Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909

70 CRITICA SOCIALE d 1 a1tronde, avviene in ogni ordine di fatti unrn.n!,, nella ricerca scient.ificn comtl nell'azione anche Ja p1u vol– _!!are, quaudo sirt dominata e controllata dttll'intel: llgenza. E non fu detto del socialismo - e. non e dire il meno che del socialismo possa dirsi - che esso è l'intelligenza e la coscienza del movimento proletario? D'accordo coll'amico l\larchioli - e lo disse del resto, nettissimamente il Congresso di Roma del set– tembre 1900, quello appunto che fissò il programma minimo - d'accordo, dunque, nel concetto che pro– gramma minimo e programma massimo non sono, come qualche cervello puerile A.ma ancora figurarsi, due entità contrapposte e per se stanti, qualchecosa come il purgatorio e il paradiso nella concezione cat– tolica, di guisa che occorra un atto di volere divino - in sostanza un miracolo - per passare dnJl'uno all'altro regno: rn.ppresentnno invece Ja previsione approssimativa di una serie di fasi di un movimento medesimo, ciascuna delle quali si concatena colle suc– cessive, e uno stesso spirito le pervade tutte quante e in qualche modo le unifica, in un continuo rap– porto di mezz.o a fine, senza che neppure possa asse– gnarsi alla grnd11atoria 1 che esse designano, un qual– siasi camttere cli fissità o di fata.lit~, che gli impre– visti della storia non possano più o meno sovvertire. Ma, da questo cauto e heninteso relativismo sarà dunque lecito inferire la soppressione di ogni piì1 ovvia distinzione fra il prima e il poi, fra il semplire e il compleAso, fm le conquiste più facili e vicine e le più ardue e rimote, e negare ogni gradualità ed ogni metodo al movimento proletario? F, allora, ecco risorgere, in una od altra forma, la distiuzione di rivendicazioni graduali e successive, che stanno in qualche modo nel quadro del presente assetto sociale, e di rivendicazioni piì1 vaste e più radicali, che sono bensì il naturale corollario e la. sintesi clolle prime, ma che avranno per effetto cli imprimere alla società una fisionomia sostanzialmente diversa dalla presente F.' la legge, in altre parole, delle modificazioni quan– titative accumulate che, a un dato punto, si rivelano come una sola modificazione qualitativa; dell'evolu– zione che, compiuto un giro di spirale, appare come vera e propria rivoluzionP. Se tutto questo ha qualche fondnmcnto nell:t esperienza della storia, si potrà. fare questione cli nomenclatura più o meno perfetta, ma J:.L distinzione fra programmi minimi e massimi - adottiamo pure il plurale in omagg-io a! relativismo - non potrà venire soppressa. La critica del marxismo 11011 è più da fare, e non si rivela nulla di nuovo consentenclo che nnche il Hlasseulwmpf dei tedeschi si pone in miglior ac– cordo coi fatti traducendolo al plurale - come lotta di classi ~ anzichè al sin~olare. E che la lotta delle classi si avvicendi con periodi cli collaborazione 1>iù o meno armata, con cµisodl di nrmistizio, di intese, di transazioni intelligenti e sempre progressive, è nnche ormai verità ricevuta. )fa non P, egli diminuire all'eccesso il valore storico e la portata economica del conflitto permanente (anche qunndo latente e poten– ziale) fra gli interessi del capitalismo e quelli del lnvoro) ridune lo scopo di questo drn.mma della vita eollettiva moderna nel triplice modesto confine che il ):larchioli sembra assegnargli, di " elevare il tenor di vita degli operai organizzati ,,, di " assicural'li contro la disoccupazione,, e di " impedire i peggio– ramenti nelle condizioni di lavoro ,, ? Un tale scopo può ben essere anche quello di un Governo paterno illuminato, di uno "Stato di polizia» alla tedesca, di una filantropia di ottimati che sanno condur bene gli interessi del privilegio; non può essere lo scopo da solo - del movimento operaio, se per lo meno non vi si 9.ggiunga un quarto punto, che nessuna piattaforma socialista ha mai dimenticato: "conqui• ~tare, cioè, al proletariato posizioni più vantaggiose pel proseguimento della sua lotta di classe" : le quali parole implicano dunque la visione di una finalità che va oltre l'idenle bottegaio e servile di una ce– dola di assicurazione e di una mercede un tantino meno avara. Certo non è questo l'ideale che Mar– chiali assegna o consiglia al proletariato moderno: ma non vorremmo che, A. furia di relativismo, ciò potesse, anche per un istante, apparire. Se cotesta " finalità che va oltre " troverà la sua concreta effettuazione in 11na organizzazione unitaria mondiale dei mezzi di produzione e di scambio, o non piuttl)sto in molteplici organizzazioni unitarie concorrenti a base nazionale, o in qualche altra forma intermedia e non precisabile oggi nei particolari, è questione che lasciamo volontieri ai dilettanti di astrologia sociologica . .Ma a chi insorge, con così bella ba.ldanza, come J'amico :Marchioli, contro tutte le pa– lesi (e perchè non, eventualmente, contro le occulte?) posizioni monopolistiche di privati o di gruppi pro– duttori, sottraenti rendite alla collettività - tantochè rim1n·o,•e1·a ai socialisti italiani in quest'ora di non averle combattute con zelo sufficiente - non parrà strano che la classe lavoratrice si soffermi a com– battere innanzi tutto quella posizione monopolistica, che è la pi,ù generalmente avvertita, e che appare ai suoi occhi come la fondamentale fra tutte, que!la cioè che consiste nel monopolio degli strumenti stessi d'ogni produzione. Anche qui potranno fal'si eleganti questioni di nomenclatura scientifica; ma è evidente, ci pare, che a questo speciale monopolio (se non si creda possibile ritornare al regno della piccola pro– prietà e della piccola· azienda) non si possono con– trapporre se non quelle forme di socializzazione, siano poi statali, o municipali, o cooperative, o miste, di cui la presente società ci offre i primi rudimenti e che l'elevamento (anche intellettuale, morale e poli– tico) del tenore di vita dei lavoratori non potrà. che perfezionare. Ossificazione metafisica contenuta nel programma socialista? .Ma queRtO è tutto il pro– gramma, coi nervi e le polpe. Queste rapide osservazioni, ripetiamo, non preten– dono di risolvere a fondo il prohlema accennato nello scritto che postilliamo: ma di porlo nettamente, fuor da ogni equivoco. La disputa può continuare. Nor. L'OPERA DEI 61DVAHI SOCIALISTI Critiche e auguri. Arturo Velia, un dei capi riel movimento giova– nile socialista italiano, giorr.ii sono mi faceva os– servare cortesemente che, in un mio articolo della Critica Sociale rlel 1 ° gennaio, in Cui parlavo di quel che spetta di fare ai socialisti italiani in questo speciale periodo, e in cui accennavo alla spensieratezza rilassata e sibaritica della giovine generazione operaia, non feci parola della Federa– zione giovanile socialista, e dell'opera ch'essa com– pie: e con cortesia, anche maggiore, mi invitava, per ammenda cli quella lacuna, a esporre su queste colonne il mio pensiero, sia di critica o sia di pro– posta, intorno a quello che è, e a quello che do– vr~bbe essere e che dovrebbe fare, l'organizzazione dei giovani seguaci della nostra bandiera. Per quanto io non mi senta l'autorità di dar consigli, e non possa che a un dipresso ripetere, da questa tribuna più alta, quel che altre volte ebbi a scrivere in sedi più modeste, aderisco al desiderio del compagno Vella, non foss'altro per dirgli subito che il mio silenzio, circa l'esistenza e l'azione di una organizzazione giovanile rispetto alla nuova generazione operaia, non derivava nè

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