Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908

CRITICA SOCIA LE il mudo di coprin,;i meglio, auzi tli nascondersi adclirittura. 1 anche a. costo di uou :-;parare più un sol C';Olpo di fucile. Da questo stato (!1animo, dte a tutta prima ~embra proprio delJ1auimalitù umana ma che pure t'· c::emplicemente urnano 1 quell'uomo deve passare nel uno ~tato d"anirno più elevato o nobile, e tra– ~l'orman1i noi soldato della .Pa.tria che sfida la morte, nel ROldaLo che sa avanzare nella zona pericolosa, non gÌl\ costretto"i da rigide onlina.uze e spinto da vigili ~uperiori 1 ma in mGzzo a un'apparente confusione, legato ai suoi compagni da. un tenue e pure saldo legame puramente morale. :-,j noti: non è lo stesso cnso ilell'operaio che, nei torbidi giorni di lotta economica. occorrendo rischia la pelle in una totta 1 in fondo alla quale egli scorg-e anche uu interesse <lirettamente suo personale; il ~oltlato non ha per sè l'aiuto di quello spirito eµ:oi– ~tico: !-ìlll campo di batta.glia non c'è nulla che p;li rammenti un utile personale suo proprio. Perciò il ~uo corag-gio è ancora più meritorio. ('hi farà questo miracolo - in mezzo al peri– colo - rii trasportare un uomo dal suo stato più \·ile dì egoismo ad una delle manitestazioni più ~inrE'rc di altruismo? Unica. E' i::ola può fare questo 1niracolo l'ednca– ;.:ioue civile, la quale, quand'è ben intesa e ben prA.ticatA, 1 è nello stesso tempo l'origine e il ri– ~nltato di ciò che vi ha di migliore nel sentimento umano. L'educazione civile deve dirmi come, perchè ~ con qual sentimento devo fare il soldato: deve dnrmi. in altri termini, la mia anima di soldato. Allora, e solo allora, io saprò, oltre ai miei diritti. an('he i miei <loveri verso la Patria e verso i miei roncittadini, e nei miei compagni rl'arme io non \'edrò gii\. dei compagni rii sventura o di catena. ma degli uomini liberi affratellati co11 me nelle privazioni e nei pericoli per \'aòempimento di un doYerej allora, a. fianco di questi uomini liberi 1 nella piena coscienza del dovere civile, sentirò vergogna di nascon<lermi vilmente dietro uu ce– f:.puglio o nel fondo <l\111fosso e mi saprò imporre il coraggio e la calma. necessaria a sporgermi dal mio riparo e sparare; e al cenno dell'avanzata non ~arò l'ultimo a muovermi dal mio posto. * * • La u Nazione Armata,, ba bisogno <lisoldati così: ecco il nodo della q uestioue. l'hiamiamola " Nazione Armata n, " Esercito ,, o comP meglio vorremo; gli uomini atti e pronti a eom battere occ0rreranuo sempre. E perciò eh i ve– ramen te voglia adoprarsi al perfezionameuto!della nostri\ organizzazione militare avviandola a nnovi ideali. ari una forma che permetta lo sviluppo della nlf\ssima forza armata in guerra da conseguire sulla base del minimo di forza armata nel tempo di pace, deve preoccuparsi di provvedere ai mezzi per eciu0are ed istruire militarmente i cittadini anche fuori dalle caserme; perchè è vano dire:" A tempo dE'bito saprò far quesito, ~aprò fare quest'altro"; le forze morali non si improvv1~ano e hisogna prepa– rarle pazientemente di lunga mauo. Il rispetto e la deferenza ai più vecchi nella famiglia, ai maestri nelle scuole. ai capi nelle offi– cine - rispetto e deferenza. che sono semplice ma• uifestazione di e<lnca;.:ioue e non implicano per nulla alcuna l'inunzia alla propria dignittl. 1 alle propl'ie idealità e alle proprie aspirazioni - tra– sportati nella milizia diventano sana e buona di– ~ciµlina, senza bisogno di insegnamenti speciali. )fa questo rispetto e que-~ta deferenza esistono da noi in sufficiente misura? TI popola110 1 al quale predichiamo sempre chP gli uomini sou tutti lratelli u che hì.guerra i.: uua orribile cosa contro natura - tout coul'l. un de– litto meditato e preparato dalla società. borghe~e a suo totale benefizio - saprà poi rendenù conto della triste necessità rli nna g11Prra e sentire che. prima ancora della fratellamm per tutto il genere umano, ce n'è un 1 altra più ~treLta 1 che, ancht'\ quaudo non ce ne accorgiamo'. lega gli uomini delhì. metlesima terra e della medesima Jingua gli uni agli alt,ri, con vincolo così forte. da far sembrar€' proprio fraterno il seuLime.nto che ci spinge verso il connazionale sconosciuto nel quale c'imbattiamo per caso in paese sliraniero? E, se non ha o ha scarso questo sentimento. µotrà sentire a suo tempo ver~o il combattente suo vicino quella solirlariet.it . che é fra i priucipAli fattori dellfì. for na di unfì. i.. Nazione Annata "'! E siamo noi abbastanzll. i,nbevuti di sentimento nazlonale, da potere sperare nella unità di inteuti, indispensabile alla forma rii organizzazione allR. ')uale 11.spiriamo? ·E siamo poi così abituati al rispetto della legge, eia saperci sottomettere tutti qnauU, volontero~a– mente. s,enz'altra preparazione, alle leggi militari di guerra, necessariamente più aspre e rigirle delle leggi comuni? Vedete quanti punti dubbi, 1>er ora, e quanta strada bisogna ancor fare per arrivare a destino. . * * li popolo crede (pel'chè noi glie l'abbiamo fatto credere) che per arrivf\re alla, "Nazione Armata:, secondo l'immagina l11i- basti far passare tutt,i i giovani, per turno, per la 1·011tine d'un periodo d1 arldestrameuto, nel quale debbano essere im::e– gnati pochi movimenti di manovra e a caricare e a sparare alla peggio il fucile in poche e affrettate lezioni cli tiro al bersag-iio. li popolo s'inganna; non sa che così andremo ad Rggravare i mali che vogliamo evitare. 1,:· la solita differenza tni il parere e l'esf,ere. Volendo, con pochi articoli di legge, riducendo a. pochi mesi la ferma ed estendendo l'obblig·o de1 !:iervizio a tutti i11distinti11nente, potremmo A.Cqui– stare l'appare nza di •· Nazione A.nnata ,, i ma, in questo cii.so . per la sostanza uoi ,lovremmo invi– diare all'Ingh iltena e al1 1 America i loro eserciti di mestieranti. Si cita sempre la Svizzera. Ecco: lasciando da. parte la posizione geog-rafica e la topografia rlella Hvizzera - che pure contano qualche cosa - c'è una prima constatazione <la fare: che. iu sostau;.:a, c'è maggior consonanza <li i utenti nazionali' e mi• uore diffidenza tra due Cantoni svizzeri di lingtlE' differenti, che non fra <lne qualunque regioni 1 una meridionale e l'altra settentrionale, d'Italia. E poi bisognerebbe girare per le scuole, per le palestre di g'itrnastica e per i campi del tirn a segno. nella 8vizzera 1 per capire come ciò 1 che là è realtà, ila uoi sia ancora un sogno. Là. tutto è fatto; e scuola, e palestre 1 e tiro a segno sono ottimi ausiliari dell'Esercito. Da noi .... è tutt'altra cosa. Se poi queste differenze uon sembrassero suffi– cienti a impedire nu logico confronto, ce n'è un'altra più grave di tutte: laSviz;.:era dà il 9,70 per cento di analfabeti, noi il 51,20.... parche siamo di manicn. hwga e comprendiamo tra i non analfabeti anclw color0 per i quali la lettura va µoco al <li Il~ ciel sillabario, e lo scrivere si riduce ad una firma steutata e sgorbiata. Questo, in altri termini. vuol dire che assai più della metà rlegli italiani man– cano di qualunque coltura, che circa un quarto hanno coltura co~ì insufficiente da riuscire più dn,nnosa che utile, e che solo un quart(\ <lella po-

RkJQdWJsaXNoZXIy