Critica Sociale - Anno XVIII - n. 15 - 1 agosto 1908

226 CRITICA SOCIALE puro un còmpito proprio: esso deve intervenire 1 so– spingere, sostituire. Deve avere un proprio orga– nismo, una propria azione, un proprio programma. completo. La rrisi del partito socialista non nasce dall'essere troppo economico o troppo politico: queste sono more apparenze. Ogni lotta economica seria è una lotta politica, ogni conquista politicn, che sia cli so– stanza., ritluisce sul terreno economico. Il Bonomi ci parla di tattica operaia, cli leggi operaie. Ma la tattica operaia, per essere saggia, esige una tal quale coltura diffusa nelle masse: ed ecco il problema politico dell'istruzione popolare. Ma le leggi operaie - a non volere si risolvano in mere illusioni - esigono istruzione e quattrini; l'istruzione costa, le leggi operaie costano anch'esse, costano milioni e miliardi i ed ecco il problema politico ..... delle spese militari, che involge la politica interna e la politica estera. Come separate queste cose? Come risolverete i problemi degli scioperi agral'I, delle affittanze col• lettive, delle migrazioni interne - problemi operni - senza preoccu1>arvi della tecnica agronomica e dei lavori pubblici? Penserete a industrializzare il 1\lczzogiorno per crearvi un proletariato illuminato e moderno, astraendo dall'emigrazione, dai rimbo– schimenti e dal regime delle acque? ·gd ecco, sul proscenio, i bilanci dei lavori pubblici e dell'agri– coltura, che busseranno a quattrini. Di qui potete tornare, facilmente, naturalmente, all'allargamento del suffragio. n serpe si mordo la coda. JI problema è dunque uno solo, ed è vasto e com• plesso per necessità delle coso. Noi non possiamo ridurlo a un proble1rn, di resistenza operaia, più o meno abile e accorta, o di arbitrati, o di Coopera– tive, nè ridurlo a un problema di semplici riforme costituzionali e giuridiche. Si possono limitare lo pre· tese, graduare le esigenze, si può introdurre anche qui la politica del carciofo, che si mangerà foglia. a foglia. Ma bisogna, per rosicchiarlo, prenderlo intero pel fusto. Scrivendo, nel fascicolo del 1° febbraio, di un " più grande blocco 711 noi speravamo che coteste esigenze sarebbero sentite anche da altri parti:i. Auguravamo perciò uu blocco fatto sulle cose. Sinora, e per quanto si parli di elezioni politiche vicine, non ne scorgiamo le traccie. Una cosa, pur troppo, avvenne nel frattempo: la rinuncia del par• tito radicale, salvo poche eccezioni, a resistere al· l'aumento d~lle spese militari, ossia ad essere par• tito di riforme, partito radicale sul serio. 'l1anto paggi•): il partito socialista e il partito ope– raio dovranno assumersi anche questa bisogna sulle proprie spalle. Il cammino sarà più faticoso: ma dovrà percorrersi intero. Non si tratta dunque, per noi, di mutare pro– gramma; molto meno di falcidiarlo e di limitarlo. Si tratta di attuarlo, raddoppiando gli sforzi, insi– stendo su una stessa via, non disperdendo le forze nella vanità dei bei gesti, non disfacendo la sera quel che s'è tessuto il mattino. La politica operaia è ancora tutta negativa? Si tratta di integrarla, di elevarla, di illuminarla. L'azione parlamentare è fiacca ed è monca? Si ha da renderla energica e piena. Leva elettorale o suffragio universale, largo scru· tinio di lista, rappresentanza proporzionale, inden– nità ai deputati; diffusione della coltura, senza tre– gua, senza risparmio, a costo di ogni sacrificio; arresto correlativo delle spese di guerra; incremento ai pubblici servizi; riforma tributaria; arbitrati e assicurazioni operaie: tutto questo s'ha da volere, s'ha da predicare, s'ha eia inculcare e da imporre. Quanto tempo sarà necessario? La domanda non ci riguarda - purchè si proceda. Il Congresso socialista devo rendere pratica Ja conquista di queste cose; deve organizzarla in azione. Basta di discussioni, nelle nuvole, sulle tendenze, su quel che si dovrebbe e sul come. Non v'è più nulla da aggiungere che non sia risaputo. Oggi si tratta di fare. Queste cose, in quest'ora della storia, sono il so– cialismo che diventa, ossia. il rifocmismo, e sono la democrazia. Ohi le vuole, o suda per averle, è bell'e entrato nel blocco. Gli altri son fuori. LA CRITICASOCIALE. Possono i socialisti cristiani iscriversi nel nostropartito? La questione accennata in epigrafe è di quelle che sfidano i confini di un breve articolo; tanti e cosl sva– riati sono l punti di vista, dai qua.li dovrebbe lumeg– giarsi, e così comJ>lesso ò l'esame uocessa.rio per giun– gere ad una conchiusione accettabile. O proprio oggi che, costretti vi dalla necessità stessa della nostra esistenza, rompiamo i ponti, che, per un malinteso spirito unìtario, et avvinsero al sindacalismo, e, per reazione al confusionismo eclettico, dovuto sopra– tutto ad atteggiamenti affatto locali e occasionali, il Ple– chanow, non senza qualche ragione, ci invita a ritornare al marxismo; proprio oggi vorremo, cosi leggermente, accogliere nelle nostre file chi vì è attirato solo da ta• lune arfinità esterio1·i di programma? ... So il Perroni e il Quadrotta, della cui sincerità ues • suuo dubita 1 battono alle nostro porte, ciò non significa che in essi lo spirito e il programma della democrazia cristiana abbiano trovato la loro espressione più 1;era e ge,iui11a. Chè anzi, quando essi protestano contro quella democrazia cristiana ufficiale, che " ha finito per sotto• mettersi all'autorità. ecclesiastica e diventare puntello della borghesia contro il proletariato 71, si lasciano tra– scinare da quella etessa Illusione, per cui spesso 1 in uno slancio declamatorio contro il cristianesimo empirico, cioè storicamente noto, si suole opporgli, come tipo da seguire, un cristianesimo vero, che poi è tanto più vero quanto più cl è sconosciuto e quindi più facile a costruirsi dalla fantasia. Qui mi trovo nella buona compagnia di Antonio La• briola, ìl quale, in quello stesso scritto di cui il Bonomi non cita che un periodo, sottopone ad una critica vigo– rosa e geniale la" curiosa credenza in un cristianesimo "vero, ohe sarebbe stato assolutamente difforme da qua.n– u t'altro ha poi preso nomo di cristiano in seguito ,,, o conohiude che " il cristianesimo vero, verso del qua.le , 11. per simpatia, procedente da simlln.rità di condizioni, 11 le plebi ribelli ed esaltate fino al secolo xvi tornavano 11 con tanto ardore di fede o di fantasia, fu una realtà: 11 non nel senso dell'idea/e o del tipico1 da cui l'umana " debolezza abbia deviato per aberrazione o per malizia " (e dì fronte a cui il cristianesimo dei secoli successivi " sia mmo vero), ma nel senso del fatto poveramente 11 empirico ,,. Oggi, ad una clomocrazia cristiana. (no,i vera?) la quale crede, " conrormemente all'antico pro- 11 gramma sociale cristiano, di rimediare alle ingiuetizle 11 della società attualo, corcaudo solo di infonderle un ii nuO\'Ospirito morale, e ritoccandone alquanto le isti- 11 tuzioni, ma mantenendolo nella loro struttura fonda- 11 mentale m noi non possiamo opporre come ve,·a una democrazia cristiana audacemente e profondamente rin• novatrice, perchè manca iu questo caso un qualche cosa.

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