Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909

CRITJCA SOCIALE G9 pn.rere 1 non si potrà. mai abolire completamente la con– correnza e instaurare un 1 unica impresa colleltiva che, per potere sussistere, dovrebbe estendersi a tutto il globo terracqueo. Come ho scritto due auni fa su queste stesse colonne, la concorrenza non si abolisce: solo si può portarla a un livello più alto. Anche su questo punto del programma socialista sa· rebbe utile ohe i riformisti cessassero di rimasticare delle vecchie formule, e avessero il coraggio.di andare fino in fondo al loro relativismo. 11 principio indivi– dualistico (o ùella libera competizione) e quello collet– tivistico (o dell1iutervento coattivo) sono priocipii com– Jilemenla1'i7 che possono essere alternativamente utili o dannosi a seconda degli ambienti e delle circostanze. (it1ello che oggi gi pnò l'lostenere con fondatezza 6 che s1 1leve ricorrere all'intervenzionismo statale o munici– pale tutte le volte che si tratta di abbattere uua palese posizione monopolistica e di far usufruire a tutta la collettività le rendite sgorganti dal monopolio. i; contro la. forma più odiosa di ijfrnttamento - rappresentata dal monopolio - che devono essere sopratutto diretti i nostri strali. Purtroppo devo confessare che i socia– li!~ti italiani furono piuttosto fiacchi nel combattere questa bella e aauta battaglia. Anche nell'nltimo pro– clama agli elettori, sono stati assai t1carsi gli accenni alle forme parasi-lit.ariedi monopolio che rigoglieggiano nel nor,tro paese. Per dirla in breve, noi riformisti dobbiamo svestirci di tutte le antiche e viete forme mentali che ancora sonnecchiano in noi e che, tratto tratto, rii!puntano anche negli scritti e nei d;scor:ii dei nogtri migliori. Come di– cevo dianzi, dobbiamo avere il coraggio di andare sino al fondo del nostro relativismo che, con successo, ab– biamo affermato nelle questioni di tattica elettorale contro tutti gli intransigenti e i dogmatici. li nostro còmpito precipuo e di interpretare e realizzare le aspi– razioni delle organizzazioni operaie, le quali, nella loro prassi, non riconoscono formule o dogmi. Noi dobbiamo a.vere tale preparazione. larghezza. di vedute ed ela– Rticità di mente, da poter mano mano rbwlvere non solo le questioni di politica pura (come sarebbero, ad es., la difesa, l'allargamento e il consolidamento delle libertà politiche), ma anche quelle più intricate della politica economica e della economia sociltle: riforma tributaria, eliminazione dei monopolii, socializzazioni di pubblici servizi, controllo sociale su tutte le forme di attività privata dannose agli interessi della maggio• ranza, scioperi, serrate, boicottaggi 1 ecc. In linea generale, 1ioi dobbiamo mirare, nei limiti delle leggi della concorrenza e del valore, a rendere il più possibilmente vantaggiose agli operai e alle orga– nizzazioni di mestiere le condizioni dell'equilibrio eco– nomico, le quali (come hanno dimostrato insigoi eco– nomisti1 quali il Pareto e il Marshall) sono sottoposto ad un ritmo perenne. Per la soluzione di questi delicati problemi di misura e di equilibrio non esistono norme generali e apodittiche, buone per tutte le circostanze: occorre di volta in volta fare uno sforzo e conquistare punti di vista specifici dai quali osservare i termini del problema che ci interessa e vagliare le soluzioni più utili. Non solo noi non abbiamo io tasca il paradigma della società futura, ma non possediamo neppure una formola colla quale affrontare le questioni meno impor• tanti che ci si parano dinanzi. Talvolta può essere conveniente attenersi alla lotta di classe, talvolta alla. collaborazione j talvolta occorre lasoiare che la libera iniziativa ai espanda senza restrizioni, talvolta fa d'uopo ricorrere a!Jlintervento statale e all'impresa pubblica coattiva. Quale disperazione pei semplich,ti della lotta di cla~se e del colletti vh1mo rì. tout ,·ompre ! t~ proprio la fine di ogni dogmatismo, di ogni dottri• narismo, di ogni poltroneria ed ignavia roental~. La politica socialista diventa una cosa as'lai complicata. difficile e faticosa: porsi dei problemi e risolverli senza l'aiuto di alcun ricettario farmacopeico. 1fa, o il partito socialista - rompendola definitiva– mente col pa::isato - saprà 1-aggiamente applicare la propedeutica del relativil'lrno riformii:itico,e avrà la pre– parazione e la capacità ~ufficiente a proporre una propria soluzione alle varie questioni che si affacceranno alla ribalta della politica nazionale - e allora sarà davvero 1100 strumento valido per le clas.-;ilavorat.rici nella loro faticosa elevazione i o non saprà compiere - nella sua maggioranza - questo sforzo e ~i accontenterà di ri– petere e di applicare a casaccio le formulette che la tradizione ci ha tramandato 1 e allora si stranierà dal movimento proletario, diventerà una chiesuola di pet– tegoli politicauti 1 e sarà un ottimo meccanismo eletto– rale, col quale - a ludibrio e a danno degli operai - molti ~rrivh;ti capteranno i Collegi, appendendo la me– daglietta di deputato alle loro inclite pance. K )fAHCIHOT.I. fnviancloci questo articolo - che pubhlichiamo volentieri nell'interesse della discussione e per quel– l'anima di ,•erità che esso può contenere - l'amico Ettore Marchioli ci av,·erte che In tesi in esso accen– nata avrebbe bisogno lii uno sYolgirnento maggiore. W quello cho J)0llijiamo anche noi. I◄: forse un 11u1g– giore svolgimento, chiarendone i punti dubbi o in– sutlìcientementc dimostrati, eliminerebhe ogni cagiono di riserva lia parte nostra. Per ora, e pigliando l'articolo così com'è, parerchie riserve ci sembrano indispensabili. .Pcrchè, se è esat– tissimo anche per noi che l'evoluzione della dottrina socialista hL allontana sempre più dttl rigido sempli– cismo di certe formule assolute, che urtano troppo contro la complessit e proteiforme renltlL delle cose e che ehbero sopratutto un ,,alore prag-matistico trnn– sitorio di orientamento e di differenziazione neces– saria- un ,·alorc, in qualche modo, pcdagogico 1 nel senso di agevolare il formarsi di una nett.1 coscienza cli classe e cli partito nelle masse oper1.Lie e se anche ammettiamo volonticri che cotesto acco~tarsi della dottrina socialista alla, realtà mo,•ente delle cose è uno dei fattori cd è una delle chiavi elci successi del partito che a quella dottrina si inspira pili d'una delle formule (chi mai può emanciparsi dalle for– mule ..... qua11d 1 trnco pa.rta in ~uerra contro di esse'!!) adottate dal nostro collaboratore ci sembra che, per eccesso di renzione al vecchio meta.fisicismo nssolu– Usta1 minacci cli shocc1.Lre in un relativismo così spinto, che si risolverebbe nelht negazioue di ogui dottrina, di ogni coscienza di partito e di classe, e quindi, non pure di ogni teoria, ma altresì di og·ni pratica meritevole della qualifica di i. socialista~- rn, iiH'ero, che cosa significa affermare che " la prassi del movimento operaio è la più completa ne· guzione di tutti gli 11.priorismie di tutte le formule,,? Se il movimento operaio non è 1 e non vuol essere, u1HLserie di semplici movimenti riflessi, e, per co~ì dire, acere1n-ali, so esso, dalle proprie esperienze, deriva una direttiva qualsiasi, evidentemente questa direttiva, sia pure quanto si ,•og-lia prudente, speri• mentale, e soggetta ad assidue revisioni, si esprimerà, Almeno temporaneamente, in una formula, rispec– chierà un a JJosterior1 ri::;petto al pnssnto, che di\'cntn un (t priori rispetto al movimento successivo. Ciò,

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