Critica Sociale - Anno XVIII - n. 21 - 1 novembre 1908

CRITICASOCIALE 331 stropicciamo, e vogliamo badare ai 11ostri,,, voi ci chiamere~te subito regionalisti, localisti, sindacalisti. Siccome li fate voi, che - come voi stessi dite - siete hl razza. superiore, questi ragionamenti divcn - tnno il frutlo della più raffinata praticitì1. g non vi avvedete che questa non è praticità ma appunto il pili miope dei localismi. Porchè io non credo che le vostre riforme voi facciate conto di ottenerle por decreti reali e colpi di Stato da un despota illuminato. Voi volete con– quistarle, m'immagino, facendo pressione sulla Ca– mera e spostandovi la maggioranza parlamentare. Ora, come volete voi spostare nella Camera la mag– gioranza parlamentare, fino a quando non sia rin– novata la rappresentanza politica meridionale? 'l'utto il nostro sistema politico si fonda su una coalizione permanente, fra i rappresentanti della borghesia settentrionale e centrale o i rappresentanti della classe latifondista e delle camorre piccolo-borghesi meridionali. Il Governo, che ò il Consiglio di am– ministrazione cli questa coalizione, assicura nel Mezzodì, per mezzo dei suoi agenti amministrativi, giudiziari o militari, il predominio di alcune deter– minate camorre piccolo-borghesi contro nitre; queste camorre eleggono il deputato eternamente ministe– riale; questi, che nove volte su dieci ò latifondista o avvocato cli latifondisti, garentisce il libero sfrut– tamento dei bilanci comunali e provinciali ai suoi elettori piccolo-borghesi; chiede per sè o per i suoi clienti il dazio sul grano; fa i propri affari perso– sonali; e aiuta in compenso i deputati conserva.tori del Nord e del Centro a schiacciare i rappresentanti della democrazia settentrionale. (Sonnino, che non volle essere strwnonto di questa coalizione, e voleva. rrenare legalmente la facoltà, che ha il Governo, di sciogliere i Consigli comunali, fu travolto da una insurrezione, in cui la feccia meridiona!C' ebbe gran parte, ma che non sarebbe riescita vittoriosa senza il concorso dei deputati liguri, piemontesi, lombardi, e in generale dei consen•atori settentrionali. E Gio– litti, che fonda sistematicnmente la sua autorità sulla corruzione meridionale, e che, appena salito al po– tere, fece cadere il progetto di leggo Sonnino sullo scioglimento dei Consigli comunali, Giolitti è incrol– lahile; e tale rimarrà fino a quando non sia rinno– vata la rappresentanza politica meridionale]. Ora, come potete sperare un rinnovamento, fino a quando resti intatto l'attuale sistema elettorale, e sieno escluse dalla vita 1>olitica del Mezzodì proprio quelle classi, che sole da un rinnovamento hanno tutto da guadagnare·? Fino a quando clureri\. una siffatta condizione di cose, la \'Ostra praticitÌl sarà come quella del gatto, che cerca di acchiappare la propria coda, e le corre dietro girando attorno R se stesso, e non Pacchiappa mai. CIUl~St\. - Qualche \ 1 olta \"acchiappi!. KALVgMINI. - Ma subilo dopo la perde i ccl ò come se non l'avesse acchiappata. Suffragio universale e riformismo. Voi, per es., chiedete l'abolizione clol dazio sul _grano. Ora, l'nbolizione del dazio sul grano sarà combattuta, non solo dai latifondisti del Sud e dalla rleputazione meridionale, ma anche dai vostri bravi industriali del Nord e del Centro, i quali hanno con gli Agrari un vero e proprio contratto bilaterale: noi - essi dicono ai meridionali - votandovi il dazio sul grano, vi aiutiamo a mungere da un lato il pro– letariato di tutta l'Italia; e voi, votandoci i dazi protettori sull'industria, ci aiuterete a mungere il proletariato dall 1 altro. TI giorno, in cui una delle duo hasi dell'edificio cadesse, tutto il resto cadrebbe. Perciò tuttn. la borghesia nordica e sudicia sarà compatta contro cli voi. F: \'Oi non potrete oppori-o, alle forze parlamentari conservatrici del Nord e del Sud, se non le forze democratiche del solo Setten· trione: e sarete, al solito, schiacciati. Perchè questa ò la situazione delPJtalia: che il disonore ciel .\lez– zodì dignifica la. impotenza della democrnzia setten– trionale; e, o voi aiutate noi a rialzarcij o noi vi teniamo stretti a noi o vi impediamo di soll~\·an·i. Ora, come possiamo noi rialzarci, finchò sia assente dalla vita politica quella massa enorme di contadini, che sola può fronteggiare !a classe latifondista; sola può frenare la malvagità dei nostri piccoli borghesi affamati; sola può far argine alla corruzione e alla prepotenza del Governo; sola può offrire la haso al rinnovamento della vita politica meridionale? Salvo ripeto - il caso che non isperiate lo riforme dai decreti personali di un despota illumi• nato: e allora prosternatevi pure nel cesarismo. O snlvo che non abbiate la speranza di vedere i de– putati delle classi, che vivono del protezionismo, inteneriti da un discorso patetico dell'amico Giolitti, rinunziare ai loro privilegi: e allora mettete sotto aceto la vecchia frottola marxista della lotta di classe, e impaludatevi nel socialismo di Stato. O salvo il caso che, non volendo abbandonare il metodo della lotta di classe, che è ìl nucleo vitale del mar– xismo, che ò tutto il socialismo 1 e vedendo la im– possibilità di fare una lotta di classe vittoriosa sul campo legale e parlamentare, accettiate la tattica dell'azione diretta, degli scioperi generali, della g-in· nastica rivoluzionaria: e allora, caro 'l'urati, il ri– formismo, l'evoluzionismo, il perbenismo, me li sa• Iuta lei? (ilarità). [g questo, che vi diciamo pel dazio sul grano, potremmo ripeterrnlo per le riforme scolastiche, per le riforme sociali, per ogni altra iniziativa demo– cratica. Non che, allo stato attuale delle cose, nulla, proprio nulla, sia lecito sperare. Per esempio, non c'è stato bisogno del suffragio universale per otte– nere che la legge <lei 1{)04 creasse la quinta e la sosta elementare per le classi popolari: solamente, por mancanza di quattrini, questa leg-ge non è ap– plicata, o peggio ancora è applicata male. I~ di leggi-turlupinature come questa o come l'altra sul riposo festivo, l'amico Giolitti ve ne darà, se no vorrete, a centinaia. Dirò, anzi, qualcosa di più, e che a prima vista vi apparirà in contrasto con quanto finora son ve– nuto affermando. Anche la sospeusione o la riduzione o l'abolizione del dazio sul grano non è impossihile che l'otteniate senza irnffrngio universnlc. Perchò, di fronte alla crisi industrialo, che si preannuncia gra– vissima pel nostro paese, o sotto la pressione delle pericolose organizzazioni operaie settentrionali, non ò impossibile che il Governo a un certo punto, tro– vandosi con l'acqua alla gola, si avveda che la sola via per attenuare la crisi è la diminuzione del prezzo ciel pane con l'aholizione ciel dAzio sul grano. :Mn quest'abolizione non potrà farla, se non darà dei proporzionati compen~i all'Italia meridionale. Ora, se l'Italia meridionale non sarà rappresentata che da avvocati o da latifondisti, i compensi andranno nelle tasche di costoro o saranno rnppresentati spe– cialmente da quei favori personali, nel distl'ibuiro i quali Giovanni G~olitti ò nrneslro insuperabile. So, invece, nel campo politico a\'l'anno voce anche i con– tadini meridionali - e questo non può avYeniro se non mediante il suffragio universale allora oc– correrà che il Governo pensi anche a costoro, con lavori pubblici, con provvedimenti tributari, o così via, se non \'UOleche soccombano nello elezioni tutti i suoi candidati: e i latifondisti e gli avvocati do– vranno cedere a noi la parte miglioro della focaccia. Insomma, l'abolizione del dazio sul grano, in un paese a suffragio universale, significherìt un atto di g-iustizia por tutti. Ln un paese a sufhagio ristretto,

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