Critica Sociale - Anno XIX - n. 9 - 1 maggio 1909

132 CRl'.l'IOA SOCIALE RESURREZIONE (1' Maggio 1909J Il Primo .Maggio si approssima al\A. maggiore età: presto avrà. 20 anni, sarà alle soglie del mo– mento in cui l'uomo diventa signore <li sè, capace di comperare, vendere, prender moglie, di far le peg– giori corbellerie senza aver alcuuo sopra di lui. Oh! se anche il socialismo italiano uscisse di minorità., si ittfrancasse da quei tntori impacciosi che sono i suoi vecchi abiti chiesastici, metafisici e chiacchieroni, e pigliasse a l'narciare diritto per la sua strada, senza ripentimenti e senza iuced;ezze! Non prendo esempi da cose e vicende recentis– sime1 per non turbare con polemiche un momento sereno di pace: solo osserverò 1 senza entrare nel merito dell~ questione, che la rinnovata Estrema Sinistra e il rimpolpato Gruppo socialista, centro <li tante aspettazioni e rnèta di tante speranze, iuizin.rono la loro vita discutendo e quasi tli\'iden– dosi sui primi atteggiamenti, pesando e dosando impeti, epi.teti 1 fischi e battimani. Inibizione, revisione, antocl'itica., son certo forze grandissime per un partito. Ma non par quasi sim• bolico e indice di una situazione psicologica, che i rappresentanti del popolo, appena entrati alla Camera in un tale momento, iniziino le loro bat– taglie con una discussione sulle loro armi? La critica è una bellissima cosa, ma essa può e dev'esser preludio 1 gt:.ida, commento all'azione; non può prenderne il posto. Or noi, che generalmente facciamo così poca " critica ,, vera e Jeconda, e tanta decla.mazione o recriminazione inutile, ci sia– mo un po' disusati dall'azione, o, per dir meglio, non ci siamo mai ad essa veramente accostati. Ed è questo ohe i.nfirma, pregiu<lizialmente, tutto il nostro movimento. Io leggo co11ammirazione un po' invitliosa le elucubrazioni dei nostri valorosi strateghi, ì'lfodigliani 1 'l'reves, Ilissolati, '!'urati, sulle virate di bordo e sui mutamenti di fronte delle nostre schiere e sulla tattica parlamentare ed extra: ma mi pare un po 1 di sentire i generali d 1 un esercito come quello italiano. con un gran cervello, che sono i Coma.ntli dei corpi d'Armata, e gli el{ettilii semi– vuoti e le Compagnie ischeletrite e i quadri appa– renti, e le s11uadre riempite 1 per disperazione, ùei nani e dei rachitici delle nuove leve. Anni sono, Arturo Labriola, schernendo le Leghe agricole, predicava le grandi agitazioni antistatali, i cui successi avrebberv portato ben altri vantaggi alle masse che uon le .faticose conquiste di pochi soldi nel salario: e noi obbiettavamo, su che forze :su che 11uclei si sarebbe potuto far base e leva per queste azioni graurliose contro un nemico lon– tano, se non su questi primi umili grnppi umani che s'univano contro il nemico più vicin0, e che erano i ponti necessari perchè la classe lavoratrice delle campagne passasse a comprendere, a sentire e a combattere quella più alta costituzione dello Stato borghese, che per essa è un'astrazione remota? Ebbene: io ammiro ed apprezzo la strategia, ma penso che (o,·1na1·e un esen:ito sia opera, se non pregiudiziale, parallela, senza la quale la strategia re$terà inutile o non avrà. efficacia. L'opera parlamentare - largamente intesa, non nel discorso alla Camera o nella scaramuccia con la maggioranza, ma negli Ufficì, nelle Commissioni, dovunque si può far atto di difesa, di penetrazione, di conquista - è cosa nella quale si <leve avere grande fiducia, anche quando, come ora 1 non può condurre a risultati immediati e notevoli: ma essa è corda di violino senza cassa armonica, se non si collega in intima e continua f'tlsione con la vita proletaria del paese, Noi abbiamo bisogno di rinsanguare l'opera par• lamentare facendola sempre più l'espressione viva della realtà, animandola di energie, di suggestioni, di esempì, di cose vere ed attuali che sono nel popolo e nella vita nazionale; che risonano perciò co1,1voce 11uova ue11·aura morta di :Montecitorio, e di là echeggiano e rimbalzano sulla periferia da cui sono partite, formando quel!'"' interferenza" psichica ch'è suscitata dalle cose che rispondono a,I vero che noi pensiamo e viviamo: onde può nascere · solo il legame tra popolo e I'arlamento, la fi.<lucia ragionata - e non oscillante fra il pessimismo e l'illusione - nelPazione rappresentativa, la pene– trazione effettiva del paese entro la Camera. Mft tutto ciò non !JUÒ essere se i nostri Deputati non vivono intensamente la vita dei loro Collegi, non trovano quivi, in organizzazioni e in movimenti proletarl, i laboratori <lel!e loro esperienze, i ma– teriali della loro azione politica, le milizie con le quali e per le quali fare della strategia, sulle quali provare le loro tattiche. Quante volte rimprove– rammo ad altri partiti d'aver generali senza sol– dati, condottieri da tavolino e non <la campo 1 per mancanza di truppe e di battaglie? Noi dobbiarno, moltiplicando l'opera nostra fra i lavoratori per destarli e associarli nelle loro lotte economiche, far che ci manchino piuttosto i duci che i gregari. Quelli, bene o male, si è in tempo a trovarli: questi sono necessari come una upregiudiziale,,. * ·:+.,.. Ma c'è di più. Iu quest 1 opera ardua e dura, ma pure confortatrice, di azione proletaria - economica ed educativa - fra le masse, il partito socialista serba e<l alimenta la sua ferie, non tradizione e dogma chiuso nel tabernacolo, non mummia secca tenuta in vetrina lungi da i colpi d'aria, ma fiaccola sem– pre riaccesa al gran focolare della miseria, del dolore, della battaglia, fiamma tenuta viva dal vento della vita. Si può discutere (e sarà utilissimo) sulle forme future del movimeuto o della vittoria del lavoro; si può credere (e sarà esatto \luno o l'altro del pari) in un collettivismo cooperativo o in gruppi di lavoratori autonomi; ma. nulla v'è che vi sia <li così vero, di così immediato e tangibile 1 come la crudeltà della fame, dell'ignoranza, della sporcizia, come la soddisfazione di alleviare tutto ciò mercè l'opera d'organizzazione e di luce. Può la borghesia rifarsi per mille vie, può il pro– letariato trovar nuove strade per tornar g·iù, rica– var nuovi vizì dal cresciuto benessere, creare a se stesso nuove infelicità dn.l diminuito disagio, e far disperare quasi dell'utilità dell'opera nostra: ma, presa nel suo complesso, vista nella sua traiettoria, esaminata nei suoi bilanci di molti an,ni, una ele• vazione c'è 1 una diminuzione di ·Javoro c'è, una marcia verso la solidarieti1, e contro il monoµolio speculatore c'è; e questo è, sopratutto, il Socialismo: la liberazione dell'uomo dall'uomo, e da se stesso: dalla tirannia di fuori, dai Jeg-ami di dentro, dalle tenebre che lo fasciano, dai mali germi che lo av– velenano. QL1esto è il Socialismo, non movimento solo, ma moto e mèta, giacchè nulla è più apoca– littico del figurarsi il programma massimo come un picco o una torre, alla cui base noi dovremo arrivare mercè il programma minimo, auzichè come una grande montagna a lunghissima costa ineguale, per la ritrnle salendo, noi attuiamo ad nu tempo e il programma minimo e il massimo! * * <+ Or questa fede - che non ha nulla di astratto, ma è, insomma, !a convinzione, iu<lispensabile al fare, che nou si lavora per nulla e che qualche

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