamano nncora crisi, e dur·a da un ventennio minacciando di non cessare più. La COl:IÌ detta crisi enologica, anzichè un mutamento improvviso nell'as– setto della produzione e nel commercio dei vini, come esprimerebbe la parola, al quale mutamento deve, a hreve distanza di tempo, in bene o in male 1 succe• dere la fase risolutiva, è invece uno stato perma-

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