Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909

ùlU'rlCA soor A1,1,: 8!J e il furto, cui il monaco llullock dà la sanzione giuri– dica, affermando che ciò che appare omicidio e furto altro non è, in sostanza, se non la guerra e la conquista, fondamenta sacro degli Imperi e fonti di tutte le virtù e di tutte le grandezze umane i l'episodio del dragone d'Alca, in cui ò satireggiata cosl bono l'origine delle dinastie, fondate sulla superstizione o sulPinganno; il boulangisrno e l'affare Drerrus, già a.Monnnti, dove il militarismo, il olerica.lismo e il nazionalismo sono co– perti di ridicolo, mentre le loro piaghe sono messe in mostra dal bisturi di un operatore ben pili efficace che non sia la bonaria filosofia dì quell'nnlma candida che è il Berg8ret doli' llistoire co11te-mporai14e; cc., occ. Uopo altri capitoli consacrati alla storia contempo– ranea, nei quali tutta la miserabilità del politicautismo arrivista, la. meschinità delle cause 1>:-imo di certi grandi avvenimenti politici, appaiono nella. loro vera luce, si arriva all'apogeo della civiltà J)inguina, e qui comin– cia.no le sinistre predizioni e la visiono apocalittica dei tempi futuri. Un regime feroce: da una parte, i miliar– <lari rif\utantisi ogni piacere, ogni riposo, consumanti la loro miserabile esistenza in una camera sem;'aria, as– sorti in vaste combinazioni mentali, e, tratto tratto, pre• menti col dito uu bottone di nikel per aumentare le vane ricchezze di cui essi non vedono nemmeno il seguo - quelle ricchezze che dovrebbero essere il mezzo per vivere felici, e di cui es~i fauno 10 scopo unico della vita. Dall'altra, gli operai, sempre piì1 deboli di corpo e di spirito ad ogni nuova generazione, appena capaci di eseguire un lavoro oltremodo facilitato dai perfeziona– menti delle macchine, nemmeno ph'1 in grado di man– tenere con gli scioperi il ta~so ,tei !ore, salari. Quelli che producevano le cose necessarie nlla vita ne manca• vauo; presso quelli che non le producevano, esse so• uabbon<lavano. JI gran popolo pinguino non aveva nè tradizioni, nè cultura intellettuale, nò nrti. Nella capitale regnava l'orrJdo immenso e regolare. L'ordine pubblico era completo, o nulla poteva far prevedere la rovina di un regime fondato su ciò cbe vi ò di piì1 forte nella natura umana: 11orgoglio e la cupidità. Ma vi erano gli anarchici. Olà molti anni prima il dott. Obnubile, un credente nello nolgimento pacifico del progresso umano, avendo visto, in uno dei suoi viaggi, che i Nuovi Atlanti, popolo industriale e com– merciante, avevano ucciso due terzi degli abitanti della 'l'erza Zelanda per costringere il resto a comperare da loro degli ombrelli e delle bretelle convinto dell'as• soluta inguaribilità della malvagità. umana - era ve– nuto a qu\?sta couclusione: " 11 saggio ammasserà della dinamite per c llstruggere questo pianeta. Quando esso roterà n pe1.zi attraverso allo spazio, un miglioramento Impercett ibile sarà com– piuto nell'universo e una soddisfazione sarà. data alla coscienza universale, la quale d'altronde non esiste. n Oggi Oiorgio Clair, un commesso del tn,st dell'elet• tricltà, afferma che la città deve perire - e in 140 giorni ciren, mediante un esplosivo, a petto al quale la dina• mite è un giuocattolo da fanciulli, Alca, la capitale ploguina, è <listrutta. A poco a poco tutto deperisce, le contrade divengono incolte e deserte; nel posto delle grandi città sepolte J)ascòlano l'erba I cavalli selvaggi. Alcuni secoli dopo, alcuni lavoratori costruiscono delle capanne, si formano dei nuovi villaggi, presto invase dai barbari, Il paese cambia più volte di padrone, si sviluppano le industrie e i commerci, i villaggi diven– gono del borghi, i più grandi di questi formano una citti~ Immensa che s'arricchisce e cresce senza posa. Siamo di uuovo all'apogeo, e, come presso i Pinguini, all'apogeo segue la rovina. Co-sì - histoire sans fin ~ un'altra vita sociale ricomincia, giungo al suo apogeo, precipita ... F'lno a quando? ,,/,,, Scriveva. circa dieci anni fa Oaotnno Negri che, se esieteva alcuno che non conoscesse ancora. i libri di Anatole l•'ranco, quegli era degno d'lnvlclln, poichè aveva ancora in serbo uno dei piìt squisiti godimenti intellet– tuali che possa offrire la letteratura moderna. Da quel tempo il !<'rance, periodicamente, ha accresciuto per i suol ammiratori la somma di tali godimenti. E tale, del resto, rimane anche la lettura del libro odierno per i pregi dello stilo, la finezza del pensieri), l'humour eh~ profuma i I profondo scetticismo onde è pervasa ognt pagìua. Una volta però questo scetticismo, apparente, j faceva ancor più risaltare la grandezza della fede elle allietava il cuore del maestro, o - come seri ve O. Pellls– sier nella Hevue - se avel'!SOcostruito la città futura secondo Il suo sogno 1 sarebbe stato il sogno generoso di un Idealo che, mostrato da lontano agli uomini, poteva guidarli e incoraggiarli nel loro cammino. Ora noi speriamo fervidameute che, fra. non molto, in• slemo a.I godimento derivante dalla sua fllntaciia. vivida e brilln.nte, dallo bellezze del suo stile, il France, il quale - slamo perfettamente d'accordo col Pellissier - non ha affatto cessato di credere e di sperare, vorrà darci li quadro cli una civiltà. superiore, trionfo del la– voro umano, reso lieto e fonte di benessere ~cnerale. E la sun città futura non sarà pili la Sfadhlstad nefasta d1 quell'altro idealista, credente nel progresso influito, nel bene e per Il bene 1 ma la sua ri,·alo fortunata, la Frm1ce• villi' (lolla giustizia sociale e della p11cc. ÙAl,V.AZZO f<'At.C'ONI. (GiO/t!fl!IO\. L'INSlWNAMBN'fO P POLARl 1 J della morale scientifica Gli ultimi ditensori dell'insegnamento religioso nelle Rcuole si trincerano dietro questo vecchio baluardo: dai dogmi religiosi :::;caturiscono precetti morali, che noi abbiamo l'obbligo di insegnare al popolo. Che importa se l'esistenza. di dio e del– l'anima sono ancora ragione di controversia fra i colLi, che importa se fra i dogmi religiosi ve n'ha di assurdi, quando la morale, che emana dal con • testo religioso, è morale buona. sana, accetfa.ta da tutti? Per via cli qnesto ragionamento anche i positi– visti paurosi o poco sinceri - possono dare il loro voto perchè nelle scuole. la religione trovi ancora il suo posto fra gli altri insegnamenti. 1\Ia in verità la questione può essere impostata in modo affatto diverso. La morale non è più oggi l'appannaggio di questa o di quella religione: essa si può insegnare all'in– fuori òi ogni dogma e sopra basi rigorosamente scientifiche. Ji: non basta. La morale scientifica non è già - come da taluni si obbietta - nn comµlesso ò'idee astruse e di difficili sillogismi, incomprensibili dal volgo: es:-;a non risulta di concezioni trascen<len• tali, per cui sia necessaria una. lunga preparazione di strnli e di ragionamenti. La morale scientifica non è che una piana e semplice derivazione cla premesse, che possono es· sere alla portata di tutti: essa può venir presen– tata - in veste dimessa - anche alle menti meno evolute. *. La mornle religiosa - possiamo usare il singo– lare perchì• tutte fondamentalmente si rassom1- gliano - è essenzialmente utilitaria. Essa. è così chiara, piana e con!prensibile, perchè risponde e si accor<la alla perfezione coll'istintiva tenrlenza del– l'uomo verso il proprio utile. Le divinità, o chi per esse, hanno mostrato sempre di conoscere assai bene la psiche umana: poichè es!-e non si accontentano di vacue imposi– zioni della propria. Yolontà, ma suffragano il loro volere colla promessa di ricompense e colla mi– naccia cl i castighi. 1 /orecchio dell'uomo sarebbe, certo rimasto sordo alle loro parole se la lusinga del piacere, la rni• naccia rlel <lolo;·e non avessero fatto ,·ibrare la molla egoistica, che è ragione prima ed essenziale di vita e <li conservazione delle specie e rlegli in– dividui. Nes~un rlio si è mai accontentato di gri– pare alla folla: "' tu farai questo JIBrchè :o lo vo-

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