Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908

:!52 CRITICA SOCIALE concezione organica della vita politica la soluzione adeguata di tutti i problemi professionali e scola– stici, egli l'ha dimenticato: lo rilegga, e vi trov'-.!rà., meglio pensate e dette, le cose che egli ora ac– cenna, e senza quell'imbarazzante cul di sacco, che impedisce alle sue idee di sboccare nel mare della realtà. Quel cul di sacco è in tutte le premesse non confessate del pensiero ceramicoliano. Lasciar libero il gioco degli egoismi di persone e di gruppi entro l'àmbito anche <li una stessa organizzazione protessìonale; considerare azione sonnifera quella che cerca di porre, al moto impaziente e tumul– tuario degli organizzati, il freno e la discipliua che viene dal senso di solidarietà ree i proca e di solidarietà cogli altri gruppi sociali: ah! questo non apre davvero la via a creare quell'anima po– litica, che seDte tutte le vibrazioni della vita e prepara i JJiU alti destini rleUa scuola e del paese. lo quel collega che al Congresso di Napoli di– chiarava - con giòlito della parte nel cui nome parlò anche il Ceramicola - di esser venuto nella .E'ederazione, molto tardivamente, attraverso una organ izzazione di categoria, non sarà facile tro– va.re l'animo così pronto a sentimenti di solidarietà, che e gli è venuto fra noi solo a chiedere, non ad offrire. Nelle battaglie per la conquista dello stato giuridico (soporifere anch 1 esse?) egli non era con noi. Queste aspirazioni ad una <lignità vera di citt.a.dini non agitavano, non turbavano l'anima sua. E, se oggi egli è ancora lo stesso di una volta, non crederà <lavvero di doversi guastar il sangue per il caso Campanozz~, che da noi, addorm~nta– tori e addormentati, da. noi, ossessionati da re1·0 J)anico corisercalo1·e. leva così forte grido di soli– dale protesta. E chiudo qui, perchè queste e molte altre cose, che sarebbero da opporre alle geremiadi del Cera– micola, sono di così facile intuito, che ai lettori intelligenti della tua Critica posson sembrare, caro Turati, discret.amente banali. Cordialmente tuo .lfodu1a, 2fl. uovemln·ll 1908. Uoo Gurno MONDOLFO. ùA NAZIONE ARlV(ATA Nell'espressione delle generali aspirazioni verso uu icleale più moderno rli organizzazione militare c'è qualche cosa, non trascurabile, rla chiarire: il va.101:ee la consistenza. pratica di ciò che vogliamo raggiungere. Noi - e, dicendo noi, non intenrlo solo una scuola o un partito politico, ma la grande gene– ralità. degli Italiani, poichè l'aspirazione è gene– rale - parliamo sempre di trasformare i nostri onliuarneoti per modo da poter attuare al più presto la gra~de i<l~a della ." ~az!one armata n; ma che cosa sia., poi, questa 1st1tuz1one alla quale aneliamo tutti quanti come alla ultima salvezza cli fronta alle esigenze, continuamente crescenti, dei bilanci militari, non sappiamo. Finora è una espressione fortunata e 1rnlla più. Nou ricor<lo con :iicurezza chi l'abbia inventata: certo si è generalizzata dopo che il Von òer Goltz pubblicò con questo titolo il suo magistrale libro, che nelle sfere militari è tuttora ritenuto il van– gelo degli organizzatori di eserciti. Ma la "Nazione Armata 11 <lei Von der Goltz non è la stessa alla quale (a parte i demolitori aci ogni costo di ogni l'orma rli milizia) inneggiamo tutti, <lai più timidi conservatori, ai più ardenti .... trasformatori; perchè quella riel Maestro militare tedesco altro non è in ultima analisi che la nazione, precisamente, del tiµo della Germania tl'uggi. sul cui stampo, in teoria o in pratica, vog-l1ono essere o sono tutte le altre nazioni continentali europee 1 com'è anche ultimo e IJrillaute mente arrivato - il Giappone: mentre quella alla quo.le tenòiamo noi dovrebbe essere. secondo noi , l>en d iversa. Se non cbe non sappiamo che coi,;,a. debba essere. \"e,liamo dunque d'intenderci. . .. Nel significato letterale " Nazione Armata 11 vuol dire: t utto il p0J)0l0 (nel senso più ampio della parola) orgn.n1zza.to mil1tannente, in modo da po– tere, q unndo clH~sia , levarsi in armi a scopo di conquista o di difesa. I nostri parlri 1 e noi con loro, ci siamo fatti, a ragione o a torto, un monopolio e una privativa del principio <li nazionalità.; ma la parola nazione è assai antica ed era già uella liugua latina a significare la popolazione rlella stessa lingua e ùegli stessi costumi, nata nella terra ove viveva . u Natione macedo n, scriveva Plinio; " /Ja1•/Ja1·w 1wlione.'i ,.,, scriveva Cicerone. Iu questo senso le falan~i di l!,ilippo e di Menandro, per la loro co– stituzione, nonostante l'ausilio di corpi mercenari, entrano già nel principio di " Nazione Armata,,, e i popoli bu.rbari che, nemici della potenza romana, migrano in massa. armati, <lalle loro terre sel– vagge, verso paesi più ricchi e più promettenti, sono anch'essi vere e proprie nazioni armate, in tutta. l'estensione della parola. l\[a non per nulla da quei tempi sono trascorse tante dieci ne di secoli! Og!4'ila guerra è più umana e anche più comoda. Noi, partendo per la guerra, lasciamo a. casa i vecchi, le donne e i ragazzi; e, in fatto di gente veramente valida, ne prendiamo quel tanto che basta. e non di più. D'altronde ciò che era possibile e necessario per popolazioni che raramente arrivavano al mezzo milione e i cui combattenti si contavano a diecine di mirr\iaia, non sarebbe più possibile quando si conta~o le popolazioni a diecine di milioni e i validi per la guerra a milioni. Oud 1 è che, volere o no, quando noi parliamo di "Nazione Armata,, dobbiamo ri– cadere per forza nel siguificato che le attribuisce la Scuola tedesca, cioè l'organizzazione militare del mag4"ior numero cli uomini validi per la.o-uerra, in relazione alla potenzitilità ecouornica del Paese e ai fini presumibili dell'offesa e della difesa. Ve– niamo a ricadere nello stesso preciso principio che informa la costituzione degli eserciti moderni.. .. che si vorrebbero abolire, o per lo meno trasformare. l~vi<leutemente c'è un equivoco; ed è questo: che ragioniamo di " Nazione Armata ,, come di un concetto nuovo. mentre è vecchissimo; come di cosa raggiungibile con breve e facile sforzo, mentre è di lungo e laborioso conseguimento. Per essere esatti e per non creare confusioni noi <lovremmo ragionare non più, o nen tanto della finalità che ci proponiamo 1 quanto del met~do da seguire per raggiungerla. . .. Premesso questo, possiamo ammettere che l'ideale di " Na.zione Armata,,, secoudo il concetto mo– derno, sia quello che consente ari un paese di pre– parare per il tempo di guerra il maggior numero posl:libile di soldRti col minor possibile dispendio finanziario, e ririuceudo al minimo il consen·ueute disastro economico, col togliere per il minor 'tempo possibile i cittltdini alle occupazioni dei loro me– stieri e delle !oro professioni. Qui si parla soltanto di uomini e si fa astra– zione dagli elementi materiali dell'organizzazione

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