Critica Sociale - Anno XVII - n. 4 - 16 febbraio 1907

CRITICA SOCIALE 59 Iute e la forza fisica. Del resto, se v,è un caso nel qualo la statizzazione può presentare dei vantaggi reali, ò quello riguardante la medicina preventiva. Non sola– mente in esiia è radicato, per natura di cose, il carat– tere di medicilln pubblica, ma essa non può avere ef– fetti benefici se non le sia mantenuto il carattere di emanazione diretta della collettività. ... Torno ai Comuni italiani. La Mostra milanese, che ebbe pure il merito grande di mettere assieme una massa ingente di documenti analitici, fu la miglior ri• prova di ciò che ha valso alla nazione l'organamento statario della medicina profilattica Il Ra.seri ho. compilato per incarico del Ministro di ngricoltura un Atlante medico, corredato di numerosi diagrammi statistici, il quale prova all'evidenza il pro– gresso enorme delPitalia su questa via. Che il progresso riguardante i due coefficienti 11 vita e salute" non sia solo una funzione del progresso eco• nomico, m.a l.\ua diretta dipenç\enza dell'organameq~o statario profilatlico, deriva da ciò 1 che, appunto nel periodo immediatamente susseguente alla legge sani– taria {1888•1895), mentre perdurava ed anzi si accen– tuava il disagio economico, e le crisi finanziarie si fa– cevano più frequenti e più acute, le curve di mortalità e di morbilità iniziano e proseguono una rapidissima. discesa, che non si è poi più arrestata. L'esame analitico dei dati permette subito di rilevare che le diminuzioni avvengono quasi interamente a spese delle forme infettive; quelle appunto, verso le quali più efficace si esplica l'opera della profilassi so• ciale. 'rutte queste forme, generalmente senza che ra– gioni speciali di nuove scoperte terapeutiche interven– gano, dimcstrano di arretrarsi e di cedere alla nuova opera di difesa. Solo la tubercolosi resiste in modo impressionante: e, ciò che interessa i sociologi, neppure il grande risveglio economico dell'ultimo decennio influ-,nza la morbilità e la mortalità tubercolare, contro le quali le nostre arroi attuali quasi interamente si spuntano. Tra gli esempi dati e dalPJtalia in generale, e dalle grandi città in parUeolare, di rinnovamento fisico 1 ne ho voluto portar qui. uno 1 che può riescire di utile ammaestramento per coloro che si diedero alla con– quista e alla amministrazione dei nostri grandi Co– muni, e che mostra una delle vie più ampie o sicuro (nelle quali sono rare le disillusioni) che i futuri am– ministratori possono battere. ... Io non saprei quale esempio migliore portare, di quello dato da Torino, che alla Esposizione inviava un volume assai elegante sui suoi servizi di igiene, volume che è il migliore elogio che le Amministrai.ioni torinesi po– tessero fare a se medesime. L'esempio dato da questa città, pur circondata da fama di lentezza nelle sue trasformazioni, è mirabile, ed uno sguardo a quanto io essa si è andato compiendo per migliorare le sue condir.ioni demografiche, lo di– mostra assai bene. Ancora nel secolo xvi, Torino era una piccola e noiosa città di provincia con 20.000 abitanti, che salirono a 40.000 circa due secoli dopo (secolo xv111),per tocco.re gli 80.000 nel 1800, e ascendere poi rapidamente f\i 200.000 nel 1800 e ai 360.000 nel 1905. È quindi una città moderua per quanto riguarda almeno il fenomeno dell'urbanismo. L'aumento (che porta ad una previsione di 400.000 abitanti pel 1917 e di 600.000 pel 1940), è dato per oltre due terzi dalPaccentramento della popo– lazione dalle provincie: accentramento che ogni anno si fa pil1 -1ensibile 1 e più si intensifica eolio sviluppo industriale che la città ha assunto. La città ha sempre avuto molta cura dei suoi orga– nismi amministrativi, e i suoi Uffici sono fra i meglio studiati 1 anche se non sempre rispondono a concetti . moderni. Degli organismi municipali, l'ultimo per ra– gione cronologica fu l'Officio di igiene, sul quale si foggiarono, più o meno beue 1 tutti gli Uffici di igiene d'Italia. È realmente interessante seguire la vita di questo organismo municipale, che in Torino doveva assumere una parte preponderante, fornendo larga materia di studio, di critica. e di satira ai periodici d'ogni forma e d'ogni colore. Le prime ordinanzo municipali, dirette a salvaguardia. della i;a\ute, sono in verità molto antiche (se ne tro– vano già nel xn e x,·u secolo): ma erano g1•ida frazi,>• nate, occasione alle quali era l'insorgere di epidemie, e che mancavano di ogni carattere di eontinmtà, carat– tere indispensabile per l'efficacia di un sistema, la cui base morale è la vigilanza. Nel 1855 sorge il primo Officio di igiene, destinato quasi esclusivamente ai servizi necroscopici e alla cura dei poveri. Nel 1880 l'Ufficio si muta in modo meravi– glioso. In quel periodo Torino diventava il centro reale del pensiero scientifico italiano: Bizzozero vi aveva portato la patologia sperimentale, e i suoi allievi oc– cupavano da conquistatori tutte le cattedre italiano; hloleschott teneva la cattedra di fisiologia, e attorno a lui sorgevaoo i giovani e già. gloriosi fisiologi della nuova scuola; Lombroso, Giacomini e Foà completavauo il quadro. L'Università andava informandosi sui mo– delli germanici, e il Municipio ebbe la buona idea <li seguire questa traccia. Sorse così il primo grande Ufficio di medieiaa pub– blica italiana, otto anni prima che In medicina di Stato fosse ufficialmente costituita. Ed il nuovo Ufficio si metteva presto all'opera. Allorquando la profilassi era un mito, esso organiuava servizi di difesa contro la malattie inrettive, che per quei tempi potevano dirsi realmente perfetti, improvvisava un ottimo servizio annonario, quando il parlare di vigilanza sugli alimenti potova parere una posa, iniziava la sorveglianza medica scolastica, e dava opera a tutti i rami degli Uffici mu• nicipali di igiene, che dovevano poi essere copiati da tutte le grandi città non soltanto italiane. Nel 1884 il nuovo Ufficio era messo alla prova più dura: ed è merito suo se il vaiuolo e il colera 1 scop– piati duranle l'Esposizione Nazionale, furono quasi iguorati, e - ciò che più conta -· domati. L'Ufficio andava intanto migliorandosi i laboratort chimici ~ batteriologici 1 Uffici di vigilanza annonaria, servizi di disinfezione, servizt veterinari, Uffici tecnici con scopi diversi, laboratori vaccinogeni e sierotera– pici completavano Porg1rnismo. E, quando le grandi città. italiane vollero iniziare qualcosa in tale materia, uon ebbero che da copiare PUffieio torinese, già adulto e forte, e quasi perfetto nella sua struttura. Quale influenza abbia avuto l'organismo mnnicipnle ~ullo sviluppo demografico della città 1 risulta dall'e– same dei dati statistici. Anche volendo fare una larga parte a tutti gli altri coefficienti, non 11ipuò non rima– nere impres~ionati dall'andamento dei grandi fattori demografici, e dalla manife~ta influenza che la profilassi municipale ha esercitato su di essi.

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