Critica Sociale - Anno XVII - n. 5 - 1 marzo 1907

Critica Sociale f?IV !ST.II QUINDICIN.1/LE DEL SOCI.IILISMO Nel Regno: .Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: .Anno L. 1.0 ~ Semestre L. 5,50. Lei/e,·, e vaglia all'Ufflclo di CRITICA SOCIALE- MILANO: Porllol Galleria V. E. ·23• Anno XVII - N. 5 Non, si veucle a nuuu-rl sepa,·ati. Milano,1° marzo 1907. SOMMA['1IO Politica ed Attualità. IA lt(l(I. dtl ln1dh11t11to (1,A CRITICA SOCIALE.), SMth'I t ,·talM: In 111(1/(ltUadtl f>(fflHo lTRV. STtLU! 6 XOJ). Dnu, ,u:loHI ttducll, "' Hdtllt.,U Ua/1011, (.\Yt'. ETTOR& ll.rno11101,1 e I,\ Cn!TICA). l'OIIIU'a BtultFt.ca: U11 cum•.irvatvre logle1e per la 11,Cuola dell'».ne• ntre (A. CR1tSr1). t>oHtlca dtl laroro: l eontr11UI colletll,1 di 1uoro e 1a personalltà (l'IUrldlco delle •Hoclazlonl profeHionllll (l'ror. o. MESSll/A) - La J)Olltìca del rlftuto (AMILCARE STOKCIII}, Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. Glo1d Cord,ud (f. ,. C \'ITTORIO OsllilO). LALEfiGE DELTRADIMENTO e Pia~o piano, senza farsi scorgere; oam1:nìnando çoi peduh del contrabbandiere, Giolitti t ha 'Presentato alla C~n~era, il 2 l febbraio, la legge, nuovo testo, sulla rt~1coltura. Qualche giorno rlopo, a poche ore da che 11testo stam1>1ttoera consegnato all'Archivio della Camera, o non forse dieci deputati Io avevano visto, sempre son;~a far rumore (nessun giornale ne accennò) la leggo veniva agli Utlici. C'era quindi poca l,{Cnte.C'eran tutti, s'intende preavvisali dallo Spirito Santo, i proprietari di l'isnie e i lol'o ca,·a• locchi. fn com1>ensomancavano tutti, salvo qualche rara ~ccczione (Badaloni e Bissolatl, per esempio, che s1 son battuti), i radicali, i repubblicani ed i socialisti. li che del resto è leirittimo. Noi rap1>re~ sentiamo il lubbione, che agli Uffici non c'è. Una cosa anche più curiosa: il solo foglio, che strillò per questa assenza del Gruppo socialista, fu l'Azione, organo dei sindacalisti, ossia di quel par– tito, o frazione, che J>iù sudò a screditare, boicoltar~ e snervare l'aziono parlamentare del proletariato. Questa ameoità non deve sorprendere: non s'è visto testò Arturo Lahriola, prodigiosamente illuminato dalla. sua recente assunzione a una cattedra napole– ttrna, rimanghtrsi prima, nella Lotta, cli classe, i tl'O quarti del suo rivoluzionarismo, e poi, nella Propci– gamk, (l'Aumti! riprodusse, ma non intero), drap• pellare contro di noi tutto il nostro riformismo come roba sua, denuoziando noi 1>erconservatori ultra? Pulcinelhl, clisgradato, scappa in cantina! li piano, dunque, era questo: una Commissione di ~isicult_ori o di ~acari, uscita clttgli Uffici, accoglie ~mmod.1atamente 111>rogetto e lo scodella, in frotta, 111 fretta, alla Ca.mora, che lo beve come un ovo fresco. [ soCJalisti e i proletari della risaia, lo sa– prebbero a cose fatte: radicali e repubblicani, an• cora J>iù aijsorti, non lo saJ>rebbero mai. 'l'enevano tanto n questa commendevole rapidità di procedura (chi non sa che tutte le cose lunghe diventano serpi? figura.tevi le serpi nate!), che è sorta tutta una questiono porchè il Commissario nominato dal 1 ° Ufficio convocò la Commissiono pel posdomani, non pel domani immediato : pretendeva. forse, lo sciagurnto, che almeno i Commissari dovessero aver tempo a leggero il disegno di legge! Invano si tentò di anticipare la riunione per mezzo dell'Ufficio di Presiclooz•. Intervistato dalla Gazzetl<i del Popolo (28 febbraio) l'on. Lucca " avendo riconosciuto eh~ ·1 dare l'ino ,rioc, <h convocsre una Commissio,\e a' l'eletto del l' Uffio10 costituisce un difetto del Re– golamento della Camera, prenderà l'iniziativa di far modificare il Regolamento stesso ,,. È troppo giusto. In guerra guerrcg~lata, poche oro di vantaggio sono spesso Ja vittoria sicura. Tutte queste, s'intende bene, sono, oggi, delle in– sinuazioni. Perchè il piano, in effetti, fece_cilecca. Cltill1t filu fu che uno dei nostri - vatlelapesca come avvenne! -t entrò nella Commissione. Inutile che Oiolittl èi a.rr' A..bbii clamorosamente, e faccia in– vcAtire i suoi fid i nccusandoli di fellonia. Se, pel Governo, " non c'è una questiono religiosa "' mi 4 racoli posson eem1>re avvenire, tanto più <lacchè il Governo fornica calle sacrestie. E veniamo - brevemente - al disegno di legge. . . . La risaia, com'è noto, era retia da una legge (t866) o eia un regolamento Cantolli, promanante da essa, che, fra altro norme igionicho, vietavano il lavoro nelln prima ora dell'alba e in quella del tramonto. È scientificamente disputabile se davvero ìn quelle due ore l'anofele avvelenata punga più forte: certo oran due oro sottratte al pungiglione proprietario, molto più malarico. Leggi, quindi, si ea1>isce, fatte per burla. Ma un giorno i nostri amici le scovarono, pretendendone il rispetto. Coso de populo barba,·o ! Una " maschera. ,, - dice Pon. liucca - " legale, eia pure, manifesta– mente illegittima n (I). Una legge contro i proprie– tari') è il mondo a rovescio. Si pemi.) quindi a mu– tarla. Fj vennero diversi progetti. Uno fu elaborato dal Consiglio superiore del La– voro, relatoro quel dinamitardo del compianto sena– tore C. Cerrutl. Abbandonava il divieto delle due ore, ma fissava lo 9 ore in· media, per tutti i mon– darisi - ammessi i ricuperi in caso d'intemperie non oltre le LI ore giornaliere e le 54 settimanali - e dava nitre provvidenze semplicemente umane, ge– losissimo delle condizioni dell'industria e dei sacri diritti dei proprietari o conduttori, di cui l'on. Cer• ruti era l'onesto quanto competente avvocato. [ lavoratori, a dir vero, s'erano battuti per lo 8 oro, e qua e là avevano vinto. Otto ore esigeva, almeno pel lavoro di mo1.1da, il Consiglio superiore di sanità. Le 9 ore furono una. transazione . .Ma do– vevano, per la monda, estendersi a tutti i lavoratori, uomini e donne, adulti e minorenni, fissi ed assunti a. giornata, locali ed immigrati. Sopratutto per questo: che, se la regola non è una, ogni vigilanza è imvossibile.

RkJQdWJsaXNoZXIy