Critica Sociale - XIX - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1909

CRl'f!CA SOC[Al,F. sle&!lapotenza crea intorno ad osse li timore e la dif– fldenu. Por forte che sia uno Stato, eo rlosoo ostile o sospetto n nno o n. plì1 nltri Stati, JJUÒsempre trovarsene contro un nitro più forte, o una uniono di più Stati deboli, ma onpnol Insieme di batterlo. Vlcover1m 1 uno Stato semm nomlcl, n'noho se debole, non ò soggetto· ad alcun peri– colo; so ciò non fosse, gli Stati piccoli sarebbero desti– nati n sparire; e non si comprondorobbo come, invece, la magiilor parte clegli Stati europei siano appunto piccoli Stati. che sono riusciti ad attraverBnro 1"10eo1i di tolto e di soqquadri terribili senza pregiudizio llella loro esi– slcrn.n. -------- uomini politici inglesi ritenere indispensabile che l'In– ghilterra batta la Germania por distruggerne la potenza navale, prima che la flotla tedesca, unita con la austro– ungarica, sin in grado di battere la 1\otta inglese, ru– bandolo la supremazia sul mare. Non ò evidente qui Il grande pericolo che corro la Oermnnia col crescere con– tinuamente I suoi armamenti nnvall? E in ratti, chi ml• nacola In Germania? Nessuno. Dunque I suoi nrmameutl navali non possono non essere Interpretati dall'logh\1- terra so non come una minaccia contro di ena. .. Ma. tutto ciò è ancor più ,•ero per l'rlalia nei rapporti con l'.A ustria-llngheria. J. 1 Austrla-lTngheria vive, nnzitutto, In contino so3pelto vono 1 1 1talin, per a,·er es,m In suo dominio terre ih.liano lrrlduoll.J\lmente suo nemlche; poi, porehè essn seguo unn. polltlon. hnlcnnica affatto contrnrln nllo veclute italiano; inllne, perchò crede che l'lt&lln. nutra ambizioni nella cadde principalmente per la slcssn loro gra nd e potenza. penisola balcanica che sarebbero In contrasto con le sue. E,cmpl ILlmlno!li ci offro il secolo Xl'(. I.a più grande 1)1 qui gli arma,'nenti e lo dtreso alla frontiera italiana. lnsommo, sono lo divergenze politiche, e non lo diffe– renze in potenza militare, che crenno I pericoli di guerra. 1,n fltorln cl dimostra ohe lo plì1 grnndl potenze non riuscirono mai ad evitare In guorrn quanclo riuscirono porlcoloee o sospette ragli a.Itri Stntl; e ciò sempre ac- 1,ot_e11umilitare che abbia vhto l'F:uropa dopo Carlo V, j .:,'siccome essa li considera come puramente difensivi, os~1a l'Impero napoleonico, non Cl\llde forse per la sua non pub non ritenere destinati a mire offensive quelli sto,sa eccessiv~ gra~dezza, la q.uale cos~ituh~ ruo peri- che noi le contrapponiamo. colo O uni\ mmacci~. per t~lll gli nitri st ah ~ Da che Questo ò Il ,,ero stato d'animo dell'Austria-Ungheria ora motivata l'ostil_ita 1rriduc11.Jilodolio potenze europee, vorno di noi. Ora, se noi rosslmo del.Joli, nessuna preoc- conllz1.11tocontro :Napoleooo, so non dalla ~aura che esse cupazlone lo darebbero 10 nostro aspirazioni reall 0 nvevnno dolln potenza fmncese, ohe lo 11pmse a sacri- t S l . bbl f ' Id 11car tutto por abbatterla? suppos e. o'. nvcc?, 1101n nmo una .orza .cons orc- i' hò . , lt II l I f ò 1 vo\0 1 l'Austr1a-Uugnorla non può non vivere rn allarme, ·, poro mai un a ra con 1' ono 8 orm ne 1854 per e ciò ,,otrebbo spingerla a tontnro cli batterci 1 prima cho battere la Rus!llai se. non per Il ratto che la potenza dl la nostra potenza militare navale od oconomice sia di· questa minacciava d1 diventare pericolosa por l'Europa, t ., • ' 1 s I d con l'oc_cupa7.lone ~-el Bosforo o del Dardanelli? Eppure ::~ 1 r: :i 0 ; 1: 1:s: 0 t~a :•:s~;: 0 ~:~u:n:as: ~:sasi: :u:r:~ la 1tuss1a ora la prn grande potenza europea, e avrebbe I r . ò t b • PT perciò dovuto ritenersi sicura :la attacchi; fu ìnnco quo popo t per noi, o se pu omero e e oo1 medi iamo bntluta a.ppunto perchè già mollo pili potente delle altro. colà, so non un~ conq~lsta, un protottorato pol.itico che 1,o duo pili formiclabili potenze dell'guropa centralo frustrerebbe ogni suo piano espansionista, ~olo m questo Id t 1 11 d H d I caso esiui potrebbe essere Indotta a impedircelo preven- =tr~~c O ~~ ~:~ 11:~a 3 ru::~~one~t;aom~o 0 ~:t~:~eo .~:~ 1 ;,!~~ tlvamonte _con una guerra .. l'altra, 0 In. prlm~ per duo volto. 1 gmndi armamei~tl Anche r1gua.rdo alla po~s1bllilr~ ~ohe 1~0Iescludl~mo) doll'Austrin 11011 la preservarono noi 1859 dall'attacco di una espansione ter~ltor1nlo doli Austri.a-~ngh~ria In simultaneo di due Stati O dalla sconfitta. Nè la preser- Albania o verso Salonicco, ò per noi assai p1u pericoloso varono da ugual sorte noi ltlOti. Ciò porchè essa si era l'essere una potenza fortemente armata, che dia perciò troppo inimicati gli Italiani prima, 0 gli Italiani e i Prus- m~lto ombra all~.A.ustria-Ungborln. 1 che non l'essere una slnnl poi. So l'Austria non àvesso costantemente affer- po onza disarma a e neutrale. mala la propria assoluta supremazia nella Confedera- Concludiamo che, so l'Italia re'lla neutrale fra le ri• zlono germanica, e non avesso inflitto alla Prussia gr&,ndi valltà. delle grandi potenze europeo, nella situazione in– o ripetuto umiliazioni, non avrolJIJe trovata nel ISGGla tornazlonale a~tuale ~011_ esistono affll.lto p~r essa peri– Prusela alleata. con l11talia contro di sè. A nulla servi coli di attacchi stramer1; so ma.I, I nostri armamenti In. sua potenza militare, quando la sua politica le olJbo riuniti contro <luo nemici. Ln. potenza o In prepotenza della !•'rancia furono la causa della sua guerra con la Prussia; nò gli armameutl rormldab\11 dell'una o dell'altra potenza riuscirono a scon giurare una guerra, cui conduceva fatalmente la politica del due Stati. Anzi, la guerra ru inevitabile appunto, perchò entrambi erano troppo potenti o cirutcuno ispi– rava perciò all'altro legittimo preoccupazioni. Se uno del duo fosso stato debole, la guerra pote,•a essere evitata più faellmonto, Lo stesso noeaddo nal 1904. La Ol'Oscente potenza della ltussla noll'l-:stremo Oriento destò preoccupazioni tali nel Uiappono da spingerlo alla guerra. ~: Il medesimo vetliamo rlnnovariti ora nello. rivn– llt:\ nnglo-tedesca. La Oermanla crocio stupidamente cli me\tersi al sicuro datrlughllterra creando una flotta. poderosa. Questa flotta, nl contrarlo 1 potrà cagionare la guerra. \'ediamo infatti nou 1,ochl nò poco autorevoli non possono che accrescerli; o, in ogni caso, molto ph'1 racllmonto ossi li creano nnzichò allontanarli, suscitando la diffidenza verso di noi, o suscitando o rafforzando lu qualche Stato la preoccupazione che l'ftalia armata gli si ponga contro nell'occasiono dl qualche grande com– petizione internazionale lu cui esso fosse implicato. Yedromo nel prossimo rasclcolo se questa neutralita, e la conseguente riduzlono del auoi armamenti, conven– gano all'Italia, dal punto dl vista delle finalità della sua politica estera. MARIO Oov1. Al vrossimo numero: Lo Znrn1hustrn dol [Jrole11t– rinto (li AR'l'URO SALUCC'I. La Critica Sociale e U 'fcm1,o: per l'Italia, amw L. 22, semestre L. 12. C'ritiell Sociale e A \'Rnti ! : pn· l'Italia, anno l'" 22, semestre L. 11.

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